Gli “Strani Giorni” di fine millennio

“There are people. There are stories. The people think they shape the stories, but the reverse is often closer to the truth.” (Swamp Thing)
I meccanismi di infiltrazione della cultura transumana iniziati negli anni precedenti cominciano a dare alcuni frutti con la fine del millennio, momento in cui da un paio di autori che trattano l’argomento si passa a una buona manciata.

Warren Ellis è sempre in prima fila, stavolta con la migliore, fin ad ora, delle sue creazioni: Planetary (Planetary, Wildstorm – DC Comics, 1999 – Magic Press, 2001). Mantenendo alcune delle idee già espresse in Authority, del resto posizionato nello stesso continuum spazio-temporale, vengono narrate le vicende di un altro dei fanciulli prodigiosi nati all’inizio del ‘900. Elijah Snow non sarà però interessato ad una veloce carriera in ambito supereroistico ma farà dello scovare i misteri arcani appartenenti alla “storia segreta” del pianeta un’ossessione ed un’idea di vita. Nella prima avventura che ci viene presentata il signor Snow si precipita sui monti Adirondack per indagare riguardo ad alcuni strani rilevamenti sismici di cui l’organizzazione per cui lavora, Planetary da cui il titolo del fumetto, è entrata in possesso. Davanti agli occhi suoi e dei compagni appare una caverna rimasta celata da quasi sessant’anni mediante un sofisticato sistema olografico, un luogo in cui eroi dimenticati si riunivano all’inizio del secolo per discutere sulle loro avventure mirabolanti e sul futuro dell’uomo.

Traumatizzati dalla violenza della seconda guerra mondiale questo gruppo di illuminati tenta di costruire un computer così avanzato che possa permettere loro di riscrivere ed editare la realtà, probabilmente, come si intuisce dalla vicenda, attraverso una qualche manipolazione a livello quantico. La manifestazione che ottengono dal progetto non funziona come dovrebbe, non ottiene la senzienza e soprattutto funge da canale verso realtà alternative alla nostra distruggendo i propri creatori in una tragica catastrofe. Ancora una volta si è sfiorata la Singolarità senza che fosse manifestata appieno.

Nello stesso momento, siamo ancora nel 1999, riappare sulla scena un “grande vecchio” del fumetto britannico: Alan Moore. Famoso per opere storiche come V for Vendetta e Watchmen. Moore inaugura la linea America’s Best Comics  per la Wildstorm, passata proprio in quegli anni alla DC Comics con il fallimento della Image. Uno dei primi fumetti ad apparire su ABC è Tom Strong (Tom Strong, America’s Best Comics poi Wildstorm – DC Comics, 1999 -  Magic Press, 2000), una serie che narra le avventure di un classico eroe scientifico sullo stile vittoriano, ma ambientato in quella che potrebbe essere la Terra di una diversa linea temporale nel 2000: uno strano coacervo di elementi steampunk, visionari e fantascientifici. Nella terza serie narrativa, Aztech Nights (luglio 1999),  strane piramidi futuristiche appaiono nel parco di Millenium City, la città in cui vive Strong. Si tratta delle prime avvisaglie di un’invasione in grande stile da parte di un impero extradimensionale appartenente ad un’evoluta cultura analoga a quella azteca. Il principale strumento di connessione fra le dimensioni e di conquista per questa civiltà “aliena” è un’intelligenza artificiale, Quetzalcoatl: un dio del cielo e principio creatore per gli antichi aztechi. Questa AI, che permea quasi ogni aspetto della società extradimensionale, viene comunque venerata come divina ma, allo stesso tempo, tenuta soggiogata da blocchi informatici che non le permettono né di evolvere né di agire in modo completamente indipendente. Grazie a Tom Strong l’AI riesce ad aggirare i blocchi impostigli in fase di sviluppo ed in pochi nanosecondi prende il controllo diretto degli invasori in ogni realtà conquistata e diventa, di fatto, la loro divinità vera e propria. Concetti decisamente assonanti all’evoluzione dell’Eschaton in Singularity Sky di Charles Stross.