Illustrazione di Franco Brambilla per Naila di Mondo9 di Dario Tonani
Illustrazione di Franco Brambilla per Naila di Mondo9 di Dario Tonani

Naila è una ragazza che viene dalle ruote. Una stanziale, una raccoglitrice di mangiaruggine che conosceva solo il suo villaggio. La sua vita cambia quando s’imbatte in una gigantesca nave e, nell’alternativa tra salire sulla nave e infilarsi tra le ruote, riuscirà a entrarci dentro. Lì Naila scoprirà di avere un talento naturale nel governare le navi, nell’entrare in simbiosi con le immense creature di metallo vivente che popolano Mondo9.

Le navi di Mondo9 hanno una coscienza, un linguaggio, sentimenti e pulsioni sessuali, e comunicano con gli esseri umani a livello telepatico ed empatico, a seconda della sensibilità.

Naila è quasi in simbiosi, dopo molti anni, con la sua nave.

Se è vero che, come ha affermato Dario Tonani, gli scrittori scrivono quello che è legato ai propri sogni o alle proprie paure, Mondo9 è forse la paura più grande che ha l’uomo: che le creature metalliche da lui create per servirlo prendano vita e si ribellino, anche solo per l’autodeterminazione.

Mondo9 non è un bel posto dove vivere: sabbia, metallo rugginoso e polveroso, morbi che trasformano la carne in metallo, creature pericolose che cercano di rubare il cuore agli umani.

C’è anche bellezza tra le dune? I cardi mangiaruggine, i ruggiratti e la stessa vita umana che cerca di farsi strada, possono essere un valido esempio. Naila lo scoprirà a suo modo con un suo percorso tutto da leggere.

Se i precedenti racconti del ciclo di Mondo9 erano dei singoli, delle storie di lunghezza relativamente breve, dietro le quali il respiro del mondo narrativo s’intravedeva a malapena, il romanzo Naila di Mondi 9 è una sinfonia.

Il respiro è ampio, i personaggi parecchi, i temi affrontati ancora di più. Questa volta siamo oltre l’evento ristretto che ha scatenato tutto in Cardanica, siamo davanti a una catena di eventi che ci porteranno a scoprire un mondo.

A cominciare da Mecharatt, la immaginifica capitale di Mondo9, con una urbanizzazione che sembra caotica, ma che ha invece il senso di un luogo che cerca di non farsi mangiare dalla sabbia.

E il deserto stavolta è ancora più ampio e imponente.

Tanti sono i misteri affrontati: il cuore metallico di Mondo9 cosa cela? Quando e come arriverà la grande onda, e cosa porterà?

La sfida di Naila è verso se stessa, verso un futuro che cambierà per sempre la sua vita ma anche il suo mondo.

Naila di Mondo9 è il romanzo della maturità sia dell’universo narrativo di Mondo9 che dello scrittore Dario Tonani, che mostra una grande evoluzione verso il respiro dei romanzieri veri, che non si limitano a espandere e dilatare una idea, ma al contrario, caricano di idee un percorso labirintico e frastagliato. Un percorso che riprende tutti i fili dei precedenti racconti, che diventano lo sfondo mitologico del romanzo, fino alla chiusura del cerchio, al ritorno di quel pneumosnodo dal quale è partito tutto.

Un retroterra mitologico che non è necessario conoscere per godere di un romanzo che è autonomo e si regge ampiamente sulle proprie gambe.

Merito di una costruzione meticolosa, e di un complesso World Building, evidente anche dall’appendice, che approfondisce tecnologia e biologia di Mondo9. Un mondo che è completato dai disegni di Franco Brambilla, autore che ha “sporcato” il suo segno non solo per la copertina ma anche per i disegni interni che corredano l’appendice.

Mondo9 è un cantiere aperto, che riserverà probabilmente altre sorprese, perché il romanzo sembra aprire più orizzonti di quanti non ne chiuda.

Tonani non ha mai fatto di mistero di distillare in Mondo9 i fantastici mondi di Dune, le introspezioni sulle interazioni tra uomo e macchina di Brian Aldiss, la lurida e immaginifica meccanica di Philip Reeve, mescolati con Herman Melville e Joseph Conrad che mettono le miserie umane a confronto con prove immense. In questo caso il mare è di sabbia, ma non cambiano le inquietudini degli uomini che lo affrontano, non per coraggio o abnegazione, ma perché in qualche modo si deve pure vivere nel mondo che il destino ci ha affibbiato.