Julius stentava a credere a quanto andava leggendo. Avvertiva il sarcasmo, I'ironia, il gioco compiaciuto dell'assurdo capovolgimento, e tuttavia gli sembrava che l'artificio travalicasse i confini del buon gusto, anche se sua moglie l'aveva assicurato del contrario. Non si era mai permesso di discutere i giudizi di Nora, ma questa volta non se la sentiva di darle ragione.

Quando Tatiana entrò nel soggiorno, lui chiuse il libro e mosse incontro alla figlia. -- Com'è andata la scuola?

-- Bene, -- rispose la bambina con aria assente.

-- Bene davvero?

-- Ma sì, ho preso un bel voto in storia.

-- Vai a lavarti le mani. E poi intrattieniti un po' con Loris, nella stanza dei giochi. Ti raccomando di socializzare il più possibile. Sei già grandicella e non dovrebbe sfuggirti l'importanza di socializzare col fratellino. Dov'è Terence?

-- In cucina, credo.

Julius uscì dal soggiorno e incrociò il domestico nel corridoio.

-- Buongiorno, signore. È tutto a posto, anche il pesce mi sembra cotto a puntino. Posso congedarmi?

-- Terence, ho bisogno di un favore. So che oggi è il tuo pomeriggio libero, ma io... io ho un impegno che non posso assolutamente rimandare.

Terence sollevò i sopraccigli, visibilmente contrariato. Ma non disse nulla. Allora Julius incalzò: -- Non si potrebbe spostare a domani il tuo turno di libertà?

In preda al timore riverenziale, il domestico balbettò qualcosa che Julius non riuscì a decifrare. -- Hai già un impegno anche tu, vero? Con una bella ragazza scommetto. Da qualche tempo vedo ronzare qui sotto una brunetta con la divisa del servizio d'ordine, una capo-pattuglia...

Terence arrossì come un gambero. Julius gli porse una banconota. -- Rimanda il tuo appuntamento a domani, Terence. E sii prudente: le donne del senizio d'ordine sono quelle che sono, sempre in cerca d'avventure... Ti aspetto per le quattro, come al solito.

Terence prese la banconota e si accomiatò con un goffo inchino.

Dalla stanza dei giochi giungeva un fracasso d'inferno.

-- Ma che succede? -- gridòJulius spalancando la porta. Loris era in lacrime, e Tatiana sembrava impazzita di rabbia.

-- Non vuole socializzare, -- si giustificò la bambina indicando il fratello. -- Non vuole fare quello che dico io!

Allora Julius, pazientemente, cominciò a redarguire il piccolo. -- Suvvia...-- e intanto lo blandiva con bacini e carezze. -- Suvvia Loris. Non è così che si comporta un bravo maschietto. Se c'è una controversia, devi cedere tu che sei il maschio, quante volte debbo ripeterlo? E adesso, da bravi, andate a prepararvi per il pranzo, la mamma sarà qui a momenti, arriverà stanca e non vuole sentire chiasso, mi raccomando.

Nora si affacciò sulla soglia in quel preciso istante, racchiusa nella sua irreprensibile tuta verde. Julius le mosse incontro, e lei lo sfiorò con un bacio asettico, poi si chinò a scarruffare i capelli dei bambini, un gesto che tradiva tutta la sua controllata tenerezza materna.

-- Veramente squisito, -- aveva commentato Nora alla fine del pranzo. Una larva di sorriso era afffiorata sul suo volto stanco. Poi aveva acceso una sigaretta, e aveva spinto il pacchetto in mezzo al tavolo perché anche lui se ne servisse, ma Julius aveva fatto cenno di no. E poi, lei aveva detto: -- Rincaserò tardi, questa sera, non aspettarmi per la cena.

La ditta apriva una succursale nel vecchio quartiere della città, alla ricerca di nuovi sbocchi, c'era una riunione del direttivo e lel contava di spuntarla e di vedersi finalmente assegnato quell'incarico che msegulva da tempo.

-- Andrà tutto bene, vedrai. Tua moglie non è un tipo che dorme.

E lui aveva formulato gli auguri di circostanza. Non era addentro, lui, in quei problemi di promozione, ma se Nora sosteneva l'opportunità dell'impegno, allora era giusto così, non doveva assolutamente lasciarsi sfuggire l'occasione favorevole.

-- Compreremo subito un nuovo rotocar, aveva detto Nora in tono trionfalistico. I bambini altercavano nella stanza dei giochi, in uno sciocco e inutile tentativo di socializzare. -- Mi do da fare per te, -- aveva assicurato Nora. -- Ma anche per loro, voglio un avvenire sicuro per tutti. -- E poi, ancora, aveva detto: -- Vedo che hai cominciato a leggere il libro di Donald Kusko. Che te ne pare?.

E lui: -- Ho letto soltanto qualche pagina. -- E s'era portato un dito alla tempia, battendo il polpastrello un paio di volte. -- Per me è matto da legare.

-- Un matto, sì. Ma i suoi paradossi, proprio perché assurdi, sono deliziosi.

Poi, Nora era uscita alla solita ora, come tutti i giorni. Lui aveva ripreso la lettura del libro, spulciando brani qua e là, continuamente disturbato dal frastuono che proveniva dalla camera dei giochi. Finalmente, alle quattro, era tornato Terence a prendere in custodia i bambini. E poi...

Adesso era lì, seduto in prima fila accanto a Gore nella sala più grande del Circolo e ascoltava annoiato gli oratori che si davano il cambio sul palco in attesa di Donald Kusko, l'uomo del giorno.