Dell'altro capostipite del filone delle creature artificiali pensanti, RUR di Carel Capek, esiste una sola versione cinematografica (Gibel sensaty, Aleksander Andreievsky, Russia 1935), ma il tema sviluppato nel dramma appare anche in quello che è generalmente ritenuto il primo grande film di fantascienza, Metropolis (id., Fritz Lang, Germania 1926). Solo che qui, al contrario che in RUR, gli automi sono persone in carne ed ossa, operai resi macchine dai ritmi e dalle tecniche di un lavoro disumanizzante. Ironicamente, è il vero automa del film, la replicante Maria, a condurre gli operai/schiavi ad una folle e disastrosa ribellione, prima della risoluzione finale in cui il ravvedimento del padrone permette loro di affrancarsi e di riconquistare la propria dignità. Nonostante l'improbabile e consolatoria conclusione, Metropolis viene ricordato soprattutto per la capacità di mostrare, come mai prima di allora al cinema, la condizione del proletariato industriale trasformato e degradato dal proprio lavoro.
"Nessun individuo", recita il quarto articolo della Dichiarazione, "potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù". Di più, l'articolo 23 garantisce a ciascuno "il diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro". I robot umanoidi di Capek e gli uomini meccanizzati di Lang soffrono nella loro dignità della negazione più estrema di questi diritti. Eppure vi è un'ambivalenza nel trattamento che la fantascienza riserva a questi personaggi. La loro ribellione è vista come un evento ineluttabile, probabilmente giusto, ma anche terrificante e distruttivo. Forse per questo, per la gran parte dei robot e dei cyborg nel cinema di fantascienza fino almeno alla metà degli anni Novanta, dal primo Frankenstein ai replicanti di Blade Runner, il momento della ribellione - e della presa di coscienza più o meno esplicita della propria umanità - è il preludio alla morte violenta o alla "disattivazione". La paura del robot è la paura della massa si fondono in queste storie: sono popolo e tecnologia, le due grandi forze emergenti nel secolo del suffragio universale e dell'elettronica, ad affascinare e al tempo stesso sgomentare gli autori di fantascienza.
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