È a una “Generazione X-Files” più cresciuta o a una nuova generazione di possibili fan che si rivolge il nuovo lavoro di Chris Carter, X-Files - Voglio crederci? L’enigma di tutto il film, il secondo della serie cinematografica tratta dall’acclamatissimo cult televisivo degli anni Novanta, sta tutto qui. "Negli ultimi anni, mi ha colpito vedere che, quando parlavo con i ragazzi che andavano al college, molti di loro non conoscevano il telefilm" spiega Carter, l’ideatore – regista – produttore della serie. "Un ventenne di oggi era troppo giovane quando la serie è iniziata sedici anni fa. Quindi, c’è tutto un nuovo pubblico per X-Files. E questo film è stato realizzato per soddisfare loro, così come i vecchi appassionati".

La prima puntata di X-Files venne trasmessa per la prima volta sul canale FOX il 10 settembre del 1993 proseguendo per nove stagioni fino al 2002. Perciò il primo film tratto della serie, che uscì nel 1998 per la Twentieth Century Fox, faceva ancora pienamente parte della continuity del telefilm, costituendone più che altro un episodio allargato (tra la quinta e la sesta stagione, per l’esattezza). Voglio crederci cerca di fare di più ma non riesce a evitare la nostalgia che lo rende più un ritorno alle origini o un patetico amarcord che un vero, appassionante nuovo capitolo della serie o – ancor di meno – un buon film di fantascienza che si regge anche da solo.

Richiami, ricordi, rimpianti sono disseminati dentro e fuori dal film, a partire dal titolo: Voglio crederci era lo slogan di un poster che Mulder aveva appeso nel suo ufficio dell’FBI. Per Chris Carter il divertimento è stato quasi più il ritornare a girare con la coppia più affiatata della televisione americana che il dirigere un nuovo film: "Il primo giorno delle riprese, quando ho visto lavorare insieme David e Gillian, mi sono venuti i brividi… Vederli lavorare era come rimettere assieme una famiglia", ha rivelato il produttore.

E rimetterla insieme non è stato facilissimo, nonostante l’estrema volontà di entrambi. David Duchovny e Gillian Anderson hanno da subito detto sì al progetto: il primo faceva pressioni per tornare nei panni di Fox Mulder fin dalla conclusione della serie, nel 2002; la seconda non se l’è fatto ripetere due volte ma entrambi hanno poi scoperto che tornare nei rispettivi ruoli di Mulder e Scully era più facile a dirsi che a farsi. "Pensavo che sarei tornato a Mulder in maniera molto naturale, ma all’inizio interpretare il personaggio mi sembrava un po’ strano. Non volevo compiere dei cambiamenti drastici nel mio modo di incarnarlo, perché il personaggio è molto conosciuto. Ma ovviamente io ora sono più vecchio, così come lo è Mulder, quindi le cose dovevano cambiare", ha detto poi Duchovny. Mentre Anderson, che dopo X-Files si è gettata in ruoli quanto più variegati possibili per non essere etichetta a vita solo come Dana Scully, ha faticato a riprendere il suo stile di sempre. Ma la scintilla si è riaccesa ben presto e dopo un po’ è sembrato a tutti naturale ritornare in quei vecchi panni.

A facilitare le cose è stata l’idea dei due ideatori del film – Chris Carter e il co-sceneggiatore e produttore Frank Spotnitz – di tornare a girare nella storica location di Vancuover, abbandonata al termine della quinta stagione della serie per la più canonica Los Angeles. Come ha affermato Spotnitz, "rivisitare X-Files ci ha dato l’opportunità di ritrovare anche dei volti familiari e degli amici che avevamo perso di vista. Quando io e Chris abbiamo scritto il film, abbiamo pensato di girarlo a Vancouver e di sfruttare le location che ci sono nella città e nei suoi dintorni, che hanno soddisfatto completamente le nostre aspettative". Dunque ancora un ritorno alle origini, che non impedisce di vedere volti nuovi nel film. L’attrice Amanda Peet, ad esempio, interpreta il ruolo dell’assistente agente speciale Dakota Whitney, a capo di una squadra dell’FBI sulle tracce di un serial killer, che chiede a Mulder di aiutarla a risolvere il caso grazie alla sua esperienza nel paranormale. Il paranormale, infatti, irrompe subito nella scena anche grazie a un altro caratterista interpretato dall’attore scozzese Billy Connolly nei panni di padre Joseph Crissman. È lui che ritiene possibile risolvere il caso grazie alle proprie capacità extrasensoriali, nonostante la sua figura controversa gravata da accuse di pedofilia. Un personaggio complesso che Carter ha voluto da subito inserire nella storia, tagliando la figura proprio sull’esperienza di Connolly del quale il regista ha più volte ammirato le performance. Inoltre, nell’équipe dell’FBI c’è anche spazio per il nuovo agente Mosley Drummy, impersonato dal rapper americano Alvin Joiner detto Xzibit, presentatore di un programma di successo sulla MTV americana.