Il migliore del terzetto, a nostro avviso, è comunque l'ultimo uscito, Superstizione (1999), che riprende il tema degli universi paralleli del primo romanzo, ma con uno spunto del tutto differente. I protagonisti di Superstizione sono i partecipanti a un esperimento scientifico: si tratta di evocare un fantasma, usando le procedure classiche delle seduto spiritiche, ma in piena consapevolezza del fatto che la persona il cui spirito si vuole evocare non è mai esistita! Lo scopo sarebbe quello di dimostrare che le manifestazioni connesse con lo spiritismo sono reali, ma non derivano da contatti con 'aldilà, bensì sono creazioni dovute a poteri ancora sconosciuti della mente umana. L'esperimento riesce... fin troppo bene. Il fantasma, evocato, non sembra affatto volersi sottomettere con docilità ai voleri dei suoi creatori. E, quando cominciano a morire delle persone, i sopravvissuti devono porsi la domanda: fino a che punto, creando questo fantasma, abbiamo alterato la realtà?
Il fascino di Superstizione deriva dal fatto di essere genuinamente spaventoso, pur affrontando sempre l'intera situazione da un piano scientifico, il quale, sebbene diventi palesemente inadeguato a risolvere il problema, è l'unico che i personaggi siano disposti ad accettare. Una parabola sul potere e sui limiti della conoscenza scientifica, che sarebbe potuta tranquillamente uscire dalla penna di Richard Matheson o di altri scrittori che hanno portato la fantascienza ai confine con l'occulto.
Se, per concludere, diciamo che due delle traduzioni dei romanzi di Ambrose sono opera di personaggi ben noti nell'ambito fantascientifico italiano (Vittorio Curtoni per La madre di Dio, Anna Feruglio Dal Dan per Superstizione), risulterà evidente che si tratta di libri che rientrano appieno nel canone fantascientifico.











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