La collana mondadoriana di fantascienza Urania sta pubblicando il primo romanzo di una monumentale trilogia scritta Peter F. Hamilton iniziata nel 1996 e proseguita nel tempo con altri due romanzi altrattanto corposi e affiancata da un romanzo breve. Vista la mole di questo primo volume, The reality disfunction, tradotto come La crisi della realtà, è stato deciso di dividerlo in quattro parti (Emergenza!, Attacco!, Potere totale e Contrattacco) in uscita questa estate tra Giugno e Settembre. Se il responso del pubblico sarà positivo è probabile la pubblicazione dei successivi volumi seguendo la stessa metodologia: il secondo The neutronium alchemist uscì in originale nel 1997 ed il terzo The naked God nel 2000. Come già accennato a questi si affianca il romanzo breve Escape Route, pubblicato nel 1997. L'autore comprò la sua prima macchina da scrivere nel 1987 e racconta che nel primo periodo di attività collezionò una lunga lista di rifiuti da parte delle case editrici per i suoi primi racconti. Dopodiché ebbe più fortuna e fu pubblicato il primo dei romanzi del ciclo di Greg Mandel, detective privato con un impianto telepatico che agisce in un'Inghilterra dal clima similtropicale a causa del riscaldamento del pianeta. Anche in questo caso si arriva alla trilogia. La serie de L'Alba della Notte, che si apre con La crisi della Realtà, è ambientata in un futuro assai più distante e lascia il pianeta Terra per avventurarsi in giro per l'intera galassia. Battaglie spaziali, armi superpotenti e imperi galattici sterminati, gli appassionati di Space Opera allo stato puro hanno certamente di che essere stuzzicati. "Ho ricordi vivissimi di quando leggevo EE Doc Smith all'età di circa tredici anni, l'età migliore per leggerlo" racconta Hamilton "sono sicuro che se lo leggessi adesso non reggerebbe altrettanto bene, ma ho sempre amato le sue space opera." Hamilton è affascinato dalle possibilità della scienza ma ama mescolarle con elementi di altri generi. "Le contaminazioni tra generi portano nuovi approcci, differenti angolazioni e aspetti freschi che possono essere usati per esplorare l'essere umano. Qualcuno mi ha definito un incolla-generi, una grande definizione." L'autore ammette che quando ha cominciato a scrivere La crisi della realtà non si aspettava che sarebbe venuto così lungo: "Pensavo che sarebbe venuto circa di 750 pagine ma poi situazioni e personaggi sono cresciuti..." e sono diventate circa mille pagine. Questo da molto più spazio per sviluppare concetti e personaggi. "In definitiva probabilmente parla della fede. Fede in se stessi e fede nella natura dell'uomo. (...) In effetti c'è stato un bel ridimensionamento tra il manoscritto originale e quello che poi è stato pubblicato. Abbiamo tagliato circa 35.000 parole... ringraziate il mio editore per esservele risparmiate !" Ovviamente scrivere tutto questo richiede un lungo periodo di tempo. I tre volumi della Trilogia in questione, in originale The Night's Dawn Trilogy, hanno richiesto ciascuno tra i 18 e i 20 mesi per essere messi a punto. "E' una bellissima sensazione di realizzazione quando si finisce qualcosa di queste dimensioni, ma scrivere in modo solido per così a lungo è anche prosciugante. Non credo che scriverò ancora trilogie così corpose." Gli va comunque reso atto di non aver certamente cercato di allungare il brodo in modo gratuto e artificioso come fanno molti altri autori (specie nel genere fantasy). "Una delle ragioni per tale lunghezza è anche che non mi concentro esclusivamente su eroi e cattivi. C'èanche la gente comune, con le loro storie non meno interessanti. Quali sono gli effetti di un grande conflitto sulle persone comuni ? E' qualcosa che mi sembra spesso nel genere venga un po' sorvolato, come gente normale è coinvoltra negli eventi." Tra i suoi autori preferiti Hamilton cita anche Tolkien, Asimov, Clarke e Heinlein. Anche alcune cose di Larry Niven, soprattutto quello che ha scritto negli anni '70. In tempi più recenti ha apprezzato i lavori di Julian May, Joe Haldemann e Ian McDonald. C'è stato anche un certo interesse attorno alla sua monumentale trilogia da parte del mondo del cinema ma l'autore si dichiara dubbioso su come si possa trasformare decentemente una storia di queste dimensioni in un film decente e cita il Dune di Lynch come esempio da non voler ripetere. Sarebbe più propenso forse a poter adattare per lo schermo delle porzioni di essa, una soluzione che permetterebbe di prendere singoli elementi della lunga vicenda e renderli sullo schermo in maniera più fedele all'originale, permettendo di mantenere più elementi. E' comunque ancora solo un'ipotesi.