Forse l’unico vero racconto in cui una specie aliena fa da protagonista assoluta è Vicolo Cieco (1944). La storia è ambientata nei primi secoli di esistenza di quello stesso Impero

Galattico che undicimila anni dopo, nel ciclo della Fondazione, subirà l’inevitabile crollo. Per la prima e unica volta nella storia è stata scoperta una civiltà non-umana. I non-umani (così sono chiamati) costituiscono una civiltà che, diversamente da quella dell’Uomo, che ha basato la propria evoluzione scientifica sulla fisica, si è evoluta per centinaia di migliaia di anni solo sul piano biologico, e quindi non ha mai scoperto il volo interstellare. Ora, i non-umani hanno perso ogni stimolo vitale perché hanno scoperto che la galassia è abitata e colonizzata e che per loro non c’è più posto. L’Impero, magnanimo nei loro confronti, li trasferisce su un pianeta florido e rigoglioso lontano dal mondo morente in cui i non-umani si trascinavano da millenni. Tuttavia, alla fine, i non-umani tradiranno la fiducia dell’Impero e fuggiranno lontano dalla Via Lattea, giungendo nella Nube di Magellano e iniziandovi la colonizzazione. Vicolo Cieco riprende il tema della civiltà decaduta e della superiorità della specie umana, ma rappresenta anche un elemento instabile nella saga della Fondazione e dell’Impero, che sarà ripreso da Asimov oltre quarant’anni dopo, quando nella conclusione di Fondazione e Terra (1988) lascia aperta la porta all’incognita della presenza o dell’ingresso di specie non-umane nella galassia.  Se nei racconti di Asimov l’elemento alieno ogni tanto fa capolino, non accade così nei romanzi. I suoi cicli più celebri (la saga dei Robot, la trilogia dell’Impero, il ciclo della Fondazione) e un paio dei suoi romanzi ‘singoli’ (La Fine dell’EternitàDestinazione Cervello) sono completamente sprovvisti – fatta una piccola eccezione per La fine dell’Eternità – di presenze extraterrestri. Faranno invece la loro comparsa in due romanzi più tardi della produzione asimoviana: Neanche gli dei (1972) e Nemesis (1989). Partiamo da quest’ultimo: Nemesis può essere considerato un romanzo appartenente alla grande epopea galattica che Asimov ha creato congiungendo i suoi cicli più famosi. Si racconta infatti della scoperta del volo iperspaziale che permette di muoversi a velocità superiori a quelle della luce. I protagonisti, umani, vivono su Rotor, un satellite artificiale da loro costruito che gira intorno a Eritro, mondo facente parte del sistema stellare di Nemesis, la compagna oscura del Sole. Sfuggiti al pressante sovraffollamento del sistema del Sole, i rotoriani ora hanno iniziato un tentativo di colonizzazione di Eritro. La protagonista, la giovanissima Marlene, scoprirà però di essere ‘chiamata’ dal pianeta. Su Eritro, infatti, vive un’intelligenza aliena dotata di capacità telepatiche, una specie di entità planetaria. Un’idea molto simile a quella del Solaris di Stanislaw Lem, che Asimov ha già utilizzato in parte nei due romanzi immediatamente precedenti a Nemesis, ossia ;;;;L’Orlo della Fondazione e Fondazione e Terra. Qui Asimov descrive l’esistenza di una coscienza collettiva a livello planetario che lega tutte le cose viventi presenti sul pianeta; un’idea che l’autore aveva già vagheggiato, come si è visto, nel racconto dei primi anni Cinquanta Chiazze Verdi. Com’è noto, la specie aliena più originale e più dettagliatamente descritta da Asimov è quella che compare nella seconda parte di Neanche gli dei, uno dei suoi romanzi di maggior successo. Il romanzo segnava il ritorno di Asimov alla fantascienza dopo un decennio di attività prevalentemente rivolta alla divulgazione scientifica. Accusato spesso di non avere originalità nel creare razze non-umane e di non inserire elementi sessuali nei suoi romanzi, Asimov aveva deciso di prendersi una rivincita e, in Neanche gli dei, non si limita a immaginare una specie aliena radicalmente diversa dalla nostra, ma si addentra persino nella descrizione dei loro costumi sessuali. Nel romanzo, un universo parallelo entra in contatto con il nostro e propone la costruzione di una ‘pompa’ in comune che risolva da entrambe le parti i problemi energetici. La seconda parte del romanzo si svolge tutta in questo para-universo e vede come protagonisti tre Morbidi eccentrici e diversi dal comune.  La specie aliena del para-universo, infatti, è divisa in due: i Duri sono entità solide, dotate di corposità, mentre i Morbidi sono creature eteree divise a loro volta in tre sottospecie. I complessi meccanismi di accoppiamento tra le varie sotto-specie rappresentano forse uno degli sforzi d’immaginazione più straordinari della fantascienza.

Con Neanche gli dei, Asimov dimostrò quanto ormai fosse maturato rispetto ai primi ingenui racconti dell’era Campbell e quanto avanti potesse spingersi la sua inventiva nel descrivere l’esistenza di specie aliene, della cui presenza nella nostra galassia era pressoché convinto. A conclusione, infatti, vale la pena ricordare uno dei più bei saggi di Asimov, ancora oggi citato da coloro che si occupano della ricerca di civiltà intelligenti nell’universo nonostante sia ormai datato: Civiltà extraterrestri (1979). Nella prima pagina di quel libro, Asimov scriveva: «La domanda è: siamo soli? (…) E la risposta, quasi certamente, è: non siamo soli! Ci sono altre menti che cercano e s’interrogano, e forse lo fanno più efficacemente di noi. Molti astronomi ne sono convinti, e anch’io lo sono. Non sappiamo dove sono queste altre menti, ma ci sono. Non sappiamo cosa fanno, ma fanno molto. Non sappiamo come sono, ma sono intelligenti».