Il percorso che ha portato Sanctuary presso gli schermi di Sci Fi Channel è da considerarsi un esperimento originale in quanto questo progetto era stato prodotto nel corso dell’ultimo anno sotto forma di webisodes venduti direttamente sul sito ufficiale, ma presenti anche su YouTube, che l’avevano fatto conoscere in maniera immediata e imponente al grande pubblico della rete.

L’originalità dell’esperimento risiede proprio nel fatto che i fan sono stati coinvolti direttamente nell’evoluzione della miniserie sfruttando apertamente le potenzialità di internet per ottenere un’interazione con la produzione stessa della serie. 

La grande attenzione mediatica intorno al progetto lo ha catapultato direttamente nei palinsesti di Sci Fi Channel che ha deciso di riproporre una versione televisiva riadattando molte scene presenti nei webisodes, creandone di nuove e riscrivendo parzialmente la sceneggiatura nel tentativo di confezionare una premiere di due ore adatta per un pubblico televisivo.

Sanctuary racconta le peripezie della ben conosciuta Amanda Tapping (Stargate SG-1), che ricopre il ruolo della fascinosa Dott.ssa Helen Magnus, una misteriosa scienziata impegnata nella protezione e nella detenzione, talvolta necessaria, di quelle creature che le persone normali sono solite chiamare “mostri”. Ad aiutarla in questo compito c’è una coppia male assortita composta dalla figlia della stessa Helen Magnus, la giovane Ashley (Emilie Ullerup, Blood Ties e Battlestar Galactica), un’amazzone super-esperta in arti marziali e in qualsiasi tipo di arma conosciuta, e il Dott. Will Zimmerman (Robin Dunne), un giovane tormentato e brillante psichiatra forense dalle straordinarie abilità empatiche e deduttive. Di qui il termine "sanctuary", ovvero un rifugio sotto forma di una specie di fortezza ipertecnologica, dove i diversi possano sentirsi finalmente a casa. 

Ci troviamo quindi di fronte evidentemente a un soggetto con tematiche ampiamente sfruttate sia in cinematografia che in televisione, che offre ben pochi spunti di reale originalità e interesse. 

La sensazione di visto e rivisto è presente nello spettatore sin dai primi fotogrammi, questo rappresenta un vero peso per lo svolgimento della trama che non riesce mai ad uscire dai piatti binari della convenzionalità, appesantita da dialoghi debordanti in grado di  affossare, se mai ce ne fosse bisogno, ulteriormente l’intera narrazione.  Ma ad aggravare questa sensazione opprimente di trovarsi di fronte ad un prodotto anonimo c’è la tecnica usata per girare il telefilm: Sanctuary infatti è stato per lo più filmato con la tecnica del “green screen” dove gli attori si presentano su un set completamente vuoto, e gli sfondi vengono aggiunti successivamente tramite tecniche digitali. 

Il risultato è che se ti chiami George Lucas e disponi di mezzi straordinari probabilmente riesci a ottenere un risultato di grande effetto e realistico, ma se il tuo nome è Sci Fi Channel, disponi di mezzi limitati e il massimo che puoi raggiungere è la qualità grafica di un giochetto per la playstation, l’unico risultato che riesci a ottenere è quello di rendere disturbante la visione anche ad un occhio non smaliziato.  Purtroppo quindi si conferma la tendenza di Sci-Fi Channel a realizzare prodotti piatti e scarsamente originali. Il motivo risiede fondamentalmente nel tentare di produrre progetti ambiziosi senza possedere i mezzi necessari per poi realizzarli adeguatamente, mentre la soluzione al problema sarebbe semplicemente quella di investire nelle idee piuttosto che in faraonici effetti speciali di seconda mano.  Se continua di questo passo “spegnere il cervello e accendere Sci-Fi Channel” potrebbe essere il nuovo motto del canale per il 2009.