Silvio Sosio è il deus ex machina della Delos Books e di conseguenza anche del Premio Odissea, assegnato nell’ultima edizione a Francesco Verso per il suo romanzo Livido, appena uscito in libreria. A Silvio abbiamo chiesto di fare il punto sul premio che si è ormai attestato come un punto di riferimento imprescindibile per chi scrive fantascienza nel nostro Paese.

Il Premio Odissea nasce dalle ceneri del premio Fantascienza.com. Cosa vi ha spinto, come casa editrice, a promuovere un concorso per romanzi inediti? 

Lo scopo del premio Fantascienza.com era selezionare romanzi italiani validi per la pubblicazione. Il premio si chiamava così non in riferimento al sito, ma alla collana di libri, che all'epoca distribuivamo per vendita diretta online. Quando abbiamo cominciato a distribuire volumi in libreria con la collana Odissea è stato naturale spostare il premio su questa collana. Un libro di autore italiano, spesso esordiente, per il lettore è un azzardo; il fatto che abbia vinto un premio gli offre una coordinata di valutazione. Col premio Odissea inoltre abbiamo cominciato a spedire agli autori schede di valutazione dell’opera, che sono apprezzatissime perché consentono di farsi un’idea sui punti sui quali c’è ancora da lavorare per migliorare la propria scrittura.

Quale bilancio ti senti di trarre dal premio Odissea? 

Be’, abbiamo pubblicato credo degli ottimi romanzi, quindi è un bilancio molto positivo. Ognuno è stato apprezzato; io in particolare  ho trovato straordinari Nessun uomo è mio fratello di Clelia Farris che ha vinto la prima edizione e Livido di Francesco Verso che ha vinto quella dell’anno scorso. Ora sono curioso di vedere che accoglienza avrà De Bello Alieno, il romanzo che ha vinto l’edizione di quest’anno!Ecco, se devo trovare un difetto nel premio Odissea è questo: non riesco mai a districarmi con gli anni delle edizioni. O con i numeri.

Rispetto agli autori anglosassoni, gli autori italiani pubblicati vendono un po’ di meno o più o meno siamo sugli stessi numeri? 

Mediamente vendono meno. Ma secondo me non sussiste più quel vecchio pregiudizio verso gli autori italiani; il motivo è un altro ed è molto semplice, gli autori stranieri generalmente sono molto conosciuti, mentre gli autori non lo sono quasi mai. Hanno però il vantaggio che si danno molto da fare: fanno presentazioni, vanno a convention, incontri, fiere; recuperano sul campo il gap di notorietà. E in questo modo alla fine possono anche vendere più delle opere tradotte.

Sei anche il curatore della collana, quali caratteristiche deve avere un romanzo per partecipare al Premio Odissea ed essere pubblicato dalla Delos Books? 

Quelle ovvie: essere un buon libro, con una trama solida, un buon ritmo, uno stile pulito ed efficace,

personaggi ben costruiti, credibili e che buchino la pagina, un’idea originale. Il premio Odissea ha come obiettivo la pubblicazione, per cui il romanzo deve anche avere caratteristiche di pubblicabilità. Un romanzo lungo duemila pagine o primo di una saga di dodici volumi senza una conclusione diciamo che partono un po’ sfavoriti.

La peculiarità del premio è che si può partecipare con un romanzo di fantascienza e di fantasy? Come mai questa scelta? 

In linea teorica, il vincitore del Premio Odissea potrebbe essere pubblicato in una qualsiasi delle nostre collane. Anche Paranormal, o Zombie. Ma quelli sono generi molto più peculiari. Quasi tutti i romanzi che arrivano sono fantascienza o fantasy.  

La scadenza del prossimo concorso è per il 30 settembre: cosa consiglieresti a uno scrittore che intendesse partecipare? 

Quello che si può consigliare a qualunque scrittore: di darci dentro, di farsi rivedere quello che ha scritto da gente esperta e abbastanza cattiva da dirgli tutti i difetti, di scrivere molto ma anche di tagliare, senza pietà. Un buon romanzo è come una scultura: l’opera d’arte viene fuori togliendo, non aggiungendo.