Ci sono autori che passano con disinvoltura da toni cupi, drammatici a opere con accenti leggeri e ironici.

Difficile pensare a un’origine comune tra romanzi come Schiavi degli invisibili (Sinistre Barrier), dove l’umanità è inconsciamente dominata da esseri incorporei che scatenano le peggiori emozioni umane per nutrirsene, e Galassia che vai (The great explosion), o tra racconti come L’astronauta tornò solo (Bitter end), storia che sconfina nell’horror, e Sarchiapone (Allamagoosa), un racconto umoristico talmente bello da riuscire a vincere un premio Hugo, tuttavia l’autore è sempre lo stesso, il suo nome è Erik Frank Russel, scrittore inglese che ebbe un meritato successo anche sul mercato statunitense.

Galassia che vai tratta uno dei temi classici della fantascienza, quello dell’astronave che va alla ricerca delle “Colonie Perdute”, mondi sparsi nell’immensità della galassia, colonizzati da umani che hanno perso i contatti con la Madre terra.

Questo tema è stato sfruttato con ottimi risultati da diversi autori, basti citare Poul Anderson con La comunione della carne, (The Sharing of Flesh) o Bertram Chandler, con la sua serie Le vie della frontiera, ma nessuno aveva saputo trattare il tema con ironia e una sottile vena satirica come Russel.

Il titolo originale richiama l’emigrazione nello spazio seguita alla scoperta di un fantastico sistema di propulsione senza massa, proprio come in un’esplosione i frammenti vengono scagliati lontano la scoperta della propulsione Blieder permette a tutti gli scontenti, ai fanatici e ai seguaci delle più strane confessioni, sette o dottrine politiche di fuggire lontano dalla Terra, sovrappopolata e poco disposta a lasciare spazio alle libertà individuali.

Secoli dopo inizia la ricerca di questi frammenti, per riportarli nel grembo dell’Impero Terrestre, ma l’equipaggio della gigantesca astronave lanciata per esplorare la stelle scopre ben presto che non tutti gli abitanti delle colonie vogliono essere ritrovati.

Di pianeta in pianeta i terrestri collezionano una serie di incontri non del tutto positivi, sino a che non arrivano sul mondo abitato dai Gand, i seguaci di un antico uomo politico terrestre, il Mahatma Ghandi, e si trovano di fronte a una terribile arma, innocua all’apparenza, ma devastante negli effetti.

Ma niente vittime in questo romanzo, solo tanto divertimento per il lettore.

In definitiva il giudizio su Galassia che vai non può essere che estremamente positivo, si tratta di un bel romanzo che consiglio non solo a chi apprezza la fantascienza umoristica ma a tutti indistintamente.