1. Il Varco

– Maggiore Kramp, tutto è pronto. Ai suoi ordini!

La voce del sergente Ufarte risuona nel casco dell’armatura da combattimento. Linee di parole e complesse soluzioni grafiche vettoriali compaiono nel campo visivo, fornendo dati preziosi sulle cose, ipotizzando traiettorie, simulando effetti e fornendo analisi percentuali in continuo affinamento.

– La nave-ponte è in posizione – subentra la voce del supervisore. – La finestra è di quindici minuti prima che questa venga intercettata dalle difese automatiche. L’intercettazione è già in corso: i caccia della scorta verranno ingaggiati in tre minuti. Le proiezioni dicono che reggeranno per dodici minuti, prima che qualcuno si apra un varco e la raggiunga.

– Roger – replica il maggiore Arbogast Kramp. – Sergente Ufarte, partiamo.

– Tutti gli uomini allo sbarco! – abbaia di rimando Eridano Ufarte, diretto ai soldati.

Le scritte sul visore delle armature cambiano colore. Simboli e schemi restano inalterati, ma le parole passano da giallo a rosso, indicando l’autorizzazione all’ingaggio.

Nel grande hangar chiuso si apre una fessura grande quanto un uomo. Dieci soldati con indosso grandi armature da battaglia, divisi in due gruppi da cinque, varcano l’apertura uno alla volta. Per ultimo attraversa Arbogast Kramp, l’ufficiale in comando.

La transizione è mitigata dalle iniezioni di farmaci, gestite dai sistemi automatici dell’armatura, eppure come sempre Arbogast sente la nausea crescere fino a livelli insopportabili mentre si materializza a due anni luce dalla base di partenza.

Il panorama è del tutto simile a quello che hanno appena lasciato: un hangar anonimo con macchinari complessi e spartani. Quasi subito si apre un portello: dinanzi al gruppo si mostra una luna dall’aspetto grigio basalto, aspro e inerte. In distanza c’è un pianeta gigante dai colori accesi, in gran parte giallo, arancione e marrone, con sporadiche macchie verdognole. Altri puntini nello spazio siderale, a occhio nudo indistinguibili da stelle o pianeti distanti, vengono sottolineati dalla grafica e identificati. Altre lune e un pianeta abitato fanno minuscola mostra di sé ai margini del campo visivo.

– Rapporto – richiede Arbogast.

– Balzo completato per tutti gli uomini: tutti presenti e in adeguato stato di salute – replica il sergente Ufarte. – La finestra è confermata. Catapulte ancorate.

– Procediamo.

I soldati, coperti dalle grandi e articolate armature da battaglia, vengono fiondati nello spazio vuoto dalle macchine collegate agli arti inferiori, che si sganciano a fine corsa e spariscono nel pavimento per permettere, in un intervallo davvero breve, il lancio del guerriero successivo. Arbogast Kramp è l’ultimo ad uscire. Distaccata la catapulta e varcato il portellone, intorno a lui ora c’è solamente il vuoto. La vista a realtà aumentata gli segnala innumerevoli corpi in movimento rapido: oggetti che alla vista normale sarebbero solo minuscoli puntini, a stento visibili e indistinguibili tra loro. Il visore evidenzia con colori differenti amici e nemici, astronavi a guida automatica impegnate in un violento e silenzioso scontro.

Kramp aziona la richiesta di vettori di supporto e dalla nave-ponte si staccano dieci capsule a motore, che si agganciano alle armature da battaglia e cominciano una inesorabile quanto a stento tollerabile accelerazione. Il motore aggiuntivo li porterà ad eclissarsi dietro la luna e a cercare in seguito una rotta verso la destinazione, al riparo dai sensori delle navi nemiche impegnate in battaglia, senza sprecare le risorse delle armature.

– Dissimulazione attiva non appena saremo dietro la luna – istruisce i sottoposti il maggiore Kramp.

– Stimato alla safe zone cinque primi, all’obiettivo finale sei ore – comunica il sergente Ufarte.

– Difesa planetaria attiva, la nave-ponte verrà intercettata in 4… 3… 2… 1… nave impegnata in combattimento – interviene calma la voce del supervisore, in remoto.

– Safe zone quattro primi, predizione confermata. – La voce di Ufarte è provata dall’accelerazione imposta dalla capsula di movimento. – Stato armature regolare.

Interminabili minuti di volo accelerato, a malapena mitigato dalle tecnologie delle grandi armature da combattimento, mettono a dura prova le capacità non comuni dei soldati.

– Safe zone raggiunta… nave-ponte in eclissi dietro l’orizzonte – comunica il sergente Ufarte.

– Dissimulazione attiva in 3… 2… 1… attivata – comunica il maggiore Kramp, azionando l’apparecchiatura. I vettori di spinta si disattivano e i soldati ora sono soltanto minuscoli e invisibili punti nello spazio infinito. In distanza la battaglia tra astronavi automatiche continua violenta.

– Nave-ponte compromessa – constata Ufarte.

– Connessione con supervisore perduta – verifica Kramp. – Procediamo verso la destinazione finale come pianificato. Inserite ciclo del sonno.

– Ciclo del sonno inserito, pronti al suo ordine – conferma Ufarte.

– Ciclo attivo in 3… 2… 1…

Le tenebre si impadroniscono dei suoi sensi.