Muu urlò più forte, e tutti gli altri rumori tacquero. No, non tutti. L'orecchio acutissimo di O-Baa percepì un lieve annaspare sulla parte più bassa del tronco. Guardò giù, raggomitolandosi tutto sul suo ramo. Adesso il rumore era cessato, e O-Paa sembrava non essersi accorto di nulla. Ma stavolta la calma di O-Paa non rassicurò più il piccolo. Si era accorto, negli ultimi giorni, di riuscire ad ascoltare rumori che sfuggivano alle orecchie del capo famiglia. La bella O-Lii si mosse leggermente.

Intanto, dal cielo, la pallida U-Ua gettò sulle cose il suo sguardo cinereo. O-Baa si protese di più sul suo ramo. Il buio sotto continuava a rimanere impenetrabile, eppure O-Baa comprese. Istintivamente si ritrasse su un ramo più alto, poi la curiosità vinse la paura, e si lasciò di nuovo scivolare sulla biforcazione.

Adesso la sagoma scura di O-Gaa era visibile tra i rami.

O-Gaa aveva lasciato la famiglia quando le piante stordivano col profumo dei loro fiori. Era fuggito dopo che O-Paa l'aveva sorpreso troppo vicino alla bella O-Lii. Quella notte, il piccolo O-Baa aveva cercato di capire. L'urlo del fiori, l'ansare degli animali, U-Ua alta nel cielo, gli avevano messo in corpo qualcosa che gli formicolava nelle vene e lo spingeva a strusciarsi contro la corteccia del suo ramo fino a farsi sanguinare la pelle. Quella notte lui sentì che avrebbe voluto aver vicino la piccola O-Ree.

O-Gaa era fuggito. Tutti fuggivano di fronte al poderoso O-Paa. Ma adesso era tornato. Era tornato sapendo che il suo gesto significava la morte di uno dei due. Il vincitore avrebbe avuto le femmine.

O-Baa arrotò i denti. Quando avrebbe avuto la forza per prendere O-Ree? Lui era nato, insieme alla piccola, dalla bella O-Lii, nata a sua volta da O-Maa, e O-Paa aveva difeso i suoi piccoli contro i mortali pericoli della foresta. Li aveva difesi, pur sapendo vagamente che un giorno avrebbe dovuto lottare contro di essi per il possesso delle sue femmine. Ma questa era la Legge, e O-Paa lo sapeva. Lui aveva ucciso il padre in una notte in cui tutta la Natura sembrava essersi scatenata per rendere più grande la sua lotta. Per ore e ore si era rotolato con lui in una stretta mortale, e infine lui solo si era rialzato e aveva avuto O-Maa. Ma erano passati molti anni, molte volte le piante si erano coperte di fiori, molte volte aveva atteso il daino steso sul ramo basso di un albero, accanto a una sorgente. Com'era veloce il daino! Ma O-Paa sembrava volare, e lo raggiungeva sempre. Da qualche giorno però, le bestiole sembravano avere aumentato la loro agilità. Al tramonto, O-Paa non aveva raggiunto la preda, e adesso il giovane O-Gaa stava salendo verso di lui.

Quando O-Paa si accorse del nuovo venuto, era ormai troppo tardi. Il braccio peloso e duro di O-Gaa si chiuse intorno al suo collo. Il capo famiglia radunò le sue forze e il suo orgoglio. Una mano pesante come una clava calò sul viso di O-Gaa. Il giovane urlò ma non allentò la presa. Un dito di O-Paa gli penetrò, spietato, in un occhio, e cominciò a girare. O-Gaa urlò in un modo orribile. La foresta tacque come per il grido di Muu. Il piccolo O-Baa seguiva la lotta, ansando come se lui stesso vi partecipasse.

O-Gaa, nel tentativo di sottrarsi al dito crudele, perdette l'equilibrio e cadde, trascinandosi dietro, tra un rovinio di rami, il vecchio O-Paa.

Per qualche attimo, Il piccolo O-Baa sperò che fossero morti entrambi: cosi le femmine sarebbero state tutte sue! Ma presto il rauco grido di vittoria di O-Gaa risuonò nel buio.