- Brutto vento, anzi direi fumo.

L'altro non capì neanche alla lontana la metafora.

- Le due "galle" che erano sull'isola. Le hanno scoperte e hanno bruciato tutto.

Casals incassò la notizia fra il dispiaciuto e il rassegnato. - Come lo sai? - domandò.

- Le ragnatele. Hanno captato qualcosa, probabilmente la trasmissione di un coleottero sonda, e stamane c'erano tre nuovi intrecci di seta.

- E tu sei sempre convinto di sapertela intendere coi tuoi amici ragni. Non è così?

- Il primo decodificava un aereo, il secondo quasi di sicuro un incendio, e il terzo intreccio dava le coordinate geografiche.

Casals si mise a sedere, crollò quasi, sulla poltrona. - Ammesso che i tuoi ragni siano affidabili, adesso che faremo? - chiese asciugandosi la fronte con un fazzoletto a dir poco lercio.

E Jess rispose: - Immagino che aspetteremo, come sempre. Non chiedermi quanto, possono essere anni oppure giorni. E tu lo sai.

Piuttosto che soffermarsi sulla seconda ipotesi, Casals preferì pensare ancora una volta che la storia delle ragnatele fosse tutta una bufala senza nessun fondamento. La follia di un cervello scozzese reso fradicio da anni di umidità amazzonica.

Jess fece per andarsene senza neanche salutare. Poi, sulla soglia, si girò di nuovo verso l'altro, come se ne avesse letto i pensieri.

- Ah, in effetti le coordinate dei ragni erano sbagliate. Di un paio di metri almeno.

* * *

Simian inforcò gli occhiali scuri con un moto di stizza, infastidito dal riverbero del sole provocato dalle lamiere dei container. Il piper di Chiqi, appena atterrato sull'immenso ponte della Mama Hermosa, venne spinto da due marinai sotto ai teli mimetici disposti a poppa del cargo. Il ponte si prestava a operazioni di quel tipo, e allo stesso tempo si evitavano le seccature con lo zelante controllo aereo di Nepaquiras.

Chiqi arrancò verso di lui fendendo la canicola tropicale, i capelli scuri incollati alla fronte come i tentacoli di un polipo. Simian notò che tendeva a trascinare la gamba destra.

- E' stata dura? - chiese all'indio, ben conoscendo la risposta.

Chiqi si esibì in un sorriso tirato, accompagnando quella specie di smorfia con una innaturale torsione della testa. - Non più del solito. Ma sono passate troppe ore, comincia a far male.

Imboccarono appaiati le scale che conducevano ai ponti inferiori, mentre una vibrazione appena accennata della nave indicò loro che la rotta era cambiata di nuovo. Evidentemente Cabo do Bom Jesus non era più una destinazione sicura, e Simian pensò che anche per quel giorno la speranza di mettere i piedi a terra poteva gettarla nel cesso.

A parte la sala macchine, i serbatoi e gli enormi magazzini di stoccaggio, il ventre della Mama Hermosa era costituito da un unico, caotico ambiente artificiale nel quale, regina incontrastata, Yaara Pasilinna si muoveva a proprio agio tra formicai e sterminati depositi di uova, incurante degli sciami di coleotteri che si mescolavano in continuazione sulle pareti della nave, facendole assomigliare a un tessuto vivente dai colori variegati.

Solo ogni tanto le membra di qualche corpo umano non ancora maturo affioravano da quell'oceano ronzante, per poi essere subito risucchiate e scomparire.

Chiqi si accasciò sul bordo di una vasca nutritiva e attese. Yaara non lo degnò di attenzione, rivolgendo i suoi occhi color ghiaccio su Simian.

- I dati sono incompleti - chiarì la donna. - Avete esagerato all'isola, i campioni mi servivano intatti. Potrebbero essere più avanti di noi.