Se non si sta bene attenti, o se lo si sta troppo, a passare da uno strumento all’altro dei sottomarini di Dangerous Waters si corre addirittura il rischio di avere una crisi di claustrofobia. E se non è realismo questo... In verità, Dangerous Waters è un simulatore bellico a tuttotondo e i sommergibili, diesel e nucleari, sono solo una parte delle piattaforme accuratamente ricostruite e controllabili nelle partite. Il videogame - realizzato da Sonalysts, azienda americana che da una trentina d’anni rifornisce la marina statunitense di tecnologie informatiche e programmi di addestramento - presenta anche varie unità aeree e navali appartenenti alle forze armate dei tre paesi coinvolti nella campagna, un insieme di scenari di battaglia legati da una trama dal sapore techno thriller. Nella acque pericolose del titolo si incontrano americani, russi e cinesi. Al largo della Siberia orientale, si è raccolta una flotta di ribelli fedeli ai vecchi capi militari sovietici. Mentre il Cremlino cerca disperatamente di trattare la rivolta come una questione interna, le altre superpotenze scelgono di non seguire gli avvertimenti propagandati da Mosca. Sommergibili statunitensi e cinesi si dispongono nel Pacifico, divenuto fragile scacchiera dove, tra antichi rancori e nuove tensioni, si giocano gli equilibri mondiali. La campagna di Dangerous Waters consente di vestire le divise delle quattro fazioni: Usa, lealisti russi, ribelli russi e cinesi. Il suo sviluppo è nel complesso predeterminato (nell’avvicendamento delle ambientazioni), anche se si può intervenire direttamente e indirettamente sull’evoluzione dello scenario attraverso le proprie azioni. Ciò ha permesso agli sceneggiatori del videogame di studiare missioni sempre in grado di sorprendere, con continui capovolgimenti che aiutano a mantenere il giocatore con il fiato sospeso. Oltreché di fare di Dangerous Waters non solo un simulatore in senso stretto, ma appunto anche un prodotto di intrattenimento, per quanto complesso esso sia.

Il manuale vero e proprio, in inglese, è contenuto su cd, in formato elettronico (il classico pdf per Acrobat Reader), e consta di qualcosa come seicento pagine. Il bigino, in italiano, con un centinaio di pagine serve per prendere confidenza con i comandi essenziali e la struttura del programma Sonalysts, ma con quello non si va lontano. L’unica concessione ai novizi è data dalla possibilità di attivare una serie di aiuti elettronici, che rendono meno duro l’impatto con la selva di pannelli e procedure (alcuni ordini si possono dare con il microfono, grazie al sistema di riconoscimento vocale) la cui perfetta conoscenza risulta indispensabile per muoversi coi sottomarini Usa classe Seawolf e Los Angeles, quelli russi Kilo e Akula, la fregata lanciamissili Oliver Hazard Perry, l’elicottero polivalente MH-60R e l’aereo da ricognizione P3-C Orion. Sono queste le sette piattaforme aeronavali che Dangerous Waters simula fin nei minimi dettagli e permette di controllare in ogni aspetto, tanto in single quanto in multiplayer (anche cooperativo, sullo stesso mezzo, ciascuno con il proprio compito), potenzialmente infiniti grazie a un ottimo editor che ha già dato modo ai fan di creare interessanti scenari aggiuntivi (uno, ispirato a Uragano rosso di Tom Clancy, è contenuto nel cd extra dell’edizione europea di Dangerous Waters pubblicata da Black Bean). Sicuramente emozionante e rigoroso, come l’esperienza di comandare un sommergibile in profondità, con nient’altro davanti che gli strumenti. Tra qualche anno, in un mercato dove le simulazione boccheggiano, farà piacere ricordare il simulatore Sonalysts come un grande classico che ha resistito alle mode dei suoi tempi.