Decise di lasciare quel incongruo ruolo da terzo incomodo, e rimontò sulla Toyota. Prese la strada di casa, accese il cellulare e compose il numero della moglie. - Laureen?

- James? - rispose la moglie con voce irritata - Dove diavolo sei? E' tutto il giorno che ti aspetto! E non dirmi che sei stato dal tuo agente, perché gli ho telefonato e non ti ha mai visto.

- Oh, Laureen, non crederai a quanto sto per raccontarti.

- Se è per questo non ci credo mai... - brontolò la donna - Cosa c'è, qualche altro delirio catastrofico? Cos'è questa volta? Vulcani? Meteoriti? Uragani?

Lui ridacchiò. - Nooo, tutta roba superata. Questa volta ho trovato una perversione veramente fantastica. Bella, assurda e ossessionante. Insanità allo stato esiziale.

- James, voglio che tu torni a casa. - intimò Laureen - Adesso.

- Ma certo, cara. Tornerò, com'è vero che l'immaginazione ha il potere di ricostruire il mondo e di dare libertà alle verità che sono dentro di noi. Ma prima devo distruggere la Toyota schiantandomi in derapata contro un autotreno a otto ruote motrici. Vedrai, questo farà di me uno stallone. Stanotte ti stupirò.

Il cellulare emise un click, poi dal ricevitore venne il segnale di linea occupata. Stupito, James compose di nuovo il numero, ma senza successo.

Scrollò le spalle. Ci avrebbe pensato dopo: ora doveva concentrarsi nel predisporre uno scontro stradale artisticamente e eroticamente perfetto.

...

Aprì la porta di casa mentre il cielo si colorava della tinta dell'aurora, una tonalità rosea e fibrosa come una stampa cinese del periodo Han su carta di riso Shantung e canna di bambù. Il suo braccio sinistro, bendato malamente, stillava gocce vermiglie che si spandevano sullo zerbino in macchie color fragola matura ma non ancora andata a male, e magari insaporite con Cointreau e una scorzetta di limone. Gli ematomi sulla fronte e sulle spalle non gli dolevano più, ma la costola incrinata protestava a ogni respiro. In compenso, la sua attrezzatura inguinale era tosta e baldanzosa: James non ricordava di averlo avuto così duro dai tempi del liceo, quando riusciva a godere ore di intensa passione sessuale senza bisogno dell'intervento di altre forme di vita.

- Laureen? - mugolò - Scusa il ritardo, tesoro. Ho qui una bella sorpresa per te...

L'appartamento era silenzioso e oscuro. James avanzò cautamente tra le ombre.

- Dove sei, tesoro? Sei in collera con me, forse?

Entrò in camera da letto. La stanza era illuminata debolmente. Il letto era sfatto, le persiane socchiuse. Sottili mulinelli di polvere, illuminati dai raggi dell'aurora, sembravano comporre figure geometriche come graffiti novelle vague nell'aria immota.

C'era un biglietto sul cuscino. James lo lesse con stupore.

Caro James Ballard,

adesso mi hai veramente rotto le balle. Non ne posso più delle tue perversioni. Scappo con il droghiere, che al massimo mi chiede di legarlo al letto e di spalmargli la salsa tartara sull'ombelico. Porto via le mie cose. Tu resta con i tuoi libri per pazzi e non cercarmi più.

Laureen.

James si guardò attorno. I cassetti erano aperti come bocche fameliche, e vuoti come giorni solitari sulla riva di lagune triassiche. I suoi vestiti erano sparsi sul pavimento come ballerini in una rappresentazione post-moderna e crepuscolare. Sul ripiano della specchiera, piccoli cerchi nella polvere evocavano come fantasmi le suppellettili portate via. Sulla superficie traslucida l'uomo vide il suo riflesso, la camicia strappata, i lividi violacei, gli occhi iniettati di una totale insanità.

Vagò per la casa vuota in compagnia dei suoi tetri pensieri che, lentamente, sembravano mutare la sua stessa fisionomia interiore. Le tende si agitavano al vento leggero. Il silenzio era una presenza palpabile. Dal frigorifero, spento, gocciolavano liquidi come da ghiacciai in evoluzione geologica. Dallo sgabuzzino, rovistato confusamente, cumuli di riviste di moda di anni prima sporgevano sfoggiando orgogliose copertine prezzolate e coperte di polvere. Mozziconi di sigaretta macchiati di rossetto si ergevano su portaceneri art-decò come tracce carsiche di risentimento popolare.

- Be' - disse alla fine l'uomo, scrollando le spalle - Credo che potrei scriverci un romanzo... Come potrei titolarlo? "Corna dal nulla"?... Sono certo che sarà un successo.