Se andate su Amazon all'indirizzo www.amazon.com/Person-Interest-Novel-Peter-Watts/dp/1783298197 lo trovate. Person of Interest Novel #1, di Peter Watts. Circa otto dollari, potete anche preordinarlo, se volete. Ma non lo riceverete mai, perché non verrà mai pubblicato.

Racconta questa (triste) storia lo stesso autore nel suo blog. Peter Watts è uno scrittore canadese, del quale è uscito qualcosa anche in Italia (pubblicato da Robot e da Delos Digital). 

Pronto a scrivere il libro, già interamente progettato (e in parte scritto) e con data di pubblicazione già programmata, si è visto annullare il contratto – non è nemmeno ben chiaro se sia stato l'editore o le case di produzione del telefilm – perdendo quindi vari mesi di lavoro. Tutto questo perché non è piaciuto il libro? No. Tutto questo perché non sono piaciute alcune frasi in un post sul suo blog.

Peter Watts è noto per essere piuttosto ruvido, se capite cosa intendiamo: uno che dice pane al pane. Lo abbiamo sperimentato noi stessi nel rapporti personali avuti con lui. A noi e a molti altri editori fa piacere parlare con persone che dicono le cose come stanno, ci si capisce anche meglio, altri invece sono più suscettibili. È capitato che Watts abbia scritto un post nel quale parlava del libro, dicendo, tra le altre cose, there were contractual issues (ci sono stati problemi col contratto) spiegando poi che la cosa per realizzarsi richiedeva che si mettessero d'accordo l'editore Titan e la Warners Bros e la Bad Robot di J.J. Abrams. Niente di trascendentale. Eppure, a qualcuno non è piaciuto.

Così a lavoro già avviato e libro prenotabile su Amazon (e addirittura già tra i bestseller in Giappone), è arrivata la letterina di rescissione del contratto, accusandolo di aver scritto nel blog "informazioni confidenziali", di aver fatto una "lista delle sue irritazioni e frustrazioni" e di essersi lamentato del pagamento pattuito.

Allora Peter Watts ha scritto un altro post raccontando tutta la storia, e questa volta facendo vedere cosa intendeva lui, esattamente, per "lista di irritazioni e frustrazioni". 

Watts ha raccontato di come per scrivere il romanzo gli fossero stati dati solo tre mesi di tempo; di come avesse dovuto scrivere in fretta e furia il plot e alcuni capitoli per mandarli all'approvazione di Warner/Bad Robot per poi attendere un tempo interminabile per avere una risposta. Di come per questo libro gli fosse stato offerto un pagamento che corrispondeva a circa un terzo di quanto aveva preso per altri romanzi legati a serie che aveva scritto in passato.

Pane al pane.

Watts non lascia la lamentela fine a se stessa, anzi la allarga a un discorso più vasto stigmatizzando il rapporto tra scrittore ed editore. Un rapporto che sebbene spesso possa filare liscio senza problemi – e così, dice, è stato anche per lui con la maggioranza degli oltre trenta editori con cui ha lavorato – resta comunque improntato a un rapporto di potere decisamente sbilanciato a favore dell'editore; soprattutto in questi casi in cui lo scrittore lavora sostanzialmente su materiale altrui.

Alla fine dell'articolo, Watts immagina che dopo aver scritto queste cose altri editori possano leggerle e pensare "che primadonna del cavolo, non ci si può fidare di lui, mettiamolo nella lista degli autori da evitare". Watts pensa che sia un rischio concreto, anche se si augura che altri possano invece pensare "caspita, lo credo che si sia seccato a essere trattato così. Noi non ci comportiamo in questo modo, quindi con lui non avremo problemi". È una speranza e potrebbe essere in fondo un buon metodo per scegliere interlocutori per il proprio lavoro. Almeno finché c'è una possibilità di scelta.

Buona fortuna, Peter Watts.