Le nuvole si rimestavano a sudest come cavalli imbizzarriti. Il tifone Saola, lontano ancora trecento chilometri dalla costa, si stava avvicinando a Hong Kong. La rotta del tifone, veloce e imprevedibile, era proprio come il suo stesso nome. La figura del leggiadro animale, che ormai esisteva solamente nei database grafici sotto forma di pixel oppure come esemplare imbalsamato nei musei, balenò di fronte agli occhi di Sug-Yi Chiu Ho. Il nome “saola” (denominazione scientifica: Pseudoryx nghetinhensis) derivava da una parola dai usata in Vietnam. Gli scienziati avevano dovuto aspettare diciott’anni tra la scoperta di certi strani teschi e il primo avvistamento ufficiale di un esemplare vivo da parte di alcuni contadini; cinque anni dopo, la specie era estinta. Le guance del saola erano striate di pelo bianco. Le lunghe, affusolate corna, leggermente flesse all’indietro, gli erano valse il soprannome di “unicorno asiatico”. La specie possedeva le ghiandole odorifere più grandi tra quelle di tutti i mammiferi allora esistenti, un fattore che aveva contribuito alla sua scomparsa. Nel folklore del Vietnam e del Laos, l’animale era simbolo di buon auspicio, felicità e longevità. Adesso, sembrava tutto uno scherzo.

Marea Tossica (荒潮, Huang Chao), il romanzo d’esordio di Chen Qiufan (陈楸帆), presentato per la prima volta in Cina nel 2013, ha vinto il primo premio ai Chinese Nebula Awards. Tradotto in inglese da Ken Liu, suo grande amico ed estimatore, e considerato da Liu Cixin (vincitore del premio Hugo con Il problema dei tre corpi) “il vertice della narrativa sci-fi del prossimo futuro”, sarà disponibile anche in Italia, nella collana Oscar Fantastica dell’editore Mondadori, il prossimo 10 marzo.

“Il William Gibson cinese”, così è stato soprannominato a causa della sua passione per il cyberpunk, una delle figure di spicco della nuova generazione di scrittori di fantascienza cinese nati negli anni Ottanta, con quest’opera ha dato un contributo significativo alla science fiction del suo paese, che in pochi anni si è guadagnata il plauso internazionale per la creatività e l’attenzione sempre puntata al contesto della Cina contemporanea.

Il romanzo di Qiufan, al tempo stesso emozionante e riflessivo, s’interroga sui costi ambientali e umani del capitalismo globale, sui conflitti tra fazioni e interessi inconciliabili, usando la tecnologia, o ciò che ne rimane, per offrire una storia visceralmente avvincente. L’azione si svolge su Silicon Isle, omologa dell’odierna città di Guiyu, la vera capitale del trattamento dei rifiuti tecnologici, situata nei pressi di Shantou, la città natale dello scrittore. Nell’isola migliaia di lavoratori migranti operano in condizioni difficili e pericolose per la salute al fine di selezionare e riciclare le carcasse dei nostri smartphone, computer e altri dispositivi elettronici, ammucchiati in cataste senza fine. Mimi è una di loro, un membro della casta più bassa di questa società, costretta a faticare giorno e notte, nella speranza di migliorare la propria condizione e godere un poco di quella ricchezza che ha contribuito a creare per i suoi datori di lavoro, i tre clan che governano l’isola da generazioni. Luo Jincheng è il capo di uno di questi clan, un ruolo tramandato da suo padre e da suo nonno prima di lui. Mentre il governo impone restrizioni più severe, Luo, dal canto suo, stringe le redini ai lavoratori dei rifiuti alle sue dipendenze. La crudeltà diviene il marchio della sopravvivenza. Scott Brandle è giunto a Silicon Isle in rappresentanza di TerraGreen Recycling, un’azienda americana che può guadagnare cifre astronomiche se riesce a raggiungere un accordo per modernizzare il processo di riciclaggio dei vecchi stabilimenti dell’isola. Chen Kaizong, un sino americano che accompagna Brandle come interprete, a Silicon Isle spera di trovare le proprie origini, il suo retaggio. Lo attendono invece altre domande e quella casa, che ha tanto faticato per raggiungere, potrebbe non esistere più. Mentre queste forze si scontrano, un terribile virus futuristico si scatena sull’isola facendo scoppiare una guerra tra ricchi e poveri, tra la tradizione cinese e l’ambizione americana, tra il passato dell’umanità e il suo imperscrutabile futuro.

La presenza di cyborg, le descrizioni dettagliatamente barocche della tecnologia, l’atmosfera noir, l’uso di droghe pesanti e l’attenzione per il post-capitalismo, collocano saldamente Marea tossica all’interno della tradizione cyberpunk. L’ampio background interdisciplinare posseduto da Chen Qiufan si riflette nel romanzo attraverso i numerosi riferimenti alla biotecnologia, all’informatica, all’economia, all’arte, al cinema e alla storia cinese. L’equilibrata miscela di descrizioni tecniche iperspecifiche e tematiche globali di ampio respiro, delineano il suo stile narrativo come “realismo fantascientifico” o “realismo ad alta intensità” (Seo-young Chu). Lo scrittore stesso è convinto che a un certo punto la realtà cinese abbia superato l’immaginazione e crede che la fantascienza sia il solo genere letterario in grado di rispecchiare in modo unico questo tipo di “iperrealtà” (termine legato alla concezione filosofica di Jean Baudrillard che in tal senso affermava: «Quando il reale non è più ciò che era un tempo, ecco che la nostalgia assume il suo pieno significato. Si ha allora una proliferazione di miti sull’origine e sui segni della realtà; su verità di seconda mano, sull’oggettività, sull’autenticità. (…) E si ha, si direbbe quasi creata dal panico, una gran produzione di reale di referenziale»).

Lettore vorace, fin dalla più tenera età, delle opere classiche di Jules Verne e H. G. Wells, degli autori dell’età d’oro della fantascienza come Arthur C. Clarke e della New Wave (J. G. Ballard e Philip K. Dick), nella stesura del suo primo romanzo, invece, è stato notevolmente influenzato dagli scritti della tradizione cyberpunk (Neuromante di William Gibson) o biopunk (La ragazza meccanica di Paolo Bacigalupi), e da molti altri testi che poco hanno a che fare con la fantascienza (Confessioni di un sicario dell’economia di John Perkins, i molteplici rapporti sociologici e scientifici prodotti dall’Ong ambientalista e pacifista Greenpeace).

Chen Qiufan, profondamente interessato alle condizioni sociali, alle conseguenze ambientali e alla tensione fra tradizione e cambiamento sia in Cina sia nell’intera società occidentale globalizzata, ha in progetto un seguito del romanzo, che sarà ambientato, molto probabilmente, è ancora in fase di studio, non più su un’isola ma in una città. Il sequel sarà incentrato sul concetto di escalation e la città designata potrebbe essere Hong Kong, tipico baluardo postcoloniale dove l’Oriente incontra l’Occidente.

Il libro

La giovane Mimi vive letteralmente sommersa dall’immondizia del mondo: è una delle “ragazze dei rifiuti” che lavora tra gli imponenti cumuli di spazzatura elettronica di Silicon Isle, dove i frutti marci del capitalismo e della civiltà del consumo giungono alla loro rapida fine. La sua casa è l’immensa discarica che occupa l’isola, al largo della costa cinese meridionale. Come migliaia di altri migranti, è stata attirata lì dalla promessa di un lavoro sicuro e soprattutto di una vita migliore.

La realtà però è ben diversa: Silicon Isle è un luogo tossico per il corpo e l’anima, dove l’aria, l’acqua e la terra sono irrimediabilmente inquinate, i lavoratori sottoposti all’arbitrio dei potenti mentre gang di malviventi lottano per il controllo del territorio, ecoterroristi minacciano attentati e capitalisti senza particolari scrupoli sono disposti a tutto in nome del profitto. E c’è anche qualcuno che tra i veleni di Silicon Isle cerca le proprie radici.

Ora la tempesta perfetta si sta preparando, le forze in campo sono troppo violente, troppo determinate a imporsi, e presto scoppia il conflitto: una guerra tra ricchi e poveri, tra passato e futuro. E quando la situazione esplode, Mimi deve decidere se rimanere una pedina o cambiare le regole del gioco.

L’autore

Chen Qiufan (conosciuto anche come Stanley Chan) è nato a Shantou, nella provincia dello Guangdong in Cina. Dal 2004, ha pubblicato più di trenta racconti su Science Fiction World, Esquire, Chutzpah! e altre riviste, così come una novella, The Abyss of Vision (2006) e il romanzo, The Waste Tide (2013). Ha vinto il premio Dragon Fantasy di Taiwan, il Milky Way e il Nebula cinese per la fantascienza, e il premio Science Fiction & Fantasy per la traduzione insieme a Ken Liu. La sua narrativa è stata tradotta in inglese e in italiano, e pubblicata su Clarkesworld, Interzone, Fantasy & Science Fiction e altre riviste. Vive a Pechino e lavora per Google Cina.

Chen Qiufan, Marea tossica, Traduzione di Benedetta Tavani, Collana Oscar Fantastica, Mondadori, pagg, 384, Euro 18 (versione cartacea), Euro 9,99 (versione digitale su Amazon.it e sugli altri store online)