- Ho bisogno di una settimana di tempo macchina del mainframe! - sbraita al responsabile del Centro, che l'ascolta prono su un monitor marchiato da una titanica scritta PHILIPS, visibilmente ingigantita (non esiste in commercio un monitor col logo più grande dello schermo) per contentare l'ennesimo sponsor occulto.

- Mainframe? Tempo macchina? - ripete basito l'altro. - Dove siamo, negli anni Settanta? Mai sentito parlare di elaborazione distribuita e di Grid Computing?

Jack sibila con aria iettatoria. La macchinetta automatica del caffé esplode. L'altro si arrende all'istante. - Ok, avrai il tuo tempo macchina, però prima spiega anche a noi cosa sta succedendo, che c'è anche un'esperta della Nasa e quelli di sfiga se ne intendono.

Jack annuisce, dopodichè si lancia in una terrificante divagazione di otto ore sulla salinità degli oceani, le correnti convettive e il gradiente troposferico a cui metà del pubblico non sopravvive. Grande film!

Stacco su New York. Nonostante il gufesco "buon viaggio" del padre, Sam Hull è atterrato sano e salvo, ha partecipato alla gara di secchionaggine qualificandosi per la finale, e soprattutto ha cercato di appoliparsi con la compagna di classe bona, collezionando una serie di rimbalzi e figure di merda che nemmeno Peter Parker prima del ragno radioattivo.

Ma la tempesta incombe sulla Grande Mela. Treni e aerei sono bloccati, impossibile tornare a casa. Sam, la bona e un altro secchione accettano l'ospitalità di un fighetto newyorkese che sembra Piersilvio Berlusconi ma un po' più ricco e molto più intelligente. Costui sembra avere tutta l'intenzione di zifonarsi la bona la quale (un'isola di credibilità in un mare di stronzate) non pare affatto dispiacersene, visto che il fighetto si accende le sigarette con banconote da 1000 dollari. Sam rosica come una bestia.

Mentre sono lì a discutere, cadono in un buco della sceneggiatura e si ritrovano non si sa come sulla Quinta Strada. Piove modello Noè, il traffico è cristallizzato tipo via Tiburtina ora di punta. L'acqua sale e allaga le auto. Una tizia con un bimbo in braccio resta intrappolata in un taxi: disperata, tempesta di pugni il finestrino e grida aiuto.

Un poliziotto la sente e, invece di salvarla, dice: - Mi spiace non capisco il francese. - in una gag ributtante che nemmeno il peggior Lino Banfi si sarebbe concesso.

- Guardate! - strilla la folla. - Arriva una mega-onda dall'oceano! Sommergerà la città!

- Veramente mi risulta che Manhattan non si affacci sull'oceano, bensì sulla baia del fiume Hudson - osa protestare Sam. - L'oceano sta a più di venti chilometri. D'accordo che dobbiamo umiliare Deep Impact, ma insomma questa storia dello tsunami mi sembra una stronz...

- Zitto o ti licenzio, imbecille! - si sente urlare da fuori campo.

Sam sorride debolmente. - Mi scusi, dottor Emmerich. - Poi più forte: - Guardate! Arriva una mega-onda dall'oceano! Devo correre a salvare la mia bella!

Si lancia modello Spiderman (manca la ragnatela, ma il richiamo a Peter Parker è sempre più evidente), agguanta la bona e la porta in salvo nella Biblioteca Pubblica. Lo tsunami sommerge la Statua della Libertà, fa saltare i moli del porto in una scena ricavata in cut&paste da Godzilla, e scaglia le auto contro i grattacieli in copia carbone di Indipendence Day (Emmerich è uno specialista del riciclaggio dei rifiuti, specie i propri).

Nei locali della Biblioteca Centrale (quella di Ghostbusters, per intenderci) si radunano i superstiti. Tra questi spicca il solito barbone newyorkese negro schizzato presente in tutti i film di Emmerich: secondo alcuni si tratta del cognato del regista, per altri è l'autore delle sceneggiature, da Stargate in poi, che interpreta se stesso.