— Pensi che ti stessero spiando. Forse il passatore topologico 1 non è affidabile, potrebbe averci venduto. Dovevamo essere più prudenti. — Iris si morse il labbro.— È vivo. Ne ho la certezza!

— Di chi stai parlando?

— Il Cubo è vivo. Ero dentro il suo ventre. — Amos sussultò, sembrava sconvolto per la conclusione cui era giunto.

Iris gli prese la mano. Bolliva. — Se penso che tutto questo è stato creato da noi esseri umani...

— Sarà partito da noi ma ora vive di vita propria.

— Siamo arrivati al punto limite. Adesso o mai più.

Amos fece un cenno lieve di assenso. — Non ho mai sottovalutato il progetto e sono stato tra i primi a raccogliere la tua provocazione, studiandola giorno e notte per renderla tangibile. Ho messo in preventivo ogni problema e pericolo, anche quelli più inverosimili. Nonostante tutto ero lontanissimo dalla realtà.

Sentì il fuoco arderle lo spirito, alimentando il motore dell’azione, della reazione. — Quando arrivano? — domandò studiando il rilevatore di tempo.

— Appena avranno finito di estrarre lo sperma dal clone, ci contatteranno. E comunque saranno qui entro l’alba con o senza liquido seminale. Non possiamo permetterci di saltare l’appuntamento con PQ-9, altrimenti ci segnalerà agli agenti protettori dell’integrità morale. E non voglio scoprire quali premure hanno per i traditori.

— Deve andare tutto bene, non ammetto alternative — sentenziò Iris. — Lo dobbiamo per la dignità dell’uomo, per i nostri figli.

— Per il vostro figlio.

— Che cosa vuoi insinuare?

— Che tutto parte da un atto egoistico.

— Non vorrai paragonarci ai fedeli della società nuovissima, a coloro che hanno creato un sistema basato sullo sfruttamento e sulla schiavitù. A coloro che hanno tolto dignità a una parte invisibile di noi. Dimentichi, forse, che dentro al Cubo c’è un nostro clone che non conosce altro che il lavoro forzato? Che non conosce cosa c’è al di fuori del Cubo? — accusò con veemenza.

— Forse stanno meglio loro di noi.

La rabbia si condensò immergendole il cervello. La ragione di Iris era in apnea. — Certo, meglio l’ignoranza che la conoscenza! Meglio che sia qualcun altro a decidere o a fare la rivoluzione. Sì, aspettiamo! Lasciamo che sia lo specismo integralista a regolare la società, che i primari possano godere sulla pelle dei loro derivati. Dillo che sei contento di essere tra i primari, che ringrazi il destino, Dio o il caso per essere nato dalla parte giusta. Di essere nato come vogliono loro — le labbra tremavano possedute dall’ira. — Di amare secondo giusta regola, di non sentirti colpevole e sporco per la tua sessualità. Lasciamo che siano l’egoismo e l’omofobia le basi della cultura nuova!

Un suono acuto si inserì nella diatriba, interrompendo sul nascere la replica di Amos che avviò la comunicazione con un tocco sul monitor del ricetrasmittente. Erano riusciti ad attivare le celle radio presenti nella città vecchia, evitando così di essere intercettati. Iris guardò l’antiquato cellulare con vivo interesse.

— Sì! — rispose Amos. Rimase qualche attimo in silenzio, annuendo di tanto in tanto. — Vi aspettiamo qui, nella sala dell’azione liquida — riprese, poi la guardò di sottecchi. — Portate anche lui. È un ordine!

Libero era un cane rabbioso, legato al palo dell'amicizia ma desideroso di mordere. Iris lo scrutò, sapeva che gli sarebbe passato. Era fatto così, rapido nell'infuocarsi quanto nello spegnersi. Il loro progetto aveva bisogno di passione, quella vera. E soprattutto necessitava delle competenze mediche di Libero, l'unico ad aver dimestichezza con la genetica. E il loro obiettivo era su in cima alle scale elicoidali del DNA.

— È una follia! — Libero era furente. — Stiamo organizzando una rivoluzione, le nostre vite sono sospese su un esile filo. E rischiamo tutto per un capriccio sentimentale?

Iris sentì le sue pupille infuocate addosso. — Non vorrei mai mettere a repentaglio il progetto, né le vostre vite. Anzi, mi sacrificherei per la causa ma soprattutto per voi. So quello che faccio — concluse con fermezza.

— Lo spero.

— Credo sia un mio diritto vedere il padre di mio figlio.

— Figlio che è anche la chiave della nostra rivoluzione. — Libero si passò la mano sui capelli spettinati, dita in un campo di grano maturo. — Sappi che faremo di tutto per tutelarlo, anche disobbedirti, Iris.

— Ed è questa la nostra forza — affermò con orgoglio.

— Non hai riscontrato anomalie negli spermatozoi del clone? — Amos si intromise riportando a galla il vero obiettivo della missione.

— Avevo parecchi dubbi prima dell’operazione. Il rischio era che le cure atte a inibire l’attività sessuale dei cloni potessero renderli sterili, o comunque ridurre sensibilmente la capacità produttiva degli spermatozoi. Con l’aggravante che il soggetto è un clone anomalo.