Un film legato a una visione adulta della fantascienza sia per tematiche che per sviluppo narrativo. Moon, diretto dal figlio di David Bowie, Duncan Jones è una vera, bella e ottima sorpresa che sin dalle prime scene riporta indietro il pubblico alla SFX degli anni Sessanta con citazioni che vanno da Kubrick a Spazio 1999, da Alien a tanto cinema legato alla conquista del cosmo con, su tutti, Solaris.

Sam Bell è un astronauta che da tre anni lavora sulla Luna dove viene immagazzinata l'energia pulita da cui dipende la Terra. È un futuro ottimista quello nel quale l'esordiente Duncan Jones ambienta il suo film: il nostro pianeta è stato ripulito ecologicamente dalla straordinaria energia solare che viene raccolta sul lato oscuro della Luna. Purtroppo, però, Bell non ne è parte. Da tre anni il satellite che collega la base lunare alla Terra non funziona e così gli unici messaggi che riceve dalla moglie e dalla figlia piccola lo obbligano a dei monologhi solitari. Isolato, conduce sulla base lunare una vita regolare fatta di esercizi, modellismo e nostalgia nei confronti della figlia piccola e lontana, nonché della sua bella moglie.

Un giorno, però, durante un'operazione mineraria, Sam che viene colpito da una strana visione, ha un incidente e si trova sepolto da un gigantesco scavatore.

Lo ritroviamo qualche ora più tardi con Gerty, il robot unico compagno di Sam sulla Luna che si prende cura di lui, doppiato in originale da un Kevin Spacey che riesce a replicare il tono incolore di Hal di 2001. L'astronauta, nonostante sia in via di guarigione, non capisce bene quello che gli accade intorno e violando la procedura torna sul luogo dell'incidente, dove all'interno del modulo, trova... se stesso come se nessuno fosse mai andato a tirarlo fuori da lì...

Intelligente e inquietante, nonostante alcuni passaggi che avrebbero richiesto un maggiore approfondimento, Moon è il migliore film di fantascienza di quest'anno, per la sua semplicità, per il suo gusto molto 'classico' e per la sua capacità di raccontare in maniera molto lineare e brillante una storia intrigante e commovente per la sua grande umanità.

Una bella sorpresa che si avvale dell'ottima interpretazione di Sam Rockwell in due ruoli differenti e dell'ottima colonna sonora di Clint Mansell che restituisce allo spettatore tutta l'inquietudine e l'ambiguità di un'avventura spaziale dove nulla è come sembra e dove l'astronauta solitario deve trovare una via di fuga se vuole potere sopravvivere... a se stesso.