Indiana, Stati Uniti, autunno 1983. Dopo una partita a Dungeons & Dragons con i suoi amici il dodicenne Will (Noah Schnapp) si allontana per strada con la sua bicicletta ma si imbatte in qualcosa di misterioso, e non arriverà mai a casa. La sua scomparsa getta nella disperazione la madre Joyce (Winona Ryder) che ben presto comincia a sostenere di essere sicura che il figlio è ancora vivo e sta cercando in qualche modo di mettersi in contatto con lei.

L'altro figlio, l’adolescente Jonathan (Charlie Heaton), all’inizio pensa che la madre sopraffatta dal dolore abbia perso la ragione ma quando la sua amica Nancy (Natalia Dyer), per la quale ha una cotta, gli racconta di aver intravisto un qualcosa di mostruoso nel bosco comincia a ricredersi.

Lo sceriffo della cittadina (David Harbour) dal canto suo nota qualcosa di strano nel comportamento dei dipendenti di un centro governativo che fa esperimenti in campo energetico e si mette a indagare più a fondo. Nel frattempo anche i tre compagni di giochi di Will lo cercano e si imbattono in ‘Undici’ (Millie Bobby Brown), una ragazzina che dice solo qualche parola e che, a loro insaputa, è fuggita proprio dall’oscuro centro governativo…

Rilasciata sulla piattaforma online Netflix a metà luglio 2016 Stranger Things ha immediatamente riscosso un grande successo, diventando velocemente una delle sue produzioni originali più acclamate. Successo più che meritato, che attinge a piene mani dal cinema spielbeghiano dei primi anni ’80 (E.T., Poltergeist e I Goonies su tutti) abilmente mescolato con buone dosi di Stephen King (soprattutto L’incendiaria/Fenomeni paranormali incontrollabili, ma anche It e Stand by Me). Dal punto di vista dello stile filmico i due fratelli Matt e Ross Duffer hanno un chiaro riferimento in John Carpenter, omaggiato chiaramente persino come compositore sin dalla musica dei titoli di testa.

Non mancano elementi presi altrove, basti pensare alla visualizzazione del nero e oscuro mondo ‘sottosopra’, ripresa pari pari da quel piccolo, ottimo film fantascientifico d’essai che è Under the Skin (2013) dell’inglese Jonathan Glazer. J.J. Abrams aveva fatto una operazione nostalgia simile col suo Super8 (2011), e se da un lato non si può certo dire che la serie sia particolarmente originale (per quello, sempre su Netflix, si veda Sense8) dall’altro è innegabile che la serie funziona per la chiarezza del progetto e la compattezza narrativa e stilistica.

A questo va aggiunto un cast di attori assolutamente perfetto: non solo una ben ritrovata Winona Ryder in gran forma ma anche i giovanissimi attori che contribuiscono in modo determinante alla riuscita della serie. I tre ragazzini in cerca dell’amico scomparso (interpretati da Finn Wolfhard, Caleb McLaughlin e soprattutto Gaten Matarazzo, che ruba la scena a tutti quanti) sono impagabili, tra una simpatica baruffa e un frangente drammatico, e ovviamente non si può non citare l’altrettanto giovane Millie Bobby Brown nel non facile ruolo di ‘Undici’, eroina in divenire e tragicamente bisognosa di amicizie che le facciano vivere quell’infanzia che le è stata negata.

Con le sue otto puntate in bilico tra dramma familiare fantascientifico (alla Incontri ravvicinati) e horror parapsicologico (alla Carrie), Stranger Things riporta gli spettatori adulti indietro nel tempo ma va ben al di là dell’operazione tributo-a-un’era fine a se stessa, e con il suo quasi perfetto amalgama tra divertimento e spaventi coinvolge a prescindere dall’età anagrafica di chi guarda, esattamente come i romanzi di Stephen King ai quali rende omaggio sin dai caratteri utilizzati per i titoli di testa. Nonostante la vicenda al centro della prima stagione (la scomparsa di Will) arrivi a una sua conclusione, Netflix ha annunciato per l’anno prossimo una seconda stagione, che sarà ambientata nel 1984, e reso noti i titoli delle otto puntate che la costituiranno.