1973: su insistenze di Bill Randa (John Goodman), che ritiene che in zone remote del mondo vivano ancora gigantesche creature che definiremmo mostri, viene organizzata una spedizione verso un’isola inesplorata del sud est asiatico. Il comando della spedizione viene affidato a un’ex militare britannico, il capitano James Conrad (Tom Hiddleston), col supporto logistico di una squadra di militari americani guidati dal tenente colonnello Preston Packard (Samuel L. Jackson). Una volta superata la cortina di nubi perenni che circonda l’isola misteriosa la fotografa della missione Mason Weaver (Brie Larson) ha ben presto l’occasione di puntare l’obiettivo della sua macchina fotografica sulla decisamente insolita fauna che effettivamente ci vive, a cominciare da un gorillone alto trenta metri che non gradisce affatto il massiccio sgancio di bombe al napalm rapidamente messo in atto per ‘sondare il terreno’ dove lui vive. I sopravvissuti degli elicotteri abbattuti, divisi in gruppi, riescono a mettersi d’accordo via radio per riunirsi entro tre giorni nel nord nell’isola per essere portati in salvo. L’attraversamento di quel territorio inesplorato tuttavia non sarà affatto facile, in quanto il peloso mega-primate non è affatto il solo abitante sovradimensionato dell’isola…
Il compito di riportare sullo schermo uno dei mostri più famosi della storia del cinema è stato affidato al giovane regista americano Jordan Vogt-Roberts (al suo secondo film dopo The Kings of Summer), che si può dire abbia ben adempiuto al compito affidatogli dalla produzione. Dopo il debutto nell’indimenticabile classico in bianco e nero del 1933 il re Kong è poi apparso varie volte sullo schermo, in film di diversa levatura. Negli anni ’70 John Guillermin ne aveva diretto un remake con Jessica Lange e Jeff Bridges e più recentemente Peter Jackson, grande fan dell’originale, aveva provveduto a farlo debuttare in versione CGI (immagini in grafica computerizzata).
Le novità di questo nuovo allestimento girato tra Hawaii, Vietnam e Australia sono fondamentalmente tre. La prima riguarda la collocazione temporale: la storia si svolge nei primi anni ’70 sul finire della guerra del Vietnam e questo offre la possibilità di sequenze da film di guerra in stile Apocalypse Now e canzoni rock del periodo (Creedence Clearwater Revival, David Bowie, Black Sabbath e altri nel mix). La seconda è che tutta la vicenda è collocata sull’isola natale di Kong, senza la parte finale ambientata a New York che accomunava le precedenti versioni. La terza è che questo reboot si rivela essere solo un tassello nel cosiddetto MonsterVerse, l’universo cinematico dei mostri che la Legendary Pictures sta sviluppando dopo aver prodotto nel 2014 il riuscito Godzilla di Gareth Edwards (il lucertolone giapponese ha qui un cameo audio nella sequenza a sorpresa posta dopo i titoli di coda) e acquistato dalla giapponese Toho anche i diritti di altri megamostri, come Rodan, Mothra e King Ghidorah, apparsi nel corso degli anni come antagonisti di Godzilla.
A farla da padrone, e questo certamente non sarà una sorpresa per nessuno, sono gli effetti visivi. Da questo punto di vista non ci sono appunti o critiche particolari da fare: la Industrial Light & Magic, insieme a Hybride e Rodeo FX, hanno fatto un lavoro eccellente, al quale persino il mitico John Dykstra (la cui fama rimane collegata inevitabilmente a Guerre stellari) ha contribuito. Se ne avete la possibilità gustatevi il film in Imax 3D, formato ideale per questo genere di film. Il cast di attori si adegua professionalmente al ruolo di semplici comprimari all’ombra dell’ingombrante protagonista principale, le cui gesta ed espressioni sono fornite via motion-capture da Terry Notary. Tom Hiddleston non buca lo schermo e Brie Larson, nonostante non abbia troppo da fare, rimane più impressa. I migliori in campo sono tre solidi attori che non ci stanchiamo mai di vedere sullo schermo: John C. Reilly, che brilla nei panni di un soldato della seconda guerra mondiale sopravvissuto sull’isola, John Goodman, che riesce persino a far digerire (a malapena) alcuni dialoghi di sceneggiatura non esattamente da applausi, e Samuel L. Jackson che prevedibilmente gigioneggia più degli altri sfruttando, anche ironicamente, la faccia/maschera che lo ha fatto diventare l’attore cult che è. Per quanto riguarda il resto non si può non citare l’eccellente lavoro fatto dal direttore della fotografia Larry Fong (Watchmen, Super8) che conferisce a certe sequenze un impatto visivo ragguardevole.
In conclusione si può dire che Kong: Skull Island ha il tono giusto, il ritmo giusto e i colpi di scena giusti per soddisfare la voglia di spettacolare intrattenimento che chi ama (magari dall’infanzia) il genere mostri-giganteschi-in-azione alla fine cerca. Il godibile mix di generi richiamato (avventura, guerra, monster-movie, con una spruzzatina di gore) è ben bilanciato e funziona a preparare il terreno per i prossimi sviluppi in cantiere, ovvero l’incontro/scontro tra Kong e Godzilla previsto in uscita nel 2020 (l’anno prima il secondo tornerà in campo in Godzilla: King of Monsters).
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