Ci fu per tutta la sala un sommovimento di spalle e di teste che ondeggiavano senza sosta. Poi, un uragano di applausi si levò dall'assemblea e rimbalzando da parete a parete sali forzando contro il soffitto quasi volesse perforarlo. Il presidente del circolo emerse alle spalle di Donald Kusko e agitando un campanaccio si sbracciava per ottenere il silenzio. -- Amici, -- disse alla fine, quando gli riuscì di ottenere una certa attenzione. -- È necessaria una pausa di riflessione, e pertanto l'assemblea interrompe i lavori per mezz'ora. Tutti coloro che intendono partecipare al dibattito, tutti coloro che intendono rivolgere obiezioni e domande al qui presente Donald Kusko sono pregati di passare in segreteria e mettersi in lista. L'assemblea riprenderà tra mezz'ora preclsa.

-- Che te ne pare? -- continuava a ripetergli Gore Lukor con la faccia infiammata per l'eccitazione. -- Donald Kusko sa quello che dice, non è certo venuto a raccontare balle, e tu dovresti essermi grato per averti trascinato qui ad ascoltare in anteprima ciò che nei prossimi giorni sarà l'unico argomento di discussione sulla faccia della terra. Che ne pensi?

Pressato alle spalle da una moltitudine accalcata intorno al bancone del bar, Julius faticava a tenere in equilibrio il bicchierino di liquore.

-- Io non penso niente, -- diceva al colmo della confusione. -- Mi sembra tutto così ridicolo, così estremamente semplice. Sì, dico, gettare un colpo di spugna su tutta la storia ufficiale e... Insomma, chi ci assicura che Donald Kusko dice la verità?

-- Senti un po', ragazzo, -- fece Gore con aria spavalda. -- Sei un maschilista o un leccafiga?

Julius ingollò il liquore d'un fiato. -- Togliamoci di qui, -- disse spazientito. -- Cerchiamo un posto meno chiassoso.

Gore lo guidò lungo un corridoio pieno di gente, in prossimità del guardaroba dove nessuno era in sosta, poiché nessuno accennava ad andarsene. C'era, in quel settore, una fila di sedie appoggiate al muro, ed erano quasi tutte libere.

-- Stà calmo, -- esortò Gore prendendo posto e costringendo l'amico a sederglisi a fianco. -- Qui possiamo parlare tranquilli. Sputa il rospo!

Julius scuoteva la testa. -- Mi sembra tutto ridicolo, -- ripetè. -- Che dovremmo fare? Invitare le donne a lasciare i posti di comando e a dedicarsi piuttosto all'allevamento della prole? Insomma, dovremmo invertire i ruoli solo perché Donald Kusko è venuto a dirci che l'uomo non è la costola di Eva...

-- In tutto questo la religione ha un'importanza secondaria, -- cercò di spiegare Gore Lukor. -- Quel che più conta è l'idea del capovolgimento. Ci pensi? Un tempo comandavano gli uomini...

-- Ma chi l'ha detto? La storia parla della Grande Catastrofe un periodo oscuro in cui l'umanità ha rischiato di estinguersi. Tuttavia l'umanità è soprawissuta. Donald Kusko viene qui a dirci che prima non era così, che le donne hanno approfittato della nostra temporanea minoranza numerica, durata un paio di secoli, per sovvertire un ordine naturale e divino. Ma le prove? Dove sono le prove?

-- Dimentichi i reperti della spedizione.

-- Ah, i reperti. Penso che dovremmo prima vederli, e discuterli. E soprattutto, prima di. cantar vittoria, dovremmo vedere che cosa ne diranno le donne, che in quanto a preparazione scientifica sono molto più avanti di noi.

-- Sei il solito pessimista e menagramo, -- lo apostrofò Gore. -- Mai una volta che tu sia d'accordo, mai una volta che tu sia disponibile alla fattiva collaborazione per il raggiungimento del nostro scopo...

Dal fondo del corridoio giunse un intenso rumore di passi e di voci, un confuso trepestio che ben presto si trasformò in clamore assordante.

-- Andiamo, -- invitò Gore trascinandolo per un braccio. -- Andiamo a sentire il seguito.

Il primo iscritto a parlare era un giovanotto alto e roccioso, con la voce squillante, ma che, almeno a giudicare dal suo pasticciato preambolo, aveva ben poco da dire. Forse era salito sul palco spinto più dall'entusiasmo che dal bisogno d'intavolare un dibattito. Si limitò a declamare una serie di slogan che ebbero però il potere di infiammare ancor più l'assemblea, già sovreccitata dal discorso di Donald Kusko. Quest'ultimo, seduto accanto all'oratore, annuiva ad ogni sua parola con decisi movimenti del capo e suggellava la chiusa di ogni slogan calando sul tavolo un pugno secco e rabbioso.

La folla sembrava impazzita. -- Donald! -- urlavano i più scalmanati. -- Dicci che cosa dobbiamo fare. Dobbiamo mettere subito la museruola alle nostre mogli? Dobbiamo cambiare la targhetta sulla porta di casa? Dobbiamo sculacciarle a dovere e consegnare loro strofinaccio e scopettone? E a letto? Cosa dobbiamo fare a letto? Lasciare, come sempre, l'iniziativa a loro, o finalmente dominarle, metterle sotto una volta per tutte?

Donald Kusko sorrideva, visibilmente compiaciuto. Intanto, altri oratori si succedevano sul palco con i loro sconclusionati interventi, altra paglia che finiva sul rogo di un incendio ormai indomabile.