Ci sono anche scrittori di fantascienza tra gli innumerevoli morti causati dalla malattia nota come Covid-19. Domenica notte è morto Ben Bova, ottantotto anni compiuti da poco, per un ictus causato dalle già molto gravi condizioni in cui si trovava, una polmonite da Covid-19.

Nato l'8 novembre 1932 a Philadelphia, aveva cominciato negli anni Cinquanta come autore di testi tecnici. Nel 1972, alla morte di John W. Campbell, viene chiamato a dirigere Analog: un compito da far tremare i polsi – Campbell era una leggenda, considerato il più grande curatore di riviste mai vissuto – che Bova affronta con successo vincendo negli anni successivi per ben sei volte il Premio Hugo come miglior curatore professionista.

Bova lascia Analog nel 1978 per andare a dirigere la nuovissima Omni, rivista di nuova concezione (che ispirerà in futuro anche l'attuale Wired). Bova resta a Omni fino al 1982; in questo periodo tra le altre cose assume, come responsabile della narrativa, una giovane Ellen Datlow, che diventerà in seguito una delle più importanti curatrici del settore.

Come scrittore ha all'attivo una sessantina di romanzi, molti dei quali pubblicati anche in Italia (soprattutto su Urania); ricordiamo in particolare i cicli di Orion (sei romanzi, di cui due – il quarto e il sesto – ancora inediti da noi), di Voyagers (quattro romanzi, due editi), Gli esiliati (tre romanzi, tutti editi su Urania). Tra gli altri lavori anche la novelization di Thx 1138, il film d'esordio di George Lucas.

È stato per due anni consecutivi presidente della SFWA e per un anno della National Space Society. Ha vinto il premio alla carriera della Arthur C. Clarke Foundation e un premio Robert A. Heinlein.