Un horror western alla John Carpenter con frattaglie di Peter Jackson, George A. Romero, Tobe Hooper e Sam Raimi. Resident Evil non ha costruito il suo successo sull’originalità. Piuttosto che inventare approcci nuovi al genere, la saga Capcom ha sempre preferito riutilizzare quanto di buono c’era attorno. Nel 1996 portando su PlayStation una rivisitazione splatter di Alone in the Dark; adesso spostando maggiormente l’accento sulle pallottole e mutuando le sue componenti, ludiche e iconografiche, dalle fonti più disparate. Ciò non toglie che la traduzione di avventura dell’orrore firmata Resident Evil rappresenti, ieri come oggi, un paradigma destinato a far scuola, cui tutte le produzioni successive saranno obbligate a tener conto e del quale già ora si scorgono i figliocci all’orizzonte.

Resident Evil 4 è la sintesi digitale del videogame di azione contemporaneo operata setacciando un ricco bagaglio di esperienze, messe al servizio del miglior intrattenimento interattivo da salotto. Un pizzico di Metal Gear Solid e del suo walkietalkie (ma assai meno invasivo), una grattugiata di Splinter Cell e della sua prospettiva di tiro posta sulla spalla del protagonista, i quick time event di Shenmue, il legame tra personaggi di Ico, un vagone di citazioni cinematografiche. A dire il vero con Metal Gear Solid - specie con il terzo capitolo Snake EaterResident Evil 4 ha molti punti di contatto. Sostanzialmente, entrambi sono quanto di più vicino a Hollywood esista al momento su console. In comune il best seller Konami e quello Capcom hanno un’attenzione maniacale ai particolari che si riflette in ogni ambito, dalla direzione artistica alle sfumature nella giocabilità. Ci sono inoltre l’eccellenza tecnica e audiovisiva e l’apparente volontà di articolarsi come film interattivo, seppure in ottiche pressoché antitetiche. Resident Evil 4 privilegia l’azione, Metal Gear Solid 3 la narrazione; il primo poggia il suo racconto sul canovaccio dei b-movie, l’altro tesse un intrattenimento più pretenzioso.

La trama di Resident Evil 4 esce per un attimo dal vivo della telenovela di Umbrella & Co, che ha caratterizzato la serie fin dall’esordio, e si concede una vacanza tra gli orrori di una non meglio precisata località della penisola iberica. Attore principale della vicenda Leon Scott Kennedy, il poliziotto conosciuto in Resident Evil 2 che ora lavora come guardia del corpo alle dirette dipendenze del presidente Usa. La missione di Leon è liberarne la figlia, rapita da una setta di esaltati, ma la storia diventa presto più ingarbugliata di quel che sembra senza comunque avanzare – come tradizione - grosse pretese. Per riuscire nell’impresa, si dovrà così vagare per villaggi, laghi, castelli, antiche rovine e laboratori, non incontrando mai traccia del marchio di fabbrica di Resident Evil: gli zombi. Una distinzione prettamente formale, dato che specie di morti viventi, ingegneria genetica, creature dallo spazio e amenità varie a cui far saltare la testa non mancano di certo. Anzi, il bestiario di Resident Evil 4 è uno dei più riusciti, dal pazzo con la motosega (evidente omaggio a Leatherface) al troll gigantesco (Il signore degli anelli di Jackson?), dal mostro di Lockness alla tentacolare Cosa di Carpenter, che si mostra in una rimessa, tra fuoco e fiamme. La potenza visiva del videogame è un unicum impressionante. La regia non allenta un attimo la tensione, schiaccia sul ritmo continuamente, inserisce nel sentiero lineare delle sparatorie una dietro l’altra una serie di situazioni topiche memorabili. E non si dimentica di spettacolarizzare al massimo ogni scena del suo frullato sanguinolento, da bersi tutto di un fiato nei panni sporchi e strapazzati di un cowboy solitario. Un concentrato di emozioni forti ed esaltazione, dal primo caricatore ai titoli di coda, una ventina di ore dopo. Nonostante il dito accarezzi di frequente il grilletto, il gioco della sopravvivenza ricorda sia meglio non eccedere con lo spreco di piombo, pena chinare il capo di fronte alle orde agguerrite di nemici, ben più numerosi delle precedenti esperienze. D’altro canto, Resident Evil 4 è anche la più divertente mattanza di mostri che sia mai girata – interattiva - in tv. Esagerato ed esagerare quindi gli calzano a pennello. Come calza a pennello il sistema di controllo studiato per Leon. Derivato dal passato, inizialmente rigido per la mancanza del movimento laterale (strafe) che coccia con la telecamera libera in terza persona (in luogo delle classiche inquadrature fisse), si rivela infine opportuno per non banalizzare gli scontri a fuoco. Entusiasmanti e con qualche brivido extra regalato da handicap come quello già descritto, tengono conto delle zone di impatto dei proiettili. É perciò possibile disarmare gli avversari mirando alle mani, rallentarli sparando alle gambe oppure, in alcuni casi, eliminarli centrando la testa. Per comprendere l’attenzione che gli autori hanno riservato ai vari aspetti del gioco, basti pensare che le animazioni di morte del solo Leon sono decine. Il valore produttivo dell’opera ha pochi uguali nel panorama dei videogame. Quattro anni di sviluppo su quattro versioni differenti del gioco hanno dato buoni frutti, considerando anche che lo spirito caciarone della serie risulta intanto cresciuto in modo esponenziale. E se è vero che, con la sua andatura marziale, il “quarto” episodio di Resident Evil ha perso parte dell’atmosfera lugubre e opprimente delle origini, è altrettanto vero che i tempi sono cambiati e l’intrattenimento di Resident Evil di conseguenza. Vuoi vedere che la lentezza delle prime avventure era un difetto dell’epoca edulcorato dalla nostalgia canaglia? Rischiando di essere tacciati di eresia, con nella pancia tanti pasti macabri in casa Capcom, viene da pensare che Resident Evil 4 sia forse il più Resident Evil della saga. Quello che avrebbe sempre voluto essere, prima non poteva e ora necessariamente è. D’altronde l’orrore Resident Evil l’ha sempre risolto con le maniere forti. E qua lo si prende proprio a calci nel sedere.

Attualmente sono due le versioni del gioco disponibili: per GameCube e per PlayStation2. Resident Evil 4 è stato studiato con in mente lo hardware della console Nintendo. Su GameCube il comparto audiovisivo raggiunge i massimi livelli per pulizia, ricchezza poligonale delle scene, fluidità ed effetti speciali. La riduzione PlayStation2 del gioco è comunque encomiabile ed eseguita con perizia. La veste grafica non subisce grossi ridimensionamenti e il colpo d’occhio rende giustizia all’originale, conservando alcune delle viste più spettacolari dell’attuale generazione console. A uno sguardo più attento si scoprono i trucchi con cui Capcom ha mascherato i tagli nel passaggio da GameCube a PlayStation2, come l’addio all’illuminazione dinamica e altre magie tecnologiche non fondamentali, ma capaci di donare maggiore densità agli ambienti. Per sopperire a queste mancanze, l’edizione PlayStation2 gioca la carta degli extra esclusivi. In particolare, un’intera mini avventura con un personaggio secondario (presenza nota agli appassionati della saga), che permette di leggere Resident Evil 4 da una diversa prospettiva e comprendere meglio certi eventi.