2012, il film catastrofico del regista Roland Emmerich uscito a fine 2009, ha ricevuto soprattutto critiche negative o al limite appena sufficienti, ma è riuscito a destare l'interesse degli spettatori con una campagna di marketing virale e, soprattutto, a incassare, a livello globale quasi 768 milioni di dollari (risultando il quinto film più visto nel 2009) a fronte di un budget di 200 milioni di dollari.

Tra le immagini più rappresentative dell'apocalisse che investe il nostro pianeta ci sono quelle che vedono la distruzione di alcuni tra i più famosi o iconici monumenti della Terra.

Uno di essi, a quanto pare, non è molto d'accordo sulla sua partecipazione.

Si è infatti diffusa la notizia che la Chiesa Cattolica brasiliana, l'arcidiocesi di Rio de Janeiro per la precisione, abbia intenzione di chiedere dei danni alla Columbia Pictures, produttrice del film, per aver lasciato che Emmerich utilizzasse la statua del Cristo Redentore che si trova sulla montagna di Corcovado, a 710 metri di altezza rispetto alla città.

E soprattutto che mostrasse la sua distruzione a opera di una delle gigantesche onde.

L'avvocanto Claudine Dutra, che rappresenta la Chiesa brasiliana ha riferito che il permesso di produrre la scena era stata specificatamente negata. E che il fatto che la Columbia abbia comunque mostrato nel film la distruzione di quel santuario abbia offeso moltissimi credenti.

La risposta della Columbia è stata che invece avevano ricevuto il permesso, non dalla Chiesa, ma dagli eredi dello scultore Paul Landowsky, che creò la statua nel 1931 su incarico dell'arcidiocesi di Rio. Secondo le leggi brasiliane i copyright appartengono all'autore fino alla sua morte (Landowski è morto nel 1961) e passano agli eredi per i sucessivi 70 anni (per poi passare nel pubblico dominio, in questo caso si tratterebbe del 2032).

Ovviamente secondo Dutra è l'arcidiocesi che concede invece l'uso dell'immagine della statua, cosa che fa nel 99 per cento dei casi, ma che non aveva intenzione di fare in questo: dato che ne mostrava la distruzione.

I contatti tra legali sono iniziati già in dicembre, un mese dopo l'uscita. La Columbia che parla della sua buona fede nell'aver chiesto a chi ritenevano potesse dare il permesso (una società chiamata ARS, Artists Rights Society), l'arcidiocesi a chiedere come minimo delle scuse e che non c'era nessuna intenzione di offendere.

Non è ancora chiaro se esiste già una causa legale o se si tratta di una serie di dichiarazioni pubblica che la precede.