Così anche nei videoclip l’uso della fantascienza si fa massiccio, con alterni risultati. Nella maggior parte dei casi si tratta di utilizzare elementi del genere per “abbellire” e rendere più intriganti i video, a puro beneficio del pubblico giovanile. Trascurando le canzoni che costituiscono la colonna sonora di altrettanti film sci fi, è soprattutto l’elemento glamour a farla da padrone; in Fastlove (1996) di Gorge Micheal, l’elemento hi tech fa da contorno a una serie di immagini patinate che richiamano un mondo futuro di edonismo e sensualità, nelle corde di questo artista. La meteora , invece, nel video Someday si muove nel solco di una civiltà post-tecnologica in cui si fa forte il richiamo a uno sviluppo compatibile con la natura, tipico di certe tematiche fantascientifiche new age. Lo stesso richiamo si fa ancora più forte in Together Again (1997), video di Janet Jackson, che rimanda alle atmosfere di certi romanzi di Ursula K. Le Guin, in cui l’armonia con la natura è parte integrante della civiltà.

Micheal Jackson in un fotogramma del video Scream
Micheal Jackson in un fotogramma del video Scream
Non mancano anche qui citazioni e omaggi: ne è un esempio Tonight, tonight (1996), video del gruppo grunge Smashing Pumpkies, una leggera e affettuosa rilettura del capolavoro Viaggio nella Luna, realizzato nel 1902 da George Melies e di cui il video riprende le tecniche cinematografiche, mentre Elton John in Believe (1995)porta gli spettatori a veleggiare su un mondo postmoderno simile alle visioni di certi artisti impressionisti, le cui atmosfere si respirano anche in uno dei primi racconti del maestro dei cyperbunk William Gibson, Il continuum di Gernsback.

Ma un punto fermo della fantascienza in musica viene messo nel 1996: Mark Romanek, regista di Chicago giovane ma già affermato, riceve l’incarico di mettere nero su bianco, anzi, in bianco e nero, le suggestioni visive targate Micheal Jackson. Il risultato è Scream, uno dei video più costosi della storia – superato di recente solo da From Yesterday dei 30 seconds to Mars, altra band che ha il rapporto con la fantascienza nel sangue. In Scream non c’è solamente uno sfondo per le giravolte pop di Micheal Jackson e della sorella Janet; il video è in realtà un vero e proprio manifesto, una visione a trecentosessanta gradi di un futuro in cui i soldi e la tecnologia rendono quasi tutto possibile. In un’astronave lanciata in orbita intorno alla Terra, due fratelli trascorrono il tempo immersi in giochi virtuali a gravità variabile, visitando musei olografici e portando nello spazio testimonianze di una civiltà che forse non c’è più, oppure è solamente cambiata. L’algido bianco e nero in cui il video è girato rimanda alle atmosfere sci fi delle pellicole anni cinquanta, però con un gusto e una modernità ancora oggi ineguagliati.

Per il resto, l’uso massiccio delle tematiche fantascientifiche si limita a richiamare le suggestioni più spettacolari del genere, mescolandole in modo tale da costituire un amalgama di impatto per un pubblico di teenager in cerca dell’effetto speciale ad ogni costo. Così le Spice Girls nel video di Spice up your life (1997) si muovono sinuose in città nebulose e ultratecnologiche alla Blade Runner, mentre i Backstreet Boys giocano con la somiglianza fonetica tra la loro canzone Larger than life (1999) e l’espressione Faster than light (che indica l’insieme di tecnologie per superare la velocità della luce), per proporre un video che, dall’omaggio introduttivo ad Alien,  naviga poi a metà tra Battlestar Galactica e la virtualità di Matrix. Ancora Janet Jackson in Doesn’t really matter (1999) ripropone l’immagine patinata di un futuro rosa chocking, fatto di opportunità che lo sviluppo tecnologico è in grado di portare e che diventa una costante dei video di ambientazione sci fi degli artisti della scena pop. Non mancano le cadute di stile, come quella di I’m so happy than I can’t stop crying (1996), in cui uno stralunato Sting si mostra a fianco di improbabili alieni Grigi che ballano il country con tanto di cappellone da cowboy; l’artista di Newcastle aveva però recuperato dignità l’anno prima con il video di When we dance, lucida visione di un mondo perfetto a metà tra cielo e terra. Più raffinate le citazioni dei Red Hot Chili Peppers, che in Otherside (1996) recuperano i mondi onirici dell’impressionismo tedesco e in Californication (1996) diventano protagonisti di un videogame, anticipando in qualche modo la necessità di uno spazio virtuale proposto successivamente da iniziative quali Second Life.