Il selciato della piazza principale dell'abitato era coperto da uno strato uniforme di paglia e di sterco animale. Addossati alle casupole dei borgatari, carretti trainati da somari trasportavano balle di fieno, rotoli di tessuto e altre mercanzie dozzinali.

Gli occhi attenti di Eymerich cominciarono a registrare ogni dettaglio. Subito l'inquisitore si rese conto della stranezza: molti tra gli abitanti di MontPopon avanzavano per le stradine del borgo reggendosi su approssimative stampelle, con atroci smorfie di sofferenza dipinte sul viso. Anche coloro che camminavano sulle proprie gambe muovevano gli arti inferiori in modo innaturale, contorcendo le caviglie nei calzari e ansimando, quasi temessero di poggiare per terra la pianta dei piedi.

Eymerich rimase a lungo nell'ombra a osservare. Nell'aria aleggiava una sensazione di pericolo, di malessere, una presenza che l'inquisitore poteva cogliere distintamente. Di certo, pensò, intorno a lui il Maligno era all'opera. Ma adesso, col suo arrivo, l'eterno avversario avrebbe scontato il fio del suo miserabile ardire.

Scelse la meno fetida tra le locande ed entrò con passo deciso. Sprecò con l'oste solo le parole necessarie per prendere in affitto una stanza, e salì quindi speditamente al piano superiore.

La camera era doverosamente lercia. Sul pagliericcio, una quadriglia di pidocchi stava eseguendo un minuetto al lume di candela. Eymerich si tolse con cura il mantello, ripiegò accuratamente la tonaca e lo scapolare sull'omino stendiabiti Foppa Pedretti che portava sempre con sé, e si dispose a passare la notte rannicchiato sull'inginocchiatoio.

Prima di addormentarsi, però, decise di consumare il pasto che l'oste, secondo le istruzioni, aveva lasciato fuori dalla porta. Eymerich scoperchiò la ciotola di terracotta e vide che si trattava di una minestra di legumi e un trancio di tonnina. Mormorò una preghiera in ringraziamento, impugnò il cucchiaio di legno e ingurgitò il tutto senza particolare appetito, progettando piani per l'indomani. Poi versò acqua dalla brocca e si lavò accuratamente le mani, fece i gargarismi, il bidet, si passò il filo interdentale tra i molari e si nettò le unghie dei piedi. Si rasò con un coltello Ghilettus a doppia lama, si spazzolò il mantello eliminando anche la più piccola particella di polvere, si pettinò i capelli e sistemò la tonsura con una forbicetta e la gommina. Ancora insoddisfatto, si mise carponi e cominciò a eseguire le trenta flessioni serali che il trattato Opus de fide catholica adversus pinguaetudinis et aernias de discus di Alano da Lilla raccomandava vigorosamente agli inquisitori generali.

Una flessione, un respiro, una flessione, un respiro...

- Cheppalle! - esclamò una voce - Non si potrebbe passare alla scena successiva, una buona volta?

Eymerich balzò immediatamente in piedi.

- Chi ha parlato!? - intimò.

La stanza era deserta. L'inquisitore spiò fuori dalla porta. Nessuno.

Presenze demoniache, pensò. Nulla che un bel rogo non fosse in grado di disperdere.

E riprese le flessioni. Fino all'ultima. Poi si addormentò.

Fu destato da un rumore improvviso in piena notte. Controllò la clessidra Swatch regalatagli da Papa Clemente: era il mattutino meno dieci. Con i nervi tesi, Eymerich corse in silenzio verso la finestra. Dall'imposta socchiusa filtrava la luce di numerose torce.

L'inquisitore aguzzò le orecchie, e con raccapriccio colse il grido proveniente dalla strada.

- Zantys! - implorava un frastuono di voci - Proteggici, grande Zantys! Salvaci!

Eymerich gettò un rapido sguardo in strada, e la visione che colse fu orrenda.

Chiuse d'istinto le imposte e corse a impugnare il crocifisso visigoto con la scritta Made in Taiwan che portava sempre con sé. Respirò a fondo prima di calmarsi. Ormai la stanchezza era svanita, e d'altronde non avrebbe più potuto chiudere occhio, dopo quanto aveva visto. Indossò di nuovo gli abiti da domenicano, si gettò in ginocchio e intonò sommessamente la compilation di salmi da vecchio testamento che aveva inciso dietro contratto, e che la Casa Editrice pensava di dare in omaggio allegato al Trattato Giuridico sull'Inquisizione ormai in via di stampa.

Le grida, giù in strada, continuavano. Ma Eymerich, a denti stretti, sdegnosamente si imponeva di ignorarle.

- Per questo l'ira del Signore si accese contro il suo popolo, stese la mano contro di lui e lo percosse. - ringhiò sottovoce - I monti tremarono, i loro cadaveri furono come carogne in mezzo alle piazze. Con tutto questo il suo furore non è cessato e la sua mano rimane stesa. Psalm duodecimus. In nomen tuum...

- 'sti cazzi! - echeggiò di nuovo la voce senza un corpo - Basta con questa lagna da parrocchia! Non ce ne frega niente! Fateci vedere cosa succede fuori dalla finestra, piuttosto!

- Taci, Satana! - sibilò Eymerich, furente - Non riuscirai a confondermi. Supererò la prova di stanotte, e domani conoscerai attraverso di me l'ira del Signore.

E proseguì. - Nec occidas quisquam ex hominis ut postea ad castra pervenitur usque tandem Catilina semel in anno licet insanire Gallia divisa est in partes tres...

La notte fu molto lunga.

4 - La rivelazione

Quando la tenda venne scostata, il muro di giornalisti sportivi sembrò ondeggiare. Ferrante, della Gazzetta dello Sport, diede una gomitata al collega Ascani. - Hai visto? Si è presentato. Mi devi una cena. - Devo ancora sentirlo parlare. - mugugnò l'altro, contrariato.

Alex Del Piero sedette sul palchetto posto davanti ai giornalisti. I suoi medici personali presero in consegna le stampelle, il fisioterapista si sistemò alle spalle del giocatore senza smettere un istante di massaggiarlo. Due dei suoi procuratori gli si disposero a fianco con due grandi ventagli di piume di struzzo, mentre il terzo (un avvocato fiscalista di Busto Arsizio) si mise a quattro zampe a mo' di sgabello, in modo che il campione potesse tenere sollevato il piede bendato.

- Cosa è successo, Alessandro? - chiesero all'unisono gli inviati del Corriere dello Sport e del Guerrin Sportivo. - Perché hai lasciato il ritiro?

Fu come il segnale dello starter. Immediatamente, tutti i giornalisti si alzarono in piedi e cominciarono a chiocciare.

- Quando potrai tornare in campo?

- Di che natura è il tuo infortunio?

- Confermi che si tratta di una reazione agli anabolizzanti?

- Si dice che hai esagerato con gli steroidi. E' vero?

- Perché le analisi mediche sono state tenute segrete?

- Perché?

- Perché...?