— E perché? — sbottò Marcus.Dirk si piegò verso di lui. — Perché avete commesso un reato. E se la storia diventasse di dominio pubblico dovrei arrestarvi.— Cosa ne sarà di Albert? — sussurrò Rosario.Dirk scosse il capo. I suoi occhi si mossero verso Albert che, stretto nella presa della madre, teneva le braccia alzate sopra la testa. Le unghie continuavano a raschiare su una minuscola bolla vicino al gomito. 

Diario di Cristina Biur, giorno 2.670 di navigazione.

L’ultima volta che ho registrato questo diario ero piena di gioia, incredula. Avevamo trovato un pianeta abitabile, stavamo per atterrare.

Già pregustavo il momento di pronunciare “giorno 1 dall’atterraggio”, senza immaginare quello che sarebbe accaduto. Senza immaginare che la speranza di approdare a una nuova vita avrebbe rischiato di non concretizzarsi più.

Ma è bene che racconti. Se mai queste mie memorie saranno ascoltate da qualcuno, voglio che siano un resoconto chiaro di quanto hanno vissuto i coloni della Colombo.

Tre giorni fa la pattuglia esplorativa ha fatto rientro sulla nave madre. Cath Obai, Ron Dechamp e Jim Mari. Sono rimasti sul pianeta per quarantotto ore, hanno effettuato tutti i rilevamenti necessari. Il pianeta ha un’atmosfera non dissimile da quella terrestre. L’ambiente è ricco di flora, ma appare disabitato da forme di vita, se si fa eccezione per piccoli insetti simili a zanzare. Anche i rilevatori sulla Colombo che hanno scansionato il suolo dallo spazio confermano tale ipotesi.

Un luogo ideale, dove creare una nuova civiltà senza competere con una eventuale popolazione già stanziata.

Dopo cena, il comandante ha indetto una conferenza per spiegare a tutti i coloni le decisioni della commissione. Io e Alex abbiamo assistito dal nostro visore, a casa. Non avevo voglia di trovare uno spazio libero tra la calca del teatro. Meglio una comoda poltrona nel salotto del nostro appartamento. Franck Dirk ci ha fatto compagnia con sua moglie. A suo dire preferiva passare quella storica serata con gli amici, invece che al fianco del suo comandante. Ho il sospetto che in realtà la sua fosse una forma di protesta verso Brand. Il fatto che non abbia partecipato alla commissione mi sembra un buon indicatore di come siano i rapporti tra i membri delle alte sfere.

Ho cominciato a provare una sensazione di fastidio non appena sul visore sono comparse le prime immagini. Brand sorrideva come un bambino, rosso in viso dall’emozione, in piedi dietro a un leggio. Ai suoi lati un paio di ufficiali e, quasi relegati su un tavolo all’angolo dell’inquadratura, i tre esploratori. È stato il viso di Cath Obai a rendermi nervosa. Non stava bene, era evidente. Gli occhi erano lucidi di febbre e le labbra tese. Lo sguardo sembrava carico di rabbia, come se dovesse trattenersi per non mettersi a urlare.

Lì per lì ho immaginato che fosse irritata perché Brand si era preso il posto d’onore lasciando lei ai margini. Cath è sempre stata una donna che ama essere al centro dell’attenzione.

Poi ho notato il gonfiore sul collo. Il colletto alto della casacca lo copriva, ma a un certo punto, mentre Brand confermava che saremmo atterrati sul pianeta entro trenta ore terrestri, Cath a iniziato a grattarsi, scoprendo un bubbone violaceo sulla giugulare.

Jim Mari la guardava irritato, dato che non accennava a calmarsi. Lei continuava ad agitarsi, tanto da prendere a gomitate Dechamp, seduto accanto a lei.

— … e il comitato ha deciso che il nome che daremo a questo pianeta sarà Brandia — ha concluso il comandante gonfiando il petto come un gallo.

È stato in quel momento che molte cose sono accadute contemporaneamente.

Tutte le persone sedute al tavolo, tranne Cath, si sono voltate a guardare increduli Brand, dimostrando che quella decisione non era neppure stata discussa.

Brand ha continuato a pavoneggiarsi, senza aggiungere altro al discorso, come sommerso da un fiume di applausi che non era arrivato.

Cath ha urlato e ha azzannato Jim Mari al collo. I due sono caduti dietro il tavolo, che ha nascosto quanto stesse accadendo, ma non le urla di dolore dell’uomo e il grugnire di lei.

Dechamp si è lanciato su Cath e l’ha tirata su, liberando il povero Jim che però non si è rialzato da terra. Cath aveva la bocca fradicia di sangue e i denti digrignavano su quelli che sembravano sangue e brandelli di pelle. Si agitava come un animale imbizzarrito e in pochi attimi Dechamp è stato costretto a mollarla.

Mossa sbagliata. Cath ne ha approfittato per lanciarsi su di lui, che si è difeso a suon di pugni, arretrando contro gli altri ufficiali. Cath era una belva, la bava mista a sangue schizzava in ogni dove e le unghie fendevano l’aria e la faccia di Dechamp. I due ufficiali si sono visti bene dall’aiutarlo. Solo Brand ha saputo mantenere il sangue freddo. Abbandonata la posa da primadonna, ha estratto la pistola e freddato Cath con un colpo alla testa.