Siamo nel 1936, negli Stati Uniti: il senatore Berzelius Windrip ha appena vinto le elezioni sconfiggendo i suoi avversari, il senatore Walt Trowbridge e il presidente uscente Franklin Delano Roosevelt, ed è il nuovo presidente del Paese. Windrip è un populista, ha vinto promettendo un’era di prosperità e ben 5mila dollari a ogni americano. La sua presidenza inizia nel modo più autoritario possibile. Riorganizza il governo in senso dittatoriale, limita i diritti di donne e minoranze, mette in carcere i suoi nemici, spaventa tutti i cittadini con misure sempre più restrittive. Tra i suoi primi atti c’è quello di rendere innocuo il Congresso americano, grazie anche a i Minute Men, una forza paramilitare da lui creata e al suo servizio. L’America si divide in due: c’è chi si oppone a tutto questo e alle politiche di Windrip, con il rischio di essere incarcerato o di morire, e chi vota i provvedimenti del presidente, con l’aspettativa di fare di nuovo grande l’America.
Se questa storia vi sembra molto attuale, non siete lontani dalla verità. Si tratta di quello che il sottoscritto definisce come cortocircuito tra realtà e fantascienza. La science fiction, in questo caso, è rappresentata dal romanzo It Can’t Happen Here, tradotto in italiano con il titolo Qui non è possibile, dello scrittore americano Sinclair Lewis e pubblicato nel 1935.
Nel romanzo, tra gli altri momenti ad alto tasso distopico, sono descritti anche di come coloro che sono contro il governo, vengono portati davanti a tribunali militari e, si fa per dire, giudicati di crimini contro il governo. Eppure, coloro che sono contro Windrip continuano a ripetersi che It Can’t Happen Here, che Qui non è possibile, non nel paese democratico per eccellenza, non in quella parte di Occidente che ha fatto della libertà la sua bandiera. Ma la democrazia, ci narra Lewis, è cosa fragile, non è eterna, va conquistata tutti i giorni.
In modo molto altrettanto magistrale, un altro grande scrittore americano, Philip Roth, nel romanzo Il complotto contro l'America (The Plot Against America), stavolta pubblicato nel 2004, ci descrive gli Stati Uniti del 1940, lo stesso periodo storico del romanzo di Sincler Lewis, in cui il presidente Roosevelt perde le elezioni contro Charles Lindbergh, il famoso aviatore che pare avesse idee antisemite e simpatie per Hitler. Così, il nuovo presidente dichiara la neutralità del suo Paese nella Seconda Guerra Mondiale, stringendo un patto di ferro con Hitler e l'imperatore giapponese Hirohito. Lindbergh sceglierà come suo ministro degli Interni l’industriale Henry Ford e anche qui i riferimenti alla realtà di oggi sono palesi.
La letteratura, dunque, diventa cronaca, l’intreccio del romanzo quasi una notizia. Sembra paradossale questa doppia equazione, ma se si pensa a come il nuovo presidente americano Donald Trump, giova ricordarlo al suo secondo mandato non consecutivo, si muove dal punto di vista della politica interna e di quella estera, in particolare sui fronti caldi dell’immigrazione, dell’Ucraina e di Gaza, l’associazione sembra ancora più ovvia.
L’aver poi messo il magnate tecnologico Elon Musk a capo di un dipartimento per l'efficienza governativa, così come Roth nel suo romanzo aveva immaginato al governo il magnate dell’industria automobilistica degli anni Quaranta, sembra quasi una ciliegina sulla torta del paradosso.
Non è un caso che subito dopo la vittoria alle elezioni di Trump, nelle classifiche dei libri più venduti si sono rivisti alcuni dei capolavori del genere distopia, come hanno notato molti mass media internazionali, a cominciare dal quotidiano inglese “The Guardian”. Tra i più richiesti da parte dei lettori c’è stato Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood pubblicato nel 1985, forte anche della serie TV che ha riscosso un buon successo. Il romanzo, ambientato in una società totalitaria in cui le donne sono costrette a riprodursi, è balzato ai primi posti nella classifica di Amazon, insieme al suo seguito dal titolo I testamenti, tanto da far dichiarare in un post su X la stessa Atwood: “La disperazione non è un’opzione. Non aiuta nessuno”.
Un classico come 1984 di George Orwell è ritornato tra i primi venti romanzi più venduti, insieme a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e a Il mondo nuovo di Aldous Huxley. Ma non sono mancati anche libri di saggistica, come a esempio, Gli uomini mi spiegano le cose. Riflessioni sulla sopraffazione maschile della filosofa Rebecca Solnit, che raccoglie alcuni scritti sul femminismo che sono una forte critica alla società maschilista. La stessa Solnit ha scritto sul Guardian: “Il nostro errore è stato quello di pensare che il razzismo e la misoginia non fossero così gravi come lo sono”.
Tra gli altri titoli che hanno ripreso vigore nella classifica, ci sono anche L'era dei tiranni. Cosa ci ha insegnato il XX secolo? dello storico Timothy Snyder e quello del filosofo cinese Jianwei Xun, con il suo saggio Ipnocrazia – Trump, Musk e la nuova architettura della realtà. Secondo quest’ultimo, la distopia contemporanea non si manifesta più attraverso la coercizione violenta, bensì tramite un consumo massiccio di immagini, meme e fake news che penetrano la coscienza collettiva, alterando la percezione della realtà. Viviamo in un dormiveglia perpetuo, secondo Xun, in cui il confine tra verità e finzione si dissolve sotto l’influenza degli algoritmi che orientano desideri, trend e persino convinzioni politiche.
Se vi sembra che il pensiero di Jianwei Xun sia sproporzionato, pensate al video postato da Trump sulla sua piattaforma Truth. Quel filmato, generato dall'intelligenza artificiale, che mostra Gaza trasformata in una meta turistica da sogno, con grattacieli in stile Dubai e resort affacciati su spiagge incontaminate. Senza contare che si possono vedere Elon Musk che lancia dollari e Trump che si gode il sole accanto a Netanyahu. E ciò che è più raccapricciante non è solo il confronto con la realtà, ma anche l’inno che accompagna il video: “Niente più tunnel, niente più paura, la Trump Gaza è finalmente qui”. E, aggiungiamo noi, anche la distopia è realtà.
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