Prologo

– Ne è sicuro?

L'uomo vestito con un sobrio completo grigio, anonimo, raggiunse una delle ampie vetrate che occupavano quasi tutta la parete nord dell'appartamento.

– Ne è sicuro, dottore? – ripeté marcando l'ultima parola con un tono di sfida.

L'altro uomo si rigirò una biglia trasparente tra le mani, poi le diede una piccola spinta sul tavolo. La sfera rotolò con un lieve stridore, vetro su vetro, e con uno schiocco si agganciò al pozzo olografico portatile: una luce azzurra iniziò a incidere le ombre della stanza scrivendo dati e condensando immagini.

– Come posso essere sicuro di qualcosa che ancora non esiste, Governatore? – domandò poi. Aveva una voce calma, priva di tono, che sembrava inadatta a esprimersi attraverso le parole.

– Non le ho chiesto se ciò di cui stiamo parlando esiste, dottor Scacchi. Non le ho chiesto se quelle cose – allargò le braccia indicando gli olo che si agitavano tutto intorno – sono vere. Le ho chiesto se è sicuro. Stiamo rischiando molto, più di quanto immagina – continuò. – Io, lei, e quello che c'è qui fuori – scacciò alcuni olo con le mani liberando lo spettacolo oltre la vetrata.

Una vasto quartiere buio si allargava dalla base del palazzo verso nord, est e ovest. Poi iniziavano le luci. Una morbida marea luminosa che cresceva finendo con l'infrangersi, molti chilometri a nord, contro un'intensa lama di luce verde che tagliava la notte aemiliana: Torre Linneo, il cuore del Policlinico di Modena. E oltre, a nord est, più debole ma solo perché più lontana, la gemella sciabola bianca che sgorgava da Torre Imperium, il centro di potere di Polis Aemilia incastrato nel cuore di quella che un tempo era stata Bologna.

Caleb Scacchi si alzò. Vestito di bianco, dalla carnagione ancora più pallida degli abiti, si muoveva tra gli olo come uno spettro. Raggiunse la vetrata e rimase immobile, il riflesso del volto diafano che si intrecciava con gli ologrammi.

– La scienza che pratico, la scienza a cui ho prestato giuramento, non si occupa di me, Governatore. Non si occupa di lei e non si occupa di tutto ciò che c'è là fuori – Quando parlò, dalla voce non traspariva alcuna emozione. – La scienza che pratico ha bisogno di prove e necessita che le prove diventino fatti. Ma per avere ciò che mi serve – fece una piccola pausa – ciò che ci serve, ho bisogno di tempo. E del materiale necessario per arrivare alla sicurezza di cui lei sembra avere tanto bisogno. Viviamo tempi complessi, Governatore. Polis Aemilia è fragile, lo so bene e lei lo sa meglio di me. Ci ha tenuto a ripetermelo fino a farla diventare anche una mia priorità. Perciò mi deve credere quando le dico che io ho la sua stessa determinazione nel volerla rafforzare. Stiamo facendo cose straordinarie. Io. Lei. I suoi Ministri. Gli asclepiadi. Le archistar che hanno progettato la Necropoli di Reggio Emilia, la Polis di Modena e l'Acropoli di Bologna. Ma ci sono anche altri poteri – mosse appena il capo indicando la notte buia della chora. – E altre cose che nessuno, nessuno Governatore, ancora comprende a pieno. Mi chiede se sono sicuro? Se sono davvero sicuro? Non le posso rispondere. Non ancora. Ma io ho fatto la mia mossa venendo da lei, rischiando davvero tutto ciò che ho costruito, tutto ciò che è alla base del mio lavoro. Perciò le rivolgo la stessa domanda: è sicuro di voler andare in fondo?

Un'aeromobile nera senza luci e contrassegni fece l'ennesimo giro del palazzo seguita subito dopo da altri due mezzi. Un quarto velivolo, più chiaro, oscillava senza mai perdere di vista la vetrata. Quella era una zona periferica di Modena, della Polis, un palazzo disabitato nella vastità delle zone blu modenesi, la chora, in cui erano relegati i più poveri. Italiani o stranieri che ambivano a diventare cittadini aemiliani ma che ancora non ne avevano le caratteristiche. Una zona che di rado aveva ospitato incontri come quello.

– Va bene, dottor Scacchi – sentenziò infine l'uomo vestito di grigio. – Avrà ciò che le serve. Ma dobbiamo essere discreti, prudenti. I poteri di cui lei parla hanno contribuito a creare Polis Aemilia ma sono determinati a sopravvivere, a qualunque costo. E lotteranno, se necessario. Lotteranno con una forza che nemmeno può immaginare. Perciò mi occuperò io stesso di darle ciò di cui ha bisogno. Mi occuperò di darle tutto ciò che le serve in cambio delle risposte che mi ha promesso – Si voltò. I due uomini si scambiarono un lungo sguardo. – È soddisfatto? La sua scienza è soddisfatta?

– Oh sì, Governatore – Caleb Scacchi, l'uomo pallido, sorrise ma non c'era alcuna allegria in quel tendersi di pelle e muscoli. – Sono soddisfatto. Se posso, le consiglio di considerare la cosa da un altro punto di vista, un punto di vista che potrebbe darle sollievo. Come le ho già detto qui non si tratta solo di me, di lei o di Polis Aemilia. Qui si tratta di qualcosa che potrebbe cambiare completamente…

– Io ho altre cose di cui occuparmi – lo zittì l'uomo grigio ricacciando con un gesto tutti gli olo all'interno della biglia. – Perché se ha ragione tutto cambierà. E ci sarà una guerra da combattere.