Noi non cerchiamo il godimento tranquillo e pacifico che ci lascia pensare alla nostra infelice condizione… ma cerchiamo proprio il trambusto che ci distoglie dal pensarci e ci diverte.

Blaise Pascal, Pensieri

Correre non mi è mai piaciuto. Sarà che il moncherino non si adatta al movimento sincronizzato dello scheletro. Sarà che i muscoli che rivestono le mie ossa sono filiformi. Comunque quando si tratta di inseguire i Dead Bones, ritrovo un guizzo che al solito mi manca.

A velocità normale il ginocchio cigola e quindi andrebbe tutto bene se non fosse che, all’aumentare del ritmo, il suono diventa un rumore che stride sull’asfalto, una specie di lamento che costringe Charlie a un cambio di programma.

– Peter, aspetta. Tu non puoi venire.

– Perché? Hai detto che potevo anch’io…

– Lo so, ma fai troppo casino. Rischiamo di farci beccare.

È la terza volta questo mese e tutto perché non scelgono qualcuno di più lento.

– Aspettami a casa. Non ci metto molto. È meglio così.

La volta scorsa hanno beccato un robocane da compagnia, di quelli goffi e lenti, così popolari nel Raon. Jimmy lo stava tenendo per le zampe anteriori, quando sono arrivato. Come al solito ero rimasto indietro, però ho visto bene come gliele allargava.

I trapezi di Jimmy si sono stretti e subito si è sentito il crac delle costole del cane. La bestia guaiva per terra. Languiva, stroncata in due. Poi si è trascinata verso di me.

Allora Charlie mi ha ordinato di finire il lavoro. Così, tanto per mettermi alla prova. Chi lo dice che ho dei vantaggi dall’essere suo fratello?

Ora, dal fondo della malandata Oldinvari – a nord di Colle Vasto – provengono grida di giubilo. I Dead Bones devono avere messo la vittima alle strette.

Indicata la direzione opposta a dove stavo andando, Charlie muove il dito. Poi si asciuga il sudore dalla fronte, si gira e si lancia all’inseguimento. Io resto lì con il broncio, mentre lui raggiunge di corsa gli altri.

Non faccio in tempo a incamminarmi che sento un urlo straziante e poi altri strilli concitati. Mi volto senza osare disobbedire: sono un pivello che si è guadagnato da poco il posto di recuperatore grazie ai moncherini con cui mi infilo dove gli altri falliscono e me ne suonerebbero tante se trasgredissi l’ordine del capo anche se è sempre mio fratello. Ma se non lo venissero a sapere?

– Aiuto! Vi prego!

Il grido mi fa dubitare se riprendere o meno la corsa. Sul muro di fronte a me c’è un graffito bioluminescente.

CIÒ CHE NON SI CONSUMA, PALTISCE

Un artista di Moore ha incollato migliaia di vermi radioattivi che una volta decomposti lasceranno ai posteri una bava molto simbolica.

Sgancio la sicura al ginocchio, sfilo la protesi e la ficco nello zaino. Prendo a saltellare su una gamba sola, corro lento, ma corro sul sicuro. Faccio cento metri e mi apposto dietro un angolo, prima di uno spiazzo isolato. In fondo, vedo la struttura della Visconia decaduta, una ex fabbrica di vernici e smalti le cui mura perimetrali sono ridotte a cumuli di macerie.

Tiro fuori il palmare e leggo i pop-up dell’area. Una farmacia notturna offre scansioni gratis di ogni liquido sospetto e svende bottiglie di SaniBox al 50% di sconto. Il carrozziere di fronte deve disfarsi di un treno di gomme usate. Il condominio al civico 1445 della Oldinvari attende interventi di riparazione ai tubi di scarico.

Passo alla visione termica e noto quattro bolle di calore, i corpi dei Dead Bones. Poi, dalla scansione ai metalli, rilevo che addosso hanno shuriken e coltelli, due catene di acciaio e un ferro da golf.

Chiuso il palmare, vedo che hanno circondato la preda e l’hanno spinta in un angolo tra mucchi di rottami e spazzatura fresca ancora inerte.

Il reato di abbandono di palta a Colle Vasto viene ignorato perché le UPU qui si vedono di rado. Fuori dal perimetro dei consumatori di primo mercato corrono il pericolo di essere abbattute da una gragnola di sassi, una sventagliata di proiettili o uno spitfire a spalla allo scopo di essere alleggerite del loro controvalore tecnologico.

In posti come Rizoma o Esperia si respira un’aria più salubre.

Cercando una visuale migliore, mi rimetto la gamba e mi isso su una scala antincendio mezza arrugginita.

Dal terzo piano ho le idee più chiare circa la caccia odierna: quattro contro uno, non molto sportivo, eppure certi divertimenti vanno oltre i classici schemi di gratificazione sociale. E poi i Dead Bones si finanziano da soli e con queste razzie ci si pagano gli stravizi.

Ho dimenticato il binocolo a casa e allora devo strizzarmi gli occhi: Charlie ha appena settato la shuriken sull’obiettivo, poi tende il braccio e lancia.

L’oggetto acuminato disegna un arco contro la notte, rotea con un sibilo e va a infilzarsi nella spalla della preda. Si conficca nella sua pelle e resta lì piantato: una lamina metallica in un’altra lamina.