Si sente spesso dire – e talvolta si legge sui giornali – che la fantascienza è morta. 

Invece la fantascienza è viva, ribolle di idee e punti di vista alternativi. Uno di questi è il solarpunk, nato in Brasile nei primi anni duemila e impostosi all’attenzione di recente.  

Da sempre Future Fiction lavora per conservare la biodiversità narrativa del futuro e lo fa dando voce a scrittori esterni al mercato anglofono ma anche a correnti letterarie nuove. Non poteva quindi mancare l’appuntamento con il solarpunk.

Francesco Verso si era già cimentato nel genere con I camminatori (I Pulldogs e No/Mad/Land), romanzo in due volumi uscito per Future Fiction; ora propone un'antologia internazionale, curata insieme a Fabio Fernandes, scrittore, traduttore e saggista brasiliano. 

Solarpunk. Come ho imparato ad amare il futuro raccoglie quattordici racconti di autori provenienti da Brasile, Argentina, Stati Uniti, Cina, Australia, Francia, Spagna, più due saggi che aprono e chiudono la parte narrativa. 

Cos’è il solarpunk? 

Nella breve introduzione all'opera il co-curatore Fabio Fernandes definisce il solarpunk un movimento speculativo nato come ribellione al futuro distopico narrato dai media e al quale l’umanità sembra soggiacere con rassegnazione. Ne discende una forma mentis con funzioni politiche.

Tale aspetto è approfondito nel primo saggio della raccolta, Sulle dimensioni politiche del solarpunk, a firma di Andrew Dana Hudson, attivista del movimento.

L'articolo non è scritto appositamente per l'antologia, infatti è la traduzione italiana dell'originale pubblicato anni fa sulla piattaforma Medium, però il discorso è ancora attuale.

Il futuro solarpunk funziona con le energie rinnovabili, come quella solare, e la discriminazione basata sulla razza o sul genere è molto più limitata rispetto a oggi. Il movimento punta il dito sui danni inferti dal capitalismo alla natura, alla collettività e all’etica dell’essere umano, ma pratica una resistenza pacifica simile a quella opposta da Gandhi contro l’Impero britannico.

Il solarpunk non distrugge per ricostruire da zero, anzi, persegue una politica inclusiva di tipo collaborativo, tesa al recupero e alla valorizzazione di cose e persone, senza tralasciare anziani e disabili. 

Recensione

Gli autori dell'antologia sono riusciti a tradurre in forma narrativa le parole di Hudson? 

Apre le danze Empatia Bizantina, di Ken Liu, noto scrittore americano di origini cinesi.

Il titolo del racconto trae spunto dal "problema dei generali bizantini", un dilemma informatico ideato negli anni ‘80 riguardo alle tattiche più fruttuose per raggiungere il consenso in un gruppo di persone costrette a comunicare tramite messaggi, come può avvenire durante un assedio. Solo scegliendo tutti la medesima strategia si vince la battaglia; al contrario, il disaccordo conduce al disastro. 

La sopravvivenza mediante il consenso generale è il tema della storia e l’autore lo illustra contrapponendo due protagoniste, speculari ma simili.

La cinese Tang, emotiva e idealista, ha a cuore la sopravvivenza di un gruppo di profughi del Sud Est asiatico la cui tragedia si svolge nell’indifferenza mondiale. 

L’americana Sophia, invece, pragmatica e razionale, vuole assicurare la sopravvivenza della sua organizzazione umanitaria che sta affondando nel disinteresse dell’opinione pubblica. 

Entrambe cercano di realizzare i loro scopi per mezzo di Empathium, un’applicazione blockchain attraverso la quale gli utenti designano i progetti umanitari meritevoli di ricevere finanziamenti. La faccenda si complica quando la diffusione di un programma di realtà virtuale impone agli utenti di rivivere sulla propria pelle le esperienze dei profughi…

Ken Liu evidenzia bene vantaggi e svantaggi della sua idea: una piattaforma capace di stimolare l’empatia nelle persone può creare una nuova forma di democrazia ma anche aprire la porta a pericolose tattiche manipolatorie.

Empatia bizantina è il racconto tecnicamente più complesso della raccolta. Si distingue per il coinvolgente incipit che mostra l’attacco ai profughi, ma ha il principale difetto nei lunghi dialoghi informativi che avvengono durante la riunione di Sophia. 

Nonostante ciò la storia procede con una scrittura di mestiere verso il finale, quando la potenza dei concetti espressi scatena brividi e pensieri, poiché siamo di fronte a un futuro che sembra dietro l’angolo. Applicazioni sociali dell'empatia per mezzo della realtà virtuale sono già allo studio da tempo e un esempio lo abbiamo visto nel 2017 con Carne y Arena, l’installazione di Alejandro Iñárritu che permetteva ai visitatori di calarsi nei panni di ipotetici migranti messicani nel momento in cui questi finivano catturati dalla polizia statunitense. 

Empatia Bizantina non è un racconto davvero solarpunk – non offre soluzioni bensì moniti di un futuro possibile – però il tema dell’empatia verso i profughi si sposa bene con l’ideologia del movimento.

Nina e l’uragano di Ana Rüsche ci porta in un Brasile flagellato dal clima instabile. Il governo ha dovuto firmare un Patto di Emergenza di Energie Alternative, ma il divieto di usare le auto è stato applicato in modo non salomonico. Fra gli insoddisfatti c’è Nina, una freelancer solitaria che odia profondamente gli autoburocrati.

Quando la città sta per essere investita dall’ennesimo uragano, Nina si rifugia da una vicina facendo nuove, strane conoscenze. 

Non c’è solo fantascienza in questo racconto ma anche una punta di realismo magico, incarnato dalle sciamane cyberpunk la cui apparizione non sembra turbare molto la protagonista.

La storia parla di connessione con la natura e del duplice ruolo assunto dalla tecnologia nei suoi confronti. Purtroppo l’autrice non scende nel dettaglio. 

Somaterra di Ciro Faienza. L'autore è un italo-americano che si occupa anche di regia cinematografica e invero il suo racconto, ambientato nel Sud Italia, richiama alla mente i film neorealisti.

Internet è crollata e il Gargano è tornato ai tempi della società contadina, dove il sogno di possedere della terra si scontra con lo strapotere dei clan mafiosi. 

Tiche è una ragazza di colore con problemi all’udito ai quali ovvia con un impianto, ma un giorno il dispositivo cessa di funzionare…

In Somaterra, il tema della connessione con la natura, sfiorato nel racconto precedente, si amplia e diviene compenetrazione tra la carne e la terra. L’autore, però, si attarda a descrivere gli scenari e le vicende fra Tiche e il compagno Paolo, chiudendo il racconto senza alcuna spiegazione. Il finale, pertanto, può apparire magico o enigmatico secondo i gusti del lettore. 

Con Serpenti di energia, Brenda Cooper ci porta nel clima torrido dell’Arizona.

I serpenti del titolo sono di due tipi: da un lato abbiamo una serie di pannelli solari che si snoda per le strade di Phoenix, distribuendo energia pulita ai quartieri poveri e consentendo alle fasce deboli della popolazione di sopportare le incredibili temperature; dall'altro lato c'è la serpe umana che progetta di cedere l’energia alle città del Nord, sottraendola agli abitanti di Phoenix. 

Il racconto mostra la forza della ribellione pacifica del solarpunk. 

Previsione di vuoto, di Renan Bernardo, è fra i racconti più rotondi dell’antologia. 

Siamo di nuovo in Brasile, dove un’economia schizoide fa variare i prezzi da un momento all'altro. 

Mentre il governo toglie i poveri di mezzo per destinare i vecchi quartieri ai ricchi, in un delirio di gentrificazione che crea un vuoto sociale, Lydia deve decidere se guardare la sua amica androide spegnersi per usura o se regalarle una nuova vita: ogni scelta comporta una sensazione di vuoto che Lydia non è pronta ad affrontare.

La cura delle cose è uno dei temi pilastro della filosofia solarpunk ed è trattato in modo esemplare sia in questo racconto che in quello successivo.

Il guardiano del faro è dello stesso Andrew Dana Hudson che ha firmato il saggio di apertura dell’antologia.

L’anziano Bast è colto da infarto mentre accudisce il “faro”, ma una volta dimesso dall’ospedale si ritrova a dover formare la sostituta trasferendole i segreti di quello che ormai è il suo “compagno” di vita.

Collaborare o lottare per mantenere il posto?

Mentre assistiamo al dilemma del custode, vaghiamo per le strade di Melbourne, in Australia, e ammiriamo le installazioni che riforniscono di energia gli impianti. 

Hudson descrive la futura città solarpunk come un elegante complesso di edifici alimentati non da mostri tecnologici che deturpano il paesaggio bensì da opere d’arte ben mimetizzate nell'ambiente grazie alla trasparenza del vetro. L'autore ha tratto ispirazione per la parte urbanistica dalle competizioni progettuali della Land Art Generator Initiative.

Fallacia affettiva è la proposta di Chen Qiufan, definito “Il William Gibson cinese”

Il racconto parte con una cascata di informazioni relative al gruppo etnico asiatico dei Miao e alle particolarità dell’idea al centro della vicenda.

Cuoreacuore è una piattaforma di dating online basata sulla realtà virtuale. Gli utenti in cerca dell’anima gemella indossano delle versioni migliorate di loro stessi, generate con i filtri bellezza simili a quelli che abbiamo nei cellulari. Purtroppo l'intelligenza artificiale non sa ancora ben decifrare il linguaggio non verbale e per meglio accoppiare i profili ha bisogno del supporto umano. 

La protagonista è fra le donne deputate a indicare al sistema le emozioni che fluiscono sui volti degli utenti. Lei stessa fruisce della applicazione e sembra aver trovato un potenziale compagno…

La fallacia dell’apparenza; la vulnerabilità dei sistemi e del cuore umano; il timore che i software possano privare l’umanità del diritto di interpretare liberamente le emozioni e il desiderio di tornare a decifrarle da soli a mezzo dell’empatia: sono temi interessanti ma, fra manovre commerciali, promozioni lavorative dal sapore gratuito e digressioni non funzionali alla storia, l’autore mette troppa carne al fuoco cucinandola in maniera approssimativa.

Il ranch a spirale, di Sarena Ulibarri, è uno dei racconti migliori dell’antologia. L'autrice propone un’altra soluzione urbanistica solarpunk, più sorprendente di quelle comparse finora. 

Siamo in Texas. Al fine di dare riposo ai campi e favorire la riforestazione della Terra, gli esseri umani hanno spostato l’agricoltura e gli allevamenti in città, all'interno di ranch verticali ospitati in torri simili a parcheggi a più piani. Per garantire il benessere degli animali i proprietari ne monitorano le condizioni usando applicazioni gestionali e telecamere di sorveglianza. Tutto scorre liscio, finché nel ranch protagonista della storia non cominciano a sparire vari capi di bestiame… 

L’autrice risolve il problema ecologico-ambientale portando al limite il concetto di produzione a chilometro zero, ma lascia intendere che anche una soluzione virtuosa, quando applicata ciecamente, rischia di snaturare la stessa natura che si vorrebbe proteggere. 

Il racconto si legge con piacere grazie a un mix ben dosato di idee, personaggi, dialoghi e azione da film western che diverte facendo anche riflettere. 

Linea del fronte, dell’argentino Gustavo Bondoni. Siamo in un tempo in cui Africa, Sud America e Australia hanno cambiato politica e sistema economico, sperimentando tecnologie per contrastare gli effetti del riscaldamento globale, mentre l’Europa e il Nord America sono rimasti cocciutamente indietro.

In questo scenario “ribaltato” un meccanico russo indaga sulla sparizione di alcuni pezzi di ricambio dal villaggio del Ciad presso cui lavora e coltiva una cotta segreta per la donna che ha guidato l’Africa sulla strada del benessere. 

Il racconto si fa apprezzare, pur senza raggiungere i livelli della storia della Ulibarri con la quale per altro condivide l’incidente scatenante del furto.

Biston betularia della spagnola Maria Antònia Martì Escavol è il racconto più difficile della raccolta, sia per la scrittura volutamente criptica che per i contenuti.

L’autrice è ricercatrice di storia ambientale e forse dà per scontato che il lettore abbia la sua stessa preparazione. Difatti è arduo decifrare la trama senza fare delle pause per documentarsi.

Il titolo del racconto fa riferimento alla falena delle betulle la cui specie ha cambiato colore nel diciottesimo secolo a causa del fenomeno noto come “evoluzione in azione”. La biston betularia era originariamente chiara, ma durante la rivoluzione industriale la fuliggine emessa dai mezzi a vapore ha annerito i tronchi delle betulle su cui la falena si posava, esponendola agli attacchi degli uccelli. La selezione naturale ha poi favorito la comparsa di esemplari scuri, capaci di mimetizzarsi anche nel nuovo habitat. 

Un altro elemento base del racconto è lo Chthulucene: questa parola non deriva dall’immaginario di Lovecraft, ma è il termine con cui nel saggio Chthulucene: sopravvivere su un pianeta infetto la filosofa Donna Haraway indica “l’Era delle connessioni", fitte, invisibili, sotterranee; un concetto che la Escavol dimostra di aver ben metabolizzato. 

Nel futuro narrato in Biston betularia gli esseri umani hanno compreso di essere parte integrante di un sistema olistico, la Terra, dove la scomparsa e la sofferenza di ogni singolo elemento ha conseguenze sulla collettività. Si sono quindi liberati del capitalismo e delle vecchie abitudini archiviando il passato sotto il nome di “Grande Negazione”. Ora vivono in simbiosi con la natura, in una connessione che permette loro di immergersi in ogni specie, salendo e scendendo la scala dell’evoluzione, così da vivere esperienze diverse. 

Una fazione conservatrice, però, vuole annullare la simbiosi e restituire a ogni persona la sua individualità…

ricordo i miei uccelli allineati nei cassetti. quando, senza il loro permesso, li osservavo al microscopio per ricostruirne la storia, sicuramente sentivano ciò che sento ora io, nel caso in cui possa ancora considerare l’esistenza di un io.

Nonostante la ricchezza dei concetti, la decisione di adottare uno stile involuto e sconnesso, la trama assemblata come un puzzle e il profluvio di nozioni specialistiche rendono la vicenda confusa creando un effetto respingente nel lettore. Interessante esperimento, dunque, ma dal risultato discutibile.

Omnia sol temperat di Teresa P. Mura de Echeverrìa e Guillermo Echeverrìa.

Siamo in Argentina e a causa dell’inquinamento Buenos Aires è stata ribattezzata Malos Aires. La città giace intrappolata in un guscio di nubi mefitiche, oltre il quale impazzano gli uragani. Nessuno osa uscire dal paese.

Fra gli abitanti si vocifera di un’ipotetica città del Sole popolata da ingegneri in possesso di tecnologie mirabolanti capaci di purificare l’aria. Si dice sia una leggenda, eppure un giorno arriva uno straniero che afferma di essere un ingegnere della città del Sole… 

Un titolo in latino per una storia di speranza che si rifà al pensiero di Tommaso Campanella e all’esodo biblico, con la differenza che al posto del popolo ebreo guidato da Mosè abbiamo esseri umani consapevoli che “Le utopie servono a guidarci, non a essere realizzate”. Perché il sole aggiusta tutto.

Contaminazioni di Sylvie Denis si svolge nell'Europa della seconda metà del ventunesimo secolo. La grande distribuzione organizzata di frutta e verdura non esiste più e le api sono praticamente estinte. Gli esseri umani coltivano in proprio il necessario, ricorrendo alla manipolazione genetica per ottenere alberi resistenti ai pesticidi e costruendo api robot al fine di garantire l’impollinazione. 

La protagonista, Aurore, fa parte dell'Associazione Villaggi Autonomi e, mentre cresce i figli, collabora a un progetto europeo per lo sfruttamento degli asteroidi near-Earth. La novità del racconto è l'inversione delle ambizioni generazionali: i giovani lavorano la terra a testa bassa, mentre gli anziani puntano alle stelle.

Ho la bici, andrò nello spazio di Ingrid Garcia. Una ragazza asiatica è inchiodata sulla sedia a rotelle per colpa di un disturbo del senso dell’equilibrio, ma invece di rassegnarsi inventa delle stampelle a intelligenza artificiale in grado di insegnarle a stare in piedi…

Il pregio del racconto, per il resto didascalico e di poche pretese, è la visione solarpunk della disabilità quale punto di forza nelle professioni dello spazio. 

Il ragno e le stelle, di D.K. Mok. Assistiamo alla crescita di una bimba appassionata di ragni e fermamente intenzionata a recarsi all’Esposizione Solaria Grande alla ricerca di finanziatori per il suo progetto.

La storia è una fiaba futuristica che incita a inseguire i propri sogni malgrado le difficoltà. 

Nel saggio a chiusura della raccolta, Francesco Verso analizza il solarpunk mettendolo a confronto con cyberpunk e steampunk. Rivela inoltre che già alla fine dell’Ottocento abbiamo avuto la possibilità di avviare un’età del sole; questa è la seconda chance. Saremo così intelligenti da tradurla in realtà? 

Conclude il volume una bibliografia essenziale per proseguire la conoscenza del solarpunk e una linkografia con i link agli articoli in tema comparsi in rete.

Commento finale

Solarpunk. Come ho imparato ad amare il futuro  è la prima antologia solarpunk rivolta al lettore italiano. La parte saggistica illustra le origini e gli scopi del movimento in maniera chiara ed esauriente, mentre la parte narrativa tenta di fornire esempi di messa in pratica dei concetti esposti nei saggi.

Il difetto principale dei racconti è che in vari casi gli autori si sono concentrati sulla descrizione degli scenari futuri e delle innovazioni tecnologiche, ma hanno dimenticato che il compito di una storia è coinvolgere attraverso le emozioni, offrendo personaggi convincenti e non meri simulacri al servizio dell'idea.

Alcune storie sono appena accennate, scorci di un futuro possibile. Altre, invece, si avvantaggiano di trame più definite e personaggi molto umani.

Tutte, però, evidenziano bene che il solarpunk non è utopia (l'umanità del futuro deve comunque fronteggiare problemi climatici, sociali e politici) ma auspica una società capace di agire in maniera ottimista, equa e costruttiva. Sono storie d'ispirazione e di grande valore educativo, ideali per essere proposte anche alle nuove generazioni, in modo da piantare i semi del domani. 

Come ogni apripista anche Solarpunk. Come ho imparato ad amare il futuro sconta la difficoltà di introdurre a un genere ancora giovane. Malgrado ciò l'antologia rappresenta un buon primo sguardo a un futuro diverso dalla distopia propinata dai media; un futuro solare che inizia da un cambio di mentalità.