Vedo, sedendo in questa Casa di Polvere, un prete e un servitore

Vedo anche un Prete di purificazione e un Prete di estasi

Vedo tutti i preti dei grandi dei.

Dall'oblio nel quale sto sprofondando mi raggiungono altre frasi prive di costrutto. Ma per il carceriere, per l'omino roditore e per il loro blaterare ho già perso ogni interesse.

- E qual era la seconda?

- Cosa?

- L'altra questione che non ti era chiara.

- Ah, sì! Le intenzioni dei finanziatori. L'aspettativa non si limita alla creazione di un clone di Gilgamesh. Giusto?

- Tu sai qual è il passo successivo.

- Già, loro non si accontenterebbero di un esercito di guerrieri immortali, vogliono di più e di meglio. Ed ecco il punto: se gli esperimenti ci confermano che replicare cellule staminali totipotenti imperiture è tecnicamente possibile, cosa importa se poi la cavia creata in esperimento alla fine tenta di uccidersi?

- La risposta si riassume in due parole: stabilità e controllo. Possedere l'arma più potente mai esistita non servirebbe nemmeno ai nostri amici finanziatori, se gli stessi non fossero poi in grado di controllarla. Cosa se ne fanno di un agente patogeno immortale, se il medesimo risulta instabile e invece di attaccare tenta di autodistruggersi. Per altro verso, un agente infettivo indistruttibile che colpisse in modo indiscriminato risulterebbe di difficile gestione e molto pericoloso per gli stessi utilizzatori. Stabilità e controllo, è da queste due cose che dipende la riuscita dell'operazione. E noi, con il clone, siamo ancora fermi alla ricerca della stabilità. Prima di passare alla manipolazione dei geni di un virus, impiantando staminali imperiture, è indispensabile che la copia raggiunga consapevolezza della propria indistruttibilità e che, soprattutto, l'accetti. Senza stabilità non potremo ottenere controllo. E questo vale per il soggetto replicato quanto per il virus che andremo a modificare. Loro di tutto questo sono perfettamente consapevoli, ed è la ragione per la quale non bloccheranno l'esperimento.

La Casa di Polvere.

Brutto risveglio.

Nausea. Schifo.

Ho sognato di un Luogo...

La Casa dove la quiete muore in oscurità totale

Dove loro bevono immondizia e mangiano pietra

Dove loro portano penne come uccelli

Dove nessuna luce mai invade la loro oscurità eterna

Dove la porta e la serratura sono coperte di polvere

La Casa di Polvere

Etana è là seduto e Sumukan

Ereshkigal è là seduta, regina di Inferno

Beletseri, lo scrivano di Inferno, siede di fronte a lei

Beletseri solleva una tavoletta e la legge a Ereshkigal.

Lei leva lentamente la testa e mi osserva

Chiede: chi ha mandato quest'uomo?

Non è questo il suo posto: non può restare!

Ho sognato di un Luogo e dal Luogo sono stato scacciato.

Poco male, oggi il tormento finisce.

E' l'ultima nausea.

L'ultimo schifo.

L'ultimo brutto risveglio.

Oggi finisce.

Oggi lo ammazzo.

Oggi.

Quando entra con la brodaglia.

Sì, è deciso, oggi lo uccido.

Quando lo sentirò armeggiare con i catenacci, mi appiattisco contro la parete affrescata e aspetto.

E lo uccido.

A morsi.

A unghiate.

A calci.

Con l'impugnatura aguzza del pennello sottile.

Oggi.

Avrei dovuto farlo ieri, o ieri l'altro, o prima, ma sono ancora in tempo.

Quando mette dentro il suo brutto muso, gli salto addosso e lo uccido.

Oggi.

La traduzione delle Tavolette è liberamente adattata attingendo a vari studi e commentari sul testo babilonese. Si è tenuto in particolare considerazione Il Poema epico di Gilgamesh di Maureen Kovacs (stampato dall'Università di Stanford, 1990).