All’età di trentadue anni Simon Kinberg è uno sceneggiatore molto quotato a Hollywood. Il suo script di Mr. & Mrs. Smith è diventato uno dei film più bollenti dell’estate americana grazie all’interpretazione di Angelina Jolie e Brad Pitt.

Mentre nelle sale italiane è già arrivato xXx 2, altri film come I fantastici quattro e X-Men 3 costituiranno presto altre prove del talento di questo scrittore per il cinema.

Cosa significa per lei entrare in una franchise come quella di xXx ?

Una delle cose che volevo era quella di fare di xXx 2 – The Next Level un film differente dal predecessore. Desideravamo che avesse un tono diverso e un altro tipo di azione. Nonché tutto sommato anche un altro eroe. Abbiamo ereditato molto dal primo capitolo soltanto che, alla fine, lo abbiamo trasformato in qualcosa di nostro. La mia principale responsabilità come sceneggiatore era quella di portare la mia sensibilità alla narrazione senza la storia. Sono un amante dei film di 007 con cui sono cresciuto e avevo molto ammirato il primo xXx, ma al tempo stesso avevo intenzione di scrivere qualcosa di completamente nuovo che sorprendesse il pubblico.

C’era qualche difetto nel primo film?

No, anche se dal mio punto di vista era ancora troppo bondiano rispetto a quello che in genere i teen agers di oggi possono attendersi.

Ovvero?

Che l’agente xXx fosse al tempo stesso più iconoclasta, disincantato e sovversivo. Io ho cercato di fare questo per il personaggio di Ice Cube. Tutti elementi che in verità Ice Cube porta con sé in maniera spontanea al ruolo che interpreta. Del resto sono cresciuto sentendo la sua musica rap e la prima volta che ho parlato con lui del personaggio, sapevo di avere trovato un vocabolario mutuato dalla sua biografia e dalle sue canzoni che, forse, altri sceneggiatori non suoi fans non avrebbero saputo trovare.

I film che lei ha scritto sono tutti importantissimi: da xXx 2 a I fantastici quattro. Come ci è riuscito?

Un po’ è stata una coincidenza, un po’ fortuna. Mr. & Mrs. Smith è stato scritto cinque anni fa e solo oggi è diventato realtà. Altri film come xXx 2 ci hanno messo di meno e così sono usciti in contemporanea.

Cosa significa scrivere un sequel?

Essere originali e al tempo stesso tenere conto delle aspettative del pubblico. Non puoi sceneggiare xXx 2 o X-Men 3 senza pensare a chi ha amato i capitoli precedenti. Il confronto con le aspettative, soprattutto di coloro che hanno amato i fumetti, ti mettono molto sotto pressione. La gente ha molte idee: soprattutto per serie come I fantastici quattro e X-Men 3.

Questi film, però, sono tutte franchises entrate nell’immaginario collettivo…

Lei ha ragione. Io sono cresciuto nella cultura pop. Avevo una sorta di rispetto religioso per serie tv come Miami Vice. Top Gun, Terminator e Arma Letale per me è come se fossero sacri. Questa passione mi aiutano oggi molto nel mio lavoro. La mia sensibilità si è formata a contatto con le icone della pop culture che mi aiutano a connettermi con le franchises e con il loro pubblico che perlopiù sono più giovani di me.

Questa è la maniera migliore per evitare gli stereotipi di Hollywood?

Spero proprio di sì…