Un viaggio nell'abiezione. Un noir più vicino all'hard boiled che al cinema d'autore, in cui una giovane giornalista compie un ardito itinerario di discesa agli inferi per incontrare due famosi crooners, adorati durante la sua infanzia modellati sulla scorta di figure mitiche della televisione della fine degli anni Cinquanta come la coppia Jerry Lewis - Dean Martin o come Bob Hope. Un incontro con due superstiti alla fine della propria grande celebrità visti non più come sotto la luce dei riflettori, ma come uomini sessualmente voraci ed emotivamente anaffettivi.

Le false verità, pur con una serie di difetti riconoscibili, è un film violento e sensuale in cui Atom Egoyan conduce lo spettatore alla scoperta delle luci e delle ombre di Hollywood e dintorni. Una pellicola difficile, a tratti sorprendente, in cui il regista di origine armena esplora le inquietudini e i tormenti di due uomini costretti a sopravvivere a loro stessi e al proprio nome. Confrontandosi, ogni giorno della loro vita, con un interrogativo riguardo una morte misteriosa, un crimine violento, reso ancora più aspro dal ricordo del sesso consumato con la donna prima che questa venga ritrovata defunta. Tutto inizia, infatti, quando una splendida ragazza di nome Maureen (Rachel Blanchard) viene ritrovata morta per overdose nella vasca da bagno della suite in cui alloggiano due attori estremamente popolari, all'indomani del termine della conduzione del telethon più lungo della storia della televisione.

Nonostante nessuno li sospetti, il loro mondo scintillante inizia a crollare. I due hanno alibi di ferro e vengono prosciolti da ogni accusa, ma lo scandalo finisce per portare la coppia di inseparabili intrattenitori alla rottura.

Quindici anni più tardi, il mito della controversia tra Collins e Morris affascina ancora il pubblico. Karen O'Connor (Alison Lohman), giovane e ambiziosa giornalista, è intenzionata a scoprire i segreti dei due uomini che, per un caso, hanno sfiorato la sua esistenza quando era ancora una bambina. Convince un editore a offrire un milione di dollari a Vince Collins, inizialmente assai guardingo, perché lo aiuti a scrivere la storia sconosciuta della sua vita con Lanny Morris. A una condizione: che si racconti la verità sullo scandalo che ha distrutto la coppia.

Per scoprire cosa accadde davvero, la reporter deve mettere qualcosa di più della sua professione in gioco. In una miscela di alcol, sesso e droga,

Le false verità è una riflessione convincente e realistica sul mondo dello spettacolo resa credibile e affascinante dall'elegante ambiguità di Colin Firth, dalla bellezza mozzafiato delle sue protagoniste femminili (mostrate senza veli e senza pudori in un crescendo erotico decisamente torrido...), dalla calma scanzonata di Kevin Bacon e dall'atmosfera degli anni Settanta che riportano inevitabilmente ad un cinema di genere familiare al pubblico, ma - al tempo stesso - inevitabilmente falso per lo spettatore di oggi. Ed è questo uno degli elementi più interessanti del film che rende particolarmente significativo il titolo italiano: le verità raccontate in questa pellicola appaiono false così come le bugie sembrano possedere qualcosa di vero. Sebbene in alcuni momenti la pellicola soffra per la disturbante voce off, per i repentini e non del tutto credibili cambiamenti dei personaggi, per la piattezza delle inquietudini dei protagonisti, il film assume qualcosa di potente e travolgente, che pur rifacendosi a qualcosa di forse conosciuto se non - perfino - di scontato, scatta nel pubblico nel seguire una storia che potrebbe essere saltata fuori da un romanzo di John Ridley e che non a caso è ispirata dal romanzo di Rupert Holmes.

Le false verità è un film decisamente appassionante, in cui la fine di una delle coppie più famose dell'entertainment americano coincide con una sorta di perdita dell'innocenza vera o presunta da parte di un gruppo di persone che abbiamo visto sin dall'inizio coinvolte nella storia.

Ricco visivamente, intenso emotivamente e dal punto di vista delle atmosfere,  Le false verità punta ad un finale non consolatorio in cui il ritrovamento della verità perduta è tutt'altro che catartico. Vinti e sconfitti restano al loro posto, sprofondando nelle proprie inquietudini senza concessioni di carattere assolutorio. In questo senso il film di Egoyan diventa un piccolo gioiello di lungimiranza per il suo puntare ad una violenza emotiva tutt'altro che rassicurante dove nessuno è senza peccato e dove la stessa ricerca di un estremismo sessuale diventa l'unico modo per confrontarsi quotidianamente con i propri limiti, guardando nel buio del confine da non superare. E che eppure viene superato con conseguenze devastanti per tutti.

L'esplorazione dell'abiezione  è l'unico modo per investigare e - perfino - riconoscersi laddove - come recita il titolo originale - è sepolta la verità. Nei ricordi, nel cuore, in una registrazione audio, sotto un albero di un giardino, nel desiderio di una giovane donna, nella sua incapacità di fermarsi su un limite, superato il quale, nulla sarà mai più come prima...