- Bravo, mi piace. È deciso, si chiamerà Nikola!

Il giovane dai capelli bianchi pranzò con Edda in un piccolo ristorante sulla piazza della stazione. Nel pomeriggio lavorò, lui era un Verificatore Ufficiale ed il suo compito a ReisfeldStadt consisteva in una verifica burocratica sull’inventario di una fabbrica per il confezionamento del riso.

Il prurito inguinale non era più tornato, però sotto l’ombelico si era formato uno sfogo cutaneo abbastanza impressionante, un paio di volte si era ritirato in bagno ad osservare quelle vescicole. Decise che per il momento non si sarebbe denudato davanti ad Edda, non completamente, almeno.

Fu piacevole lavorare, contare quantità, misurare lunghezze, verificare pesi e sistemi di pesatura, fu piacevole pensando alla donna che lo attendeva alla fine della giornata.

La fine della giornata portò ombre e nebbia, l’umida foschia saliva dalle acque delle risaie che come un mare circondavano ReisfeldStadt rendendola un’isola legata alla terraferma solo dal rettilineo terrapieno su cui erano posati i binari della ferrovia. La foschia entrò anche nello stato d’animo del giovane di ritorno dal lavoro, muoveva lenti passi sull’acciottolato che pavimentava tutte le vie della città, rifletteva sui propri sentimenti e sulla giusta distanza affettiva che doveva mantenere da un essere femminile destinato a morire di lì a poco più di nove mesi.  

Avevano deciso di fermarsi per la notte nell’unica stanza in affitto offerta dal padrone del piccolo ristorante. Il posto era subito piaciuto ad Edda e la stanza, posta sul retro, al piano superiore, consentiva una vista panoramica sulle coltivazioni che cingevano la cittadina.

Era una stanza piccola ma dotata di una terrazza ampia, con un tavolo e due sedie a dondolo. Avevano a disposizione anche un grammofono ed ascoltarono varie volte un disco di Musica Quieta prima di decidere di godersi il silenzio. Dormirono tenendosi per mano. La mano dell’essere femminile destinato a morire era la calda mano di una donna più viva che mai.

Il giorno dopo il giovane concluse il suo lavoro nel primo pomeriggio, potevano quindi rientrare nella Capitale prima di sera. Edda però lo convinse a fermarsi fino all’indomani.

- Così abbiamo un’altra serata tutta per noi!

La donna voleva dedicare quelle ultime ore di luce ad una passeggiata romantica, aveva scoperto un sentiero tra le risaie e voleva, camminando con lui, godere di quel magico luogo ancora qualche ora. Per lui l’idea di una passeggiata romantica tra il freddo e la nebbia era ridicola e quel luogo non era per niente magico, ma l’ingenuo entusiasmo di lei, quello sì, era magico.

Mano nella mano, i due giovani ebbero la sorpresa di un inaspettato tramonto sulle risaie: sui campi allagati l’umidità fattasi nebbia si sollevò come un sipario mostrando i rossi raggi di sole che, radenti allo specchio d’acqua, coloravano di rosa e vermiglio quegli ultimi istanti del giorno.

Il mattino seguente il treno arrivò puntuale. Arrivò con i Quotidiani.

L’assembramento di lettori affamati di destini altrui, col brivido di trovare il proprio, si accaparrò in fretta le pagine distribuite dall’addetto postale. Una copia linda, stirata, odorosa di cellulosa e inchiostro, capitò tra le mani del giovane dai capelli bianchi. Edda saliva i tre gradini montando in vettura, lui era fermo sul marciapiedi, aveva sotto gli occhi le pagine con la Lista Ufficiale delle Morti Previste. Non c’era il suo nome neppure quel giorno, ma quello di Edda era sempre là: dodici Settembre, alle ore sei antimeridiane, causa del decesso: sifilide.