Al centro, David Gerrold sul palco della Italcon. A sinistra Paolo Attivissimo traduttore simultaneo, alla sua destra Armando Corridore, direttore artistico della convention (foto di Emanuele Manco)
Al centro, David Gerrold sul palco della Italcon. A sinistra Paolo Attivissimo traduttore simultaneo, alla sua destra Armando Corridore, direttore artistico della convention (foto di Emanuele Manco)
David Gerrold è un autentico professionista della scrittura. Autore televisivo, che debuttò con Star Trek, sotto la guida di Gene Roddenberry e con un gruppo di scrittori veri, come Dorothy C. Fontana e Harlan Ellison, di novelization, e di saghe SF puramente letterarie, come il ciclo dell'invasione degli Chtoor. Come moltissimi autori statunitensi si è rivelato un affabile comunicatore, ben preparato a gestire il palco. Inoltre, ha chiacchierato instancabilmente con i fan accorsi al suo banchetto, letteralmente coperto di tribli!

Ovviamente, data la cornice ossia la Italcon ospitata dalla STICCON, ossia dalla convention dello Star Trek Italian Club, molto del primo intervento si è basato sulla serie di Gene Roddenberry, sui primi ricordi di Gerrold quell'esperienza e sull'evoluzione del fenomeno dalle origini, nel lontano 8 settembre 1966 a oggi. Gerrold all'epoca era ancora al college, e come molte persone all'epoca, ha raccontato di come non poteva ancora immaginare quanto l'avvento di quella che sembrava soltanto un'altra serie televisiva avrebbe “cambiato la storia”. In quel periodo studiava recitazione, regia e sceneggiatura, ed era già un già un grande fan della fantascienza. Quindi pensò che i produttori della serie, che gli sembrarono da subito conoscitori della materia, avrebbero avuto bisogno di personce che fossero veramente in grado di scrivere fantascienza, per non farla diventare un clone di Lost in Space, che in realtà parlava di conflitti familiari. A quell'età Gerrold era, come tutti i giovani, pieno di orgoglio e pertanto, pur senza aver mai scritto una sceneggiatura, mandò ai produttori un soggetto, scritto in un weekend. Fu quindi Gene L. Coon, produttore esecutivo della serie a leggerlo, e a telefonare al giovane Gerrold, esprimendo il desiderio di conoscerlo, anche se per la prima stagione ormai i copioni erano stati tutti approvati. Il soggetto era troppo costoso per essere approvato, ma Coon si complimentò con il giovane autore per la capacità di saper strutturare una storia. Così gli promise che se la serie fosse stata confermata per una seconda stagione avrebbe avuto occasione di lavorare per loro. E così fu.

Una di queste storie, ossia la famosa Trouble with Tribbles fu ispirata a Gerrold dalla lettura di come in Australia fossero stati importati, in modo nefasto, i conigli. Poiché nell'ecosistema non erano presenti i predatori naturali, questi si riprodussero a dismisura, e sono tuttora fonte di problemi (qualcosa di simile accadde in Italia con le nutrie NdA). Ma non era possibile realizzare la storia con animali veri. L'idea dei triboli, come molto spesso accade, arrivò da un oggetto di uso quotidiano: un portachiavi a forma di palla di pelo in possesso di un'amica di Gerrold, Holly Sherman, ed è per questo che il pianeta dove si svolge la vicenda si chiama proprio “Il pianeta di Sherman”. Per diverse associazioni di idee e indicazioni della produzione (il primo nome scelto per gli animaletti, “fuzzies”, era simile a nomi già usati per altri personaggi) Gerrold arrivò quindi, dopo essersi scervellato alla ricerca di nomi ridicoli, al nome Tribbles, che portò al gioco di parole del titolo originale Trouble with Tribbles, Per fortuna, poiché in italiano abbiamo il verbo “tribolare” anche il titolo Triboli con i Tribli riesce a essere fedele al suono e alla allitterazione dell'originale.

Il racconto dei retroscena è proseguito con curiosi aneddoti. In televisione, come nel cinema, decidere cosa far fare agli attori può dipendere dal budget. Per esempio, Gerrold racconta che al momento di scrivere la scena di una zuffa si è rivolto al regista chiedendo: “cosa possiamo rompere?”

Questi rispose: “I tavoli sono nostri, le sedie sono a noleggio”, e questo fu un implicito permesso a rompere i tavoli. Fu comunque un episodio laborioso da girare. Le riprese cominciarono in agosto, e durarono soli sei giorni di riprese, ma la post produzione durò tre mesi, e la puntata alla fine andò in onda dopo il Natale.

Altro stimolo creativo, in questo caso ancora più determinante, fu il continuo stato di precarietà della produzione della serie, sempre a rischio chiusura. Questo determinò nel team creativo la massima libertà creativa, con la mentalità di chi non ha nulla da perdere, perseguendo come primo obiettivo il divertimento nel farla. Nonostante l'alto gradimento dei fan, la serie fu però chiusa. Ma una rivincita Roddenberry e soci se la presero quando la NBC commissionò una indagine demoscopica e scoprì che Star Trek era una serie molto appettibile per spot pubblicitari rivolti al pubblico tra i 15 e i 35 anni di età. Questo provocò il ritorno della serie in syndacation, ossia la trasmissioni sulle singole reti locali, con orari e modalità diverse. In alcuni casi la sera, altri al pomeriggio, quotidiana in alcuni posti, settimanale in altri, provocando un allargamento dell'audience e lauti introiti pubblicitari alla Paramount.

Gerrold ha ricordato poi gli albori dell'epoca delle convention, che comunque cominciarono con il botto già nel 1972, con migliaia di persone che le affollavano.