Will Smith
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Ancora più importante è il concetto di trasparenza, che sottolinea il concetto di sicurezza. "Qualcosa di trasparente non nasconde nulla", dice Tatopoulos. "Non a caso molti edifici pubblici hanno così tanto vetro, proprio per far sentire a proprio agio i visitatori. Se i robot non possono nascondere nulla, allora vuol dire che sono sicuri". O almeno questa è l'idea...

Ma un altro beneficio dell'essere trasparente di Sonny, è il modo in cui reagisce alla luce. Sonny appare angelico solo a chi ne osservi l'esteriorità. Ma una volta posto sotto la luce, in modo che chi guarda possa osservarne anche l'interno, Sonny diviene ciò che lo stesso Tatopoulos definisce "qualcosa di meccanico, strambo, molto inquietante. Il fatto che sia trasparente gli permette di cambiare senza, in effetti, cambiare".

Il volto di Sonny ha tre livelli. C'è un primo livello interiore puramente meccanico, un secondo livello sottocutaneo simile alle ossa di un cranio umano, e un livello esteriore chiaro. Il cranio è di pelle morbida, "perciò a toccarlo risulta soffice, ma sotto è evidente che c'è uno scheletro", dice Tatopoulos.

Per distinguere Sonny (e tutti gli altri NS-5) da qualunque altro robot mai apparso sullo schermo, Tatopoulos ha creato dei "muscoli del futuro" per i meccanismi delle articolazioni di Sonny, il che contribuisce ad aumentare l'aspetto antropomorfico della creatura. Nel realizzare questa musculatura, Tatopoulos si è ispirato ai recenti progressi nel campo degli arti artificiali, e in particolare a quei nuovi materiali che rispondono agli impulsi elettrici e reagiscono come veri muscoli.

Ma in ultima analisi, gli autori hanno imparato che il fattore umano era l'elemento essenziale per far funzionare Sonny. "Un anno prima dell'inizio delle riprese, eravamo seduti in un ufficio a discutere di come far muovere questo robot - se con degli effetti generati al computer, o con un tizio vestito con un costume -; ma non riuscivamo ad uscirne, perché non consideravamo l'aspetto emotivo, e affrontavamo il problema solo dal punto di vista meccanico", dice il produttore Wyck Godfrey. "Anche se il pubblico non vede Alan Tudyk sullo schermo, si rende comunque conto della personalità e dell'umanità che egli porta al personaggio".

Tatopoulos ha progettato anche gli altri robot che affollano la storia. "Anche la generazione precedente di robot, gli NS-4, è antropomorfica, ma hanno dei dettagli molto meno precisi rispetto agli NS-5", dice lo scenografo. "Sono spigolosi, ruvidi. Più o meno, possono eseguire gli stessi compiti, ma non così bene come i loro successori. Insomma, abbiamo messo in scena anche questo contrasto generazionale".

In qualità di scenografo, Tatopoulos ha dovuto anche ideare e progettare il mondo futuristico del 2035. Ogni elemento ha richiesto una pianificazione molto anticipata, in modo da decidere quali parti delle scenografie ricostruire dal vero nei teatri di posa, quali cercare a Vancouver (dove sono stati girati gli esterni del film), e quali costruire al computer.

Nella Chicago di Io, Robot ci sono due diverse atmosfere. La prima è quella del centro, piena di straordinari paesaggi metropolitani, con larghe piazze, bianche ed immacolate, grattacieli in vetrocemento scintillante; poi ci sono i sobborghi - la zona più vecchia e più povera della città.

Come ambientazione, i realizzatori hanno scelto Chicago proprio perché la sua fisionomia è quella che più da vicino soddisfa l'esigenza di Proyas di mescolare il nuovo con l'antico - con palazzi nuovissimi costruiti accanto a vecchi edifici in mattoni.