Tutte le sue cose erano lì. Ma era come se Horny se ne fosse andato da un secolo, e le cose avessero cessato di appartenergli.

Trovò i reperti nell'unico contenitore chiuso. Non avrebbero dovuto essere lì. Né Horny avrebbe potuto collezionare privatamente reperti che avessero interesse storico o scientifico.

Li esaminò: erano una decina in tutto. Un paio di vasi - avevano la struttura e l'aspetto di comunissimi vasi, finemente dipinti con colori straordinariamente vivaci, ma pur sempre vasi! - una mezza dozzina di oggetti sferici, incolori, senza un'apparente funzione, qualche brocca, dei piatti. Li trovò catalogati a mano su un taccuino. Horny non aveva voluto inserirli nella Memoria Centrale, ma aveva fatto ricerche, perché accanto ad ogni oggetto erano segnate delle date e degli appunti.

E tuttavia le date avevano troppi zeri per avere un senso. Il punto del ritrovamento era il Settore X12, all'ultimo livello, a dodici chilometri di profondità e al cinquantaduesimo chilometro dal centro: una galleria cieca che era stata abbandonata subito, già al momento della costruzione di Probability, nel 2186. Perché?

Tornò alla Memoria Centrale. Richiese ogni informazione dal tempo della costruzione, ma tutto quello che riuscì a sapere fu che la galleria era stata chiusa per "presunte alterazioni magnetiche".

Ormai era notte, ma nella sala della Memoria Centrale la notte non aveva senso. Sentì lo sguardo freddo di Cecilia Sidegraw sulle sue spalle e si alzò, girandosi.

La donna era in piedi accanto alla porta, che si era aperta scivolando silenziosa, senza tradirla.

- Horny non era tipo da appassionarsi ad alcun genere di ricerca, tantomeno archeologica. Può spiegarmi i reperti? - la interrogò.

La Sidegraw ebbe una specie di sorriso, il primo che le vedeva, dopotutto.

- Conosceva davvero bene Samuel?

- Siamo stati amici.

- Ma che cosa significa in realtà siamo stati amici? E quanto può cambiare un essere umano, nel tempo? Se lo è mai chiesto?

- Devo andare dove Horny ha trovato i reperti.

Cecilia sorrise nuovamente; un sorriso acido, alla sua mancata risposta.

- Perché? - replicò, ostile.

- C'è già stata?

- Lei risponde sempre con un'altra domanda ad una domanda?

Waugh assentì appena, aspettando. La donna si mosse per lasciarlo passare.

- Ho una laurea in materia. Posso accompagnarla, se vuole.

La seguì fino al limite del Settore A1. Lì finiva la vita. Ed era molto più che una porta a tenuta stagna bloccata da un cartello che ne vietava l'apertura: era l'accesso a un altro universo.

Henry Waugh era stato altre volte all'interno di necropoli più o meno vaste, sulla Terra e su altri mondi. Qui era la stessa cosa. Probability al di là di quella porta era una necropoli.

Gli uomini che l'avevano creata, abitata, alimentata e resa viva erano già polvere; provava sempre un certo fastidio ad entrare in luoghi del genere. Era una profanazione il volersi mescolare al qualcosa, qualunque cosa fosse - alito, coscienza o ricordo - che perdura con le cose.

Dall'altra parte li aspettava un veicolo antiquato, che però si rivelò funzionante non appena la donna gli diede energia. Nel fascio pallido del faro centrale, il corridoio era una bocca buia di una galleria senza fine. C'erano soltanto due posti sul veicolo e si stava stretti; così sentiva il corpo freddo della donna contro il suo, e captava la sua abitudine a percorrere una via che doveva conoscere a memoria.

- Che cos'è Probability per lei?

La donna non si scompose. - Perché questa domanda? Lei non è uno psicologo.