Guerra e fantascienza sono intimamente legate, dal secolo scorso innumerevoli "guerre future" hanno arricchito gli scaffali delle librerie, a partire dal celebre (e imitatissimo) La battaglia di Dorking, di George Chesney, innumerevoli sono gli esempi di battaglie e conflitti futuri che hanno funestato il nostro pianeta, e questo senza contare le aggressioni aliene o l'espansione umana a danno di razze extraterrestri.

Nel filone si inserisce a pieno merito Piste di guerra, romanzo di Lucius Shepard, autore particolarmente sensibile a quanto accade nel "cortile di casa" degli Stati Uniti, l'America Centrale.

Proprio in uno staterello di questa tormentata parte del mondo, per l'occasione denominato "Libero Guatemala Occupato", si dipana la vicenda di David Mingolla e dei suoi due commilitoni, di ritorno dal fronte per una licenza "cinque più due".

Difficile raccontare la trama di questo romanzo, che in realtà è un contenitore di tante storie e leggende che disegnano un mondo di follia schematizzata, dove armamenti micidiali, tecnologia d'avanguardia, droghe di ogni tipo, magie e superstizioni si intrecciano in continuazione.

Le avventure di Mingolla sono il pretesto per mostrare la faccia nascosta della guerra, quella che trasforma gli uomini sotto la superficie, senza che ferite o mutilazioni evidenti segnalino il prezzo pagato.

Il protagonista e gli altri personaggi, che appaiono e scompaiono come in un caleidoscopio, non si possono considerare persone normali (nemmeno stiracchiando parecchio il concetto di normalità), si veda la splendida scena del Cavaliere Nero o i piloti di elicottero che prendono il sole indossando il casco, tutti loro sono stati irreparabilmente segnati.

L'impressione che si riporta alla fine della lettura è di sconcerto, tanto assurdo appare il quadro delineato, non una volta si accenna alle ragioni del conflitto o si prospetta una remota possibilità di vittoria, semplicemente bisogna fare le cose, senza chiedersi perché, e senza intravedere un obiettivo.

Evidente la differenza tra la visione che ha Shepard della guerra e quella di un autore dell'età classica come Heinlein, che aveva ben chiari i motivi per combattere e vi credeva, in mezzo, ma più vicino a Shepard, potremmo posizionare Joe Haldeman, la sua guerra eterna aveva uno scopo, o almeno gli umani credevano l'avesse.

Nonostante non ami molto questo tipo di romanzi devo dire che molte scene possiedono una forza notevole, la lettura procede spedita, verso un finale che non mi aspettavo, perfetta chiusura di una storia dove la logica non è quella a cui siamo abituati.

Le vicende storiche nei venti e passa anni trascorsi dalla pubblicazione di Piste di guerra non hanno certo tolto smalto alla storia, bastarebbe forse aggiornare l'area geografica e avremmo un'opera, purtroppo, ancora perfettamente attuale, la speranza è che tra altri quattro lustri si potrà pensare che questo romanzo è ormai antiquato quanto La battaglia di Dorking.