Roland Emmerich firma quello che lui stesso definisce come il suo ultimo disaster movie e che, per certi versi, risulta il più impressionante film catastrofico mai realizzato.

E questo a dispetto di una trama non particolarmente nuova o avvincente, che il regista tedesco utilizza come mero strumento di supporto a effetti visivi impressionanti.

Pur essendo ispirato direttamente alla profezia Maya secondo la quale nel 2012, la Terra dovrebbe venire scossa da una serie impressionante di terremoti ed eruzioni, in seguito all'allineamento di tutti i pianeti del Sistema Solare, il film omonimo ha ben poco di archeologico, essendo piuttosto radicato saldamente nel presente dove Emmerich, però, sceglie un tono ironico e spavaldo nel seguire le improbabili peripezie di una famiglia che ha trovato un modo per salvarsi dalla catastrofe.

In questo senso le avventure di uno scrittore costretto dagli eventi e dal divorzio a diventare l'autista di un ricco uomo d'affari russo, di un consigliere scientifico del Presidente degli Stati Uniti e di altri personaggi si intrecciano in quella che è una disperata corsa per la sopravvivenza.

Quando, infatti, i primi segnali della catastrofe globale imminente iniziano a manifestarsi, un predicatore radiofonico rivela una teoria della cospirazione secondo cui i governi della Terra erano a conoscenza di quello che sarebbe avvenuto e si sarebbero preparati costruendo in una remota zona degli altipiani della Cina una serie di arche in grado di salvare un numero limitato di persone scelte con criteri discutibili come l'eugenetica e la possibilità di finanziare il progetto. Tra omicidi per non fare scoppiare l'anarchia e una serie di gesta eroiche per salvare i propri simili, il cineasta tedesco segue in maniera eccessivamente frammentaria una serie di storie, alcune interessanti, altre meno, per raccontare l'umanità lacerata di un mondo che sta finalmente incontrando la sua fine.

Come sempre il regista mette il suo tocco non convenzionale: l'Africa giocherà un ruolo fondamentale nella salvezza della specie, così come il Presidente nero interpretato da Danny Glover che rinuncia altruisticamente alla propria salvezza per stare eroicamente al fianco del suo popolo a differenza del Primo Ministro italiano, modellato su uno pseudo Berlusconi tanto nevrotico quanto devoto che incontrerà la sua patetica fine in una Piazza San Pietro gremita di beghine e di gente pregante.

Emmerich ne ha per tutti: per chi ha portato il pianeta al dissesto ecologico e per chi come Schwarzenegger viene definito non come un politico, ma come 'un attore che legge una parte scrittagli da qualcuno' poco prima che il Big One spazzi via la faglia di Sant'Andrea, la California e il suo governatore.

Spettacolare e visivamente molto avvincente, 2012 unisce vari generi con Emmerich che oltre citare tanto cinema legato ai disastri di terra, di aria e di mare, replica, finalmente, una situazione del suo disaster movie preferito L'Avventura del Poseidon.

Peccato che i costi del film e le regole di Hollywood gli abbiano imposto personaggi bambini (peraltro odiosi) e un ecumenismo di fondo che non scende mai nel dettaglio delle dinamiche politiche e sociali al limite del nazismo che il film tocca solo marginalmente, scegliendo piuttosto la strada più comoda, ma anche non particolarmente coinvolgente del film più basato sugli effetti visivi che sulle idee.

Nonostante questo, la drammaticità della situazione ruba non pochi brividi e perfino qualche lacrima.