Seimila dollari. Al cambio sono quattromilaottocentottantasette euro. Cosa è possibile fare con seimila dollari? Comprarsi forse una macchina usata e probabilmente scassata? O uno splendido televisore ultrapiatto di nuova generazione? O forse sarebbe meglio un bell’I-Mac più un’I-pad? Una bella sommetta, sicuramente, ma che non permette di fare grandi cose e di sicuro non ti cambia la vita. Ma se metti questa sommetta nelle mani di Bracey Smith e Josh Bernhard diventa qualcosa di incredibile a credersi: il pilot di una serie. E che pilot! Il valore aggiunto non sono i soldi, ma la passione, la passione per un’arte, quella cinematografica, diventata ormai per i più un semplice show business. La passione è quella che trasforma un pugno di dollari in una storia da raccontare, da vedere e da gustare.

La storia narra di una misteriosa navicella spaziale che atterra, schiantandosi, in Canada, rilasciando radiazioni per centinaia di miglia attraverso il Montana. Il governo americano invia quindi un team in grado di fare luce sull’accaduto e la sorpresa inquietante è che non solo si tratta di una vecchia navicella dell’Unione Sovietica, ma al suo interno viene trovato un giovane cosmonauta in un’antica tuta, che versa in gravi condizioni di salute, con un cancro devastante in tutto il corpo. Ho avuto occasione di scambiare quattro chiacchiere con il regista di Pioneer One, Bracey Smith, il quale mi ha raccontato di quanto siano stati fortunati a trovare un cast che non solo lavorasse letteralmente per un tozzo di pane, ma che fosse entusiasta del progetto e avesse le qualità attoriali necessarie per realizzarlo.Il buon Bracey ha sicuramente ragione, e gli attori sono completamente in parte, a cominciare dai protagonisti Thomas Taylor, interpretato da James Rich, e Sophie Larson, interpretata da Alexandra Blatt. Ma impressionante è sicuramente la scena in cui compare Lawrence Cantor,
un superesperto dei meccanismi della vecchia guerra fredda, che in un mix tra un Padrino e un James Bond in pensione, ci regala un monologo tra i più interessanti visti in questo pilot. Per motivi legati a un budget così esiguo, è stata decisa un’impostazione per così dire “teatrale” delle scene, con lunghi piani sequenza che forse rallentano il ritmo ma che allo stesso tempo danno un’impressione di realismo, eliminando quella classica atmosfera patinata tipica dei telefilm americani. L’idea poi di uno scontro frontale diretto con il sistema classico di distribuzione dei telefilm è un’altra nota di merito da aggiungere a questo progetto. Infatti Pioneer One è stato distribuito attraverso l’atipico canale dei torrent, trovando pieno appoggio non solo nella piattaforma Vodo, che è specializzata nella distribuzione via Internet di film autoprodotti indipendenti, ma anche in tutta quella serie di siti che gli anglosassoni chiamano “infamous”, come Pirate Bay o EZTV, classico approdo di tutti coloro che scaricano illegalmente, questo forse a indicare che una nuova strada per ottenere telefilm gratuitamente è possibile, basta la buona volontà e la passione delle persone che lo producono e qualche mente illuminata che decida di credere in questi progetti.
Josh Barnhard (sinistra) e Bracey Smith (destra)
Josh Barnhard (sinistra) e Bracey Smith (destra)

Attraverso il sistema delle donazioni si mette il telespettatore in una posizione privilegiata, si scarica lo show, lo guarda, e se gli piace ha tutta la libertà e la facoltà di effettuare una donazione che permetta al programma di continuare. Trovo il concetto entusiasmante, e credo che sia una strada possibile e percorribile, quindi auguro di cuore al duo Bracey Smith/Josh Bernhard ogni fortuna possibile per il loro progetto.