Non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente il professor Vacca: non sono riuscito mai a incontrarlo, anche se in qualche occasione ci siamo sfiorati. Non posso neppure vantarmi di padroneggiare la sua opera, peraltro assai vasta ed eclettica. Da quei pochi suoi romanzi, e racconti, e saggi, e articoli, e riflessioni, e interventi televisivi che sono lieto di aver visto, ho tratto però il convincimento che sia vero quanto sul professore si dice, cioè che egli sia un geniaccio maledetto, un uomo dalla cultura e dagli attributi impressionanti, che in qualsiasi altro Paese civilizzato sarebbe da anni come minimo Ministro, mentre qui in Italia (dove, com'è noto, abbiamo i governanti che ci meritiamo) è al più vagamente apprezzato come docente e divulgatore, ma di certo non gli vengono assegnati gli incarichi e i riconoscimenti che meriterebbe: mai gli è stato concesso non dico un seggio da senatore a vita (onorificenza notoriamente attribuita solo a figure di altissimo livello, infatti il prossimo sarà Mike Bongiorno), ma nemmeno un luridissimo Premio Urania (distribuito invece senza vergogna a squallidi figuri, ancor più squallidi quando hanno il cattivo gusto di vincerlo per la seconda volta). Vituperio delle genti!

Insomma, di questo sono convinto, Roberto Vacca è un fulgido esempio di quanto sia pernicioso, per una mente brillante, nascere in Italia.

Non che con questo io voglia commiserarlo, figuriamoci: il bravo professore, dopotutto, la sua carriera l'ha fatta, e non credo sia particolarmente deluso e/o frustrato da ciò che ha ottenuto. Tuttavia, la visione delle vetrine delle librerie colme (se va bene) dei volumi di Bruno Vespa e di Francesco Alberoni piuttosto che delle opere di Vacca mi indispone. Perché, mi arrovello e non mi do pace, capolavori come La morte di Megalopoli o Il medioevo prossimo venturo devono restare felice lettura di pochi, mentre ad esempio il libro di Luciana Littizzetto (con tutto il rispetto, fa anche rima) scala le classifiche?

E poiché ormai ho deciso che devo sfogarmi, lasciatemi anche dire che se l'ineffabile ministro Letizia Moratti volesse davvero riformare l'istruzione pubblica, potrebbe iniziare raccomandando nelle scuole la lettura di quello splendido esercizio didattico che è Anche tu fisico (magari al posto dell'agghiacciante Orlando Furioso o del catatonico Gerusalemme Liberata).

Nel mio piccolo, oltre che raccomandarvi furiosamente l'acquisto dei titoli di cui sopra (Investiteli in cultura questi pochi euro, checcazzo, invece che giocarveli al superenalotto!) e rivelarvi che potete anche ordinarli in print on demand dal sito web di Vacca, mi consento una piccola complicità, azzardando una beffarda ma rispettosissima dissacrazione del professore: vi propongo perciò la parodia (un po' più demenziale rispetto agli standard della vostra rubrica preferita) che state per leggere.

Forza Vacca, dunque. E alla prossima.