Robredo

  Avrei dovuto capirlo subito che c’era qualcosa di profondamente sbagliato

 Nel modo in cui quella “cosa” ci guardava, acquattata nella sabbia.

 Immersa nei brontolii dei suoi intestini. Ma avevo solo undici anni e a quell’età

 I portenti generano soltanto stupore. Non paura. E poi il deserto è così grande

 Che hai sempre l’impressione che le sue ali ti possano proteggere,

 Che sia più forte di ogni avversità. E che ci sia sempre un luogo dove scappare…

 Soprattutto, non avremmo mai dovuto toccare nulla,

 ;Né tantomeno chiederci che cosa fossero quelle specie di… Ah, che senso hanno i rimpianti? Se sono diventato quello che sono lo devo solo a quel giorno sulle dune, a quell’incontro. E forse un po’ anche all’imprudenza di mio padre…

(I diari di Yussouff)

Yussouff sollevò la mano guantata sulla fronte e guardò in alto. I bagliori erano accecanti e per quanto strizzasse gli occhi riusciva a vedere solo giochi di luce e crudo metallo spalmato di riflessi. “Che cos’è, papà?”.

 La struttura era alta come una cattedrale, ma affondava nella sabbia con angoli incoerenti. Intorno, semisepolto, un rosario di rottami arrugginiti e minutaglia volata giù a causa del vento. Nel punto in cui il pachiderma sprofondava di traverso nelle dune s’indovinava una fila di gigantesche sagome tonde: mozzi di ruote, attorno ai quali non era rimasto nulla, né pelle né caucciù.

 Rashid si pulì il naso in una manica e districò l’arco dalla spalla. Erano giorni che inseguivano un’alaquadra, e neanche una volta il grosso volatile si era abbassato a sufficienza da poterlo colpire. L'uomo aveva sprecato una dozzina di frecce e adesso gliene rimanevano sì e no la metà. In più, a forza di spingere lo sguardo nel cielo terso, l’unico occhio sano gli era diventato gonfio e rosso. E spurgava lacrime torbide di continuo.

 Tossì e sputò nella sabbia un grumo nero.

 Ora l’uccello era appollaiato su una delle cuspidi del relitto, con ancora nel becco - vivo - quella che avrebbe dovuto essere la loro cena, un piccolo roditore che dimenava furiosamente la coda.