Nella notte del cyberpunk, ai margini del caos

Volendo tenere fuori la componente escatologica e/o metafisica e la tradizione immortalista che hanno accompagnato la fantascienza attraverso tutta la sua storia, i primi vagiti postumanisti “moderni” possono essere colti all’inizio degli anni Ottanta, preludio al cyberpunk e ai suoi sviluppi.

La Matrice Spezzata di Bruce Sterling mette in scena nel 1982 una civiltà post-umana interplanetaria che ha colonizzato l’intero sistema solare, dall’orbita terrestre alla cintura degli asteroidi, dalle vallate marziane alle lune dei giganti esterni. La Matrice Spezzata è il nome di questo scenario, in cui dell’antica umanità terrestre sopravvive solo un ricordo che si fa di giorno in giorno più labile. I nuovi uomini del XXV secolo sono scienziati, artisti o mercanti che vivono in habitat spaziali e hanno abbracciato una delle due dottrine dominanti: quella dei Plasmatori, con la loro capacità di manipolare geneticamente gli organismi viventi, e quella dei Mech, che invece si affidano alla tecnologia protesica degli innesti cibernetici per potenziare il proprio corpo ed estendere le proprie facoltà neurali. I rapporti tra le due parti sono tese e l’iniziativa commerciale – rilanciata dal contatto con una civiltà aliena interessata a scambi e investimenti nel sistema solare – è condizionata da un clima da guerra fredda su scala stellare. Di generazione in generazione assistiamo alla progressiva disgregazione di questo già complesso sistema, con l’emersione di nuove correnti politiche, nuove linee di pensiero e nuove iniziative che portano all’ulteriore frammentazione della Matrice in cladi e fazioni.

Dell’anno successivo è Superluminal, di Vonda McIntyre , che ci trasporta in un universo straordinario, in cui convivono dirigibili e viaggi iperluce, supertecnologie, cyborg e cetacei intelligenti. Una scorribanda folle in cui si assapora il gusto della fantascienza migliore, a firma di una grandissima scrittrice. Come sostiene Salvatore Proietti nella sua postfazione all’edizione italiana, si tratta di un’opera rivelatrice, poiché dimostra “quanto certe preoccupazioni siano inerenti alla storia della SF, da moltissimo tempo”, prima che si cominciasse a parlare di fantascienza «postumana».

Nel 1985 segue La musica del sangue , in cui Greg Bear riesce a coniugare biotecnologie e teorie della coscienza, intelligenza artificiale e nanotecnologie. Il romanzo, fortemente debitore verso la Teoria del Punto Omega di Teilhard de Chardin, presenta la trascendenza della civiltà umana su un diverso piano dell’esistenza a opera dei nuclei senzienti di materia cellulare (i noociti) sviluppati in un esperimento di laboratorio e presto sfuggiti al controllo del loro creatore. Bear, autore sempre molto accurato sotto il profilo scientifico quanto nella caratterizzazione dei suoi personaggi, propone così una delle più estreme e folgoranti anticipazioni degli scenari che diverranno topici per il postumanesimo, da una propria personalissima intuizione della Singolarità Tecnologica alla minaccia del grey goo (la palta grigia nanotecnologica in grado di assimilare ogni cosa e portare alla distruzione della biosfera).

Bear tornerà a questi scenari transumanisti nel 1990 con La regina degli angeli , dove in seguito a vorticosi mutamenti socio-tecnologici si sono affermati nuovi strati sociali sulla base di una classificazione psicologica e l’alba del 2048 ci mostra intelligenze artificiali che acquisiscono coscienza e scienziati che, grazie ai prodigi delle nanotecnologie, riescono a interfacciarsi direttamente con l’universo interiore dei loro pazienti; e successivamente con /Slant , ambientato nello stesso universo del titolo precedente, narra vicende che si svolgono sette anni più tardi, in un 2055 che comincia a rivelare i primi inquietanti fallimenti delle terapie di riabilitazione psicologica illustrate ne La regina degli angeli e i segnali ancora più cupi di una cospirazione ordita da un gruppo di potere occulto. Ancora nanotecnologie e intelligenze artificiali, con l’aggiunta di mondi simulati, per un romanzo che ormai si ascrive a pieno titolo nel corpus dei lavori che hanno dato forma all’immaginario post-cyberpunk e postumanista.

Lo stesso discorso vale anche il successivo dittico, formato da Il risveglio di Erode e I figli di Erode (curioso caso di slittamento culturale, dato che i titoli originali facevano riferimento alla scienza piuttosto che al catechismo: Darwin’s Radio e Darwin’s Children, rispettivamente del 1999 e del 2003, il primo vincitore del premio Hugo nel 2000 ), in cui viene portato in scena il conflitto evolutivo tra gli “umani all’antica” e una generazione di mutanti che ne mette involontariamente a repentaglio la sopravvivenza.