Cadde esausto sul sedile senza neppure la forza di ritirarsi su i pantaloni, glielo fece lei, lui si limitò a sollevare le natiche per consentire l’operazione.

Sorrideva ebete ad occhi chiusi, le donne di piacere non gli avevano mai dato certe sensazioni… anche lei sorrideva ad occhi chiusi, era travolta dalla certezza di essere stata fecondata.

Lo baciò sul naso, sulle guance, sulla fronte, sugli occhi chiusi. Erano giunti a ReisfeldStadt.

Scesero insieme sul marciapiedi della piccola stazione a binario unico, si mossero verso l’uscita evitando un piccolo assembramento di persone che si erano accalcate verso lo scompartimento postale. C’era delusione e rabbia tra quelle persone, come se aspettassero una qualche personalità che non era arrivata.

Uno dei tanti si rivolse al giovane:

- Siete arrivato ora?

- Si.

- Avete una copia del Quotidiano? Sul vagone postale non ne hanno…

- Si, ne avevo una copia, è rimasta sul sedile…

L’uomo si illuminò:

- Una copia! Dove? Che scompartimento?

- Quello, il numero 6.

L’uomo si infilò nello scompartimento passando dal finestrino, volando col sostegno dell’assembramento protestante. L’uomo riapparve lamentandosi:

- Mancano le pagine!

Il giovane si rese conto di avere tra le mani la palla fatta con le pagine del Quotidiano. La lanciò verso il gruppo di mani sollevate.

- Il treno precedente non ha caricato i giornali e noi non sapevamo di doverne portare…- stava spiegando un capotreno, mentre altri giornali venivano dati alla gente dai viaggiatori sulle carrozze.

Il giovane e la giovane uscirono dalla stazione.

- Mi piace questa piccola città - diceva Edda - si respira un’aria diversa, la gente ha più vitalità, c’è più socialità e…

Il giovane si era fermato ad osservare quella strana creatura...

- Perché mi guardi? Cos’ho detto di male? - sorrideva - Allora? Cosa facciamo noi qui oggi?

- Noi? - Osservò lui - Ci stai dando del noi?

- Certo, siamo plurale, ormai. Io, tu e il nostro bambino.

Il giovane non volle contraddire quel sorriso. Il non contraddirlo, il non tacitarlo, era per lui fonte di gioia. Le disse:

- Il bambino si chiamerà Andrea, ma io lo sai come mi chiamo?

- Non si chiamerà Andrea, dobbiamo scegliere un altro nome!

- Ah, si, certo.

- Decidi tu come chiamarlo.

- Io?

- Forza, ti assicuro che sarà l’unica tua attività paterna. Non ti chiederò altro.

- Potresti chiamarlo… Nikola.

- Nikola?

- È un nome adatto ad un bambino, ma anche ad una bambina.