E da quel momento, Banderas, che di questo film è anche co-produttore, ha cominciato a esplorare le tante sfumature del protagonista, Jacq Vaucan. “Jacq è un uomo che fondamentalmente non ama il mondo in cui vive. Questo disagio è amplificato ulteriormente dalla gravidanza della moglie, e dall’idea che sia sbagliato far nascere un figlio in un mondo tanto detestato” spiega Banderas. Agli antipodi rispetto al tormento di Jacq, è il personaggio di Rachel, sua moglie, interpretata da Birgitte Hjort Sørensen. Il regista la descrive come “l’ottimista del film”. La Sørensen ha accettato con entusiasmo di interpretare Rachel e di lavorare con Banderas: l’approccio professionale dei due attori, in realtà molto simile, ha consentito loro di costruire assieme le scene e di imparare molto l’uno dall’altra. In AUTÓMATA, la Sørensen interpreta il ruolo entusiasta e ottimista di una futura madre, in contrasto con il disincantato pessimismo di Jacq. “Anche se è un mondo difficile su cui incombe costantemente la minaccia della morte, Rachel non perde la speranza” spiega Sørensen. “Una donna forte nello spirito, che però non impone la sua forza ma accetta e non pretende di cambiare la disillusione di suo marito. Rachel è la vera colonna della casa, la donna su cui Jacq può sempre contare.”

Tim McInnery interpreta Vernon, il capo della sicurezza della ROC. “Un personaggio molto pericoloso”, spiega McInnery. “Uno di quelli che non vorresti mai incontrare nella vita. E se malauguratamente lo incroci, di certo non è uno che si fa remore. Può arrivare a ucciderti senza ritegno. E se qualcosa va storto, cercherà sempre un capro espiatorio. Qualunque cosa accada, lui cerca il colpevole. E quando lo trova, lo punisce senza pietà.”

Robert Forster interpreta Robert Bold, il capo di Jacq alla ROC. Bold, che è anche imparentato con Rachel, è sempre dalla parte di Jacq. Forster descrive il suo personaggio come un uomo piuttosto statico, ligio al proprio dovere ma senza troppa voglia di cambiare le cose. “Uno dei film più belli che ho fatto negli ultimi anni”, racconta Forster. “Non è un noir. A un certo punto sembra quasi un po’ un western. Direi che ci sono entrambe le cose. Il film ha un significato profondo. È la storia del primo scimpanzé, che un bel giorno ha deciso di scendere dal suo albero, ha imparato e difendersi e ha capito di essere in grado di vivere anche a terra. E così è iniziato il genere umano. Il nostro film fa un passo avanti… diverso. Ed è una storia molto affascinante.”

Melanie Griffith interpreta Susan Dupre, la scienziata preposta alla programmazione dei robot: “Interpretare questo ruolo mi è piaciuto moltissimo. Non il genere di piacere che provi a metterti abiti di scena pazzeschi, disegnati dai migliori stilisti. No, su questo set mi sono divertita a giocare con oggetti meccanici di ogni tipo.”  

Il film è stato girato in Bulgaria, nei dintorni di Sofia. Location perfetta per Automata, la Bulgaria offre anche molte miniere, scenario ideale per riprodurre la desolazione del mondo immaginato da Ibáñez.

In Automata, ogni androide è come un’auto. Così come i vari modelli di auto sono pensati per scopi diversi, così i robot, in questo film, sono progettati per assolvere a diverse funzioni. Il robot giallo con due gambe è utilizzato a scopo industriale, mentre l’androide verde scuro ha una struttura molto più robusta. “Tutto quello che abbiamo scoperto in milioni di anni… un robot impiega una settimana a farlo”, commenta Banderas. 

Con questo film, Ibáñez ha voluto far guardare attori e robot negli occhi, in modo emotivamente coinvolgente, anche se solo attraverso plastica e fibra di vetro. Questo aspetto conferisce grande profondità al film, con un ritratto intimo e vivido di come potrebbe essere un giorno, il nostro futuro, se gli uomini scoprissero che i robot hanno imparato a vivere.