- Ma certo, Pomahuanca. Lei ha dimostrato la capacità di un vero uomo peruviano partecipando alla esplorazione dello spazio. Su, sempre più su, come diceva il vostro pioniere dell'aviazione, il pilota Jorge Chàvez!

- Di quale capacità mi parla, capitano? Della capacità di lavorare in una miniera? Della capacità di trascinare un aratro? Della capacità di essere servo in casa di un bianco?

Anatolio finì la frase senza rendersi conto che la sua voce era diventata stridula.

Il capitano mantenne il suo sorriso. Anatolio sospirò. Aveva già rivolto le stesse domande ad altri bianchi e le reazioni erano state diverse. Qualcuno si ritirava in silenzio, altri lanciavano insulti. Anatolio preferiva questi ultimi, perché almeno, manifestavano i loro sentimenti.

Il capitano era uno dei peggiori: apparteneva a quelli che credevano che bianchi e nativi convivessero già in armonia, come se i secoli di storia avessero cancellato le ferite del passato. Nei libri e nei discorsi ufficiali non si parlava più d'invasione o di conquista ma di un incontro di due mondi o di due culture: sembrava incredibile che i bianchi credessero alle loro stesse menzogne.

- Ci sono bianchi, come dice lei, che si occupano anche dei lavori di cui lei parla. In ogni caso, il lavoro ci rende degni.

- Ma quei lavori li danno sempre a noi! Perché non ci lasciano essere presidenti, ministri o ambasciatori?

- Tutto a suo tempo, Pomahuanca. Mi dispiace che le cose siano state diverse per noi due, che dobbiamo essere schiavi del nostro passato.

- Ma di quale schiavitù parla? Essere proprietari, impresari o militari è schiavitù? Condurre macchine di lusso è schiavitù? Apparire in televisione è schiavitù? Non è cambiato nulla, capitano, noi saremo sempre i conquistati e voi i conquistatori.

- Allora come spiega la sua presenza qui, Pomahuanca? Come spiega il fatto che sua educazione sia stata interamente gratuita e che abbia potuto fruire dei più alti standard nelle migliori università? E il suo servizio sanitario? E perché non parliamo di questa missione? Secondo la sua logica soltanto i bianchi, come le piace chiamarci, dovrebbero farne parte, no?

Anatolio Pomahuanca tremava di odio e di rabbia. Chiuse i pugni, e lasciò che i suoi pensieri uscissero liberamente dalla bocca: potevano fargli quello che volevano, castigarlo o degradarlo. Almeno avrebbe avuto la soddisfazione di dire al capitano quello che veramente pensava.

- Per voi io sono soltanto un ornamento! Un simbolo! Volete solo annunciare che avete portato un peruviano nello spazio! Così, tutti crederanno alla balla della convivenza armoniosa!

Dalla faccia del capitano scomparve il sorriso. Gli occhi diventarono minuscole righe parallele, senza colore e la bocca gli si chiuse in una linea stretta. Ripiegò le sue appendici uditive e si diresse verso la sala di commando. La sua pelle squamosa mancava completamente di colore, eccetto per il pennacchio blu che quelli della sua specie portavano sulla testa. Per questo, i pochi terrestri che erano sopravissuti alle guerre di conquista degli invasori dello spazio li chiamavano "bianchi".

- Lei si può ritirare, Pomahuanca. Sia pronto per il prossimo turno - disse il capitano, congedandolo con un gesto delle sue mani membranose.